Nuova inchiesta sui fratelli Michelis Ma per ora devono rimanere in carcere

Nuova inchiesta sui fratelli Michelis Ma per ora devono rimanere in carcere Cossi Mia deciso ist Oox*te di Cas&asBioMMG Nuova inchiesta sui fratelli Michelis Ma per ora devono rimanere in carcere II supplemento di istruttoria, che richiederà 2 o 3 mesi, è stato affidato alla Procura di Torino - Riguarderà soprattutto il misterioso foulard trovato nella baita dove fu uccisa una donna - Dopo i nuovi accertamenti la Suprema Corte dirà una parola definitiva sul «caso»: revisione del processo o conferma della condanna (Nostro servizio particolare) Roma, 18 dicembre. I fratelli Giuseppe e Domenico Michelis che, in carcere da dieci anni, sostengono di essere innocenti, hanno acquistato oggi il diritto ad avere una piccola speranza. La Cassazione ha negato loro la libertà, sia pur provvisoria, ma ha disposto nuove indagini prima di decidere in modo definitivo sulla istanza di revisione del processo al termine del quale erano stati condannati rispettivamente a 22 anni e 6 mesi di reclusione e a 30 anni. I due fratelli di Venasca che, ritenuti responsabili di omicidio, insistono da sempre nel sostenere di essere vittime di un errore giudiziario, dovranno attendere, nella migliore delle ipotesi, ancora altri due o tre mesi prima che il loro caso venga risolto. II supplemento di istruttoria deciso oggi dai giudici della Corte Suprema, dopo una lunga discussione in camera di consiglio (ali'incirca un paio di ore), è stato affidato ad un magistrato della Procura Generale presso la Corte d'appello di Torino ed avrà un solo obiettivo: un foulard di seta che venne trovato nella baita di Casale Bonino, una frazione di Venasca in provincia di Cuneo, dove la notte del 14 aprile 1958 venne uccisa Lucia Boero una contadina di 66 anni. Quel fazzoletto era stato acquistato in Francia da Domenico Michelis, il quale ha sempre sostenuto di averlo lasciato, o perduto, in una osteria di Venasca poche ore prima del delitto. Come quel fazzoletto è finito nella baita del delitto se l'assassino non è Domenico Michelis? Questo interrogativo aveva già suscitato perplessità nel procuratole generale della Cassazione, dott. Baumgartner, il quale nella sua requisitoria scritta, aveva sostenuto la opportunità di procedere ad un supplemento di indagini interrogando almeno tre testimoni: il carabiniere Giovanni Casiddu che « probabilmente » presta servizio a Novi Ligure e che fu il primo ad accorrere nella baita di Casale Bonino e sequestrò il fazzoletto; Filippo Arrò di Venasca (sarebbe morto due anni fa, ma alla magistratura non è giunta notizia ufficiale), fratello di Michele Arrò, che venne trovato senza vita nel canale di alimentazione della centrale idro-elettrica di Venasca nel marzo 1958, e la cui morte fu attribuita ai fratelli Michelis; infine, Antonio Boero, fratello di Lucia Boero che dormiva nella stessa baita quando venne uccisa sua sorella la notte del 14 aprile 1958, senza però rendersi conto di nulla. Lo stesso interrogativo ha tormentato la Cassazione che, adeguandosi alle richieste del procuratore generale, ha disposto l'esame dei tre testimoni prima di pronunciarsi in modo definitivo se concedere la revisione del processo, e quindi la libertà a Giuseppe e Domenico Michelis, o respingere la istanza confermando la condanna. Ora che cosa accadrà? Il relatore, dott. Bramante, spiegherà nel testo della sua ordinanza quali accertamenti dovranno essere compiuti dal magistrato di Torino al quale invierà il documento; poi saranno compiute le nuove indagini, i cui risultati torneranno al procuratore generale della Cassazione che esprimerà la sua opinione per iscritto, ed infine il caso sarà deciso dalla Corte Suprema in modo definitivo. Guido Guidi Giovanni Michelis, in seguito riconosciuto innocente, fotografato durante il processo tra i fratelli Domenico, a sinistra, e Giuseppe che furono condannati