Noschese sta già preparando la parodia di Mariano Rumor di Clara Grifoni

Noschese sta già preparando la parodia di Mariano Rumor Il «Fregoli» contemporaneo è attento all'attualità Noschese sta già preparando la parodia di Mariano Rumor Incontro con il popolare attore nella sua casa milanese - E' costretto a imitare molti cantanti, ciclisti e dive, ma la sua predilezione è sempre per gli uomini politici (Nostro servizio particolare) Milano, 16 dicembre. Uno può interrogare De Gaulle sulla crisi del franco e sentirsi rispondere da Patty Pravo: « Ma chi è, cosa ine ne importa di questo Franco? Io ho smesso di vivere da beat, penso alla carriera e basta » Oppure, può ascoltare Hitler che parla con Tognazzi, o Padre Mariano che intrattiene Sandra Milo. E volendo può anche, dopo dieci minuti di conversazione, sentire la propria voce appena contraffatta, uscire da quel juke-box umano che è Alighiero Noschese, il più popolare e caustico degli imitatori di oggi. Trentasette anni, napoletano. Un aspetto liscio e amabile di sarto da signora, la blazer turchina col piegone dietro, i capelli a riflessi dorati, l'occhio azzurro, la faccia impersonale. Uno, nessuno e centomila, per dirla con Pirandello. E per dirla con Noschese: «Io sono tutti quelli che mi pare ». Ma aggiunge subito, con lo sguardo compunto: « Meno due ». I due personaggi proibiti del suo repertorio caricaturale sono il Papa e il Presidente della Repubblica, che ha facoltà di imitare soltanto in privato. Per esempio, mentre siede su un divano rotondo del salotto di casa sua, nel Viale Romagna, e una donnetta in grembiale celeste, che lui chiama un po' affettatamente « la mia tata », ci serve gli aperitivi. La domestica coglie di passaggio i toni baritonali della voce saragatiana ed esce scuotendo il capo, come la madre d'un figlio incorreggibile. Appena è uscita, Noschese rifa il verso anche a lei. Per questo prodigioso Fregoli contemporaneo (che di Fregoli utilizza la tecnica quando si produce in teatro e, con un rapido spogliarello dietro le quinte, indossa anche i panni del personaggio), servitori e padroni fanno tutt'uno, purché lo aiutino a tenersi in esercizio.' E se di solito sceglie i padroni, o diciamo gli arrivati, cantanti, ciclisti, dive, scrittori, ministri, è perché il pubblico li identifica a volo. Tuttavia, non nasconde la sua predilezione per gli uomini politici in vista: « Se potessi, trascorrerei le mie giornate a Palazzo Madama e a Montecitorio, per studiarli bene ». Siccome non può, va ad ascoltarli ai congressi, registra con speciali apparecchi le loro trasmissioni, si documenta sulle debolezze e manie di ciascuno, finché non è in grado di schizzarli nei tratti essenziali, come un caricaturista con la sua matita. Colombo? Cadenza lucana, discorso forbito, mani levate « non sappiamo se per porgere un'ostia o impartire una benedizione ». Preti? « Quanto mi piace con quei battetti, il collo che sbuca dalla camicia sempre troppo larga e l'accento ferrarese complicato dall'erre moscia. Si nutre di grissini, ma adora i robusti piatti emiliani. "Perrché non andiamo a farrci una bella mangiata di torrtellini? ". Io lo vedrei meglio al ministero dello Spettacolo che a quello delle Finanze, anche se dì economia se ne intende. Malagodi, invece, lo vedrei con le maniche rimboccate tra i cosciotti dì vitello d'una macellerìa. Non è un dispensatore di pane, ma di bistecche. Avrebbe successo, credo, nelle file di sinistra. E Longo, che prima era così sciamannato e ora è tanto signorile e appuntino, farebbe la sua figura tra i liberali». Attualmente, Noschese sta preparando la satira di Rumor, personaggio tutt'altro che semplice. Il viso da fratone, sì, le mani congiunte; però una dizione regolare e controllata, che limita la superficie vulnerabile. Bisognerà trovar le crepe in cui affondare le unghie, ma è questione di pazienza. — Signor Alighiero, come fa in questo Paese suscettibile e permaloso che rende la vita dura alla satira, specialmente politica (e lo dimostra la scarsità della stampa umoristica), come fa, non dico a sopravvivere, ma a conquistare la benevolenza di quelli che mette alla berlina? «I primi tempi — dice — furono difficili, con reazioni spesso violente, minacce di botte e una quantità di insulti. Dovetti chiedere il porto d'armi, camminare tenendo l'occhietto alle spalle. Alcuni come Bobby Solo, mi diffidarono dall'imitarli, poi diventarono più intelligenti e, come Bobby Solo, vennero a chiedermi d'imitarli. Gl'italiani hanno fatto progressi e capito quante sia utile lo spec¬ ctu—sss(slefbfptntitoe chio deformante della caricatura ». Mi conduce nel suo studio — nitido, accogliente, impersonale come lui — e salito su una sedia, non senza essersi prima tolto le scarpe (« Sono un precisino », si scusa), tira giù da uno scaffale le pazze d'appoggio della sua familiarità coi grandi: un libro di diritto penale con affettuosa dedica dell'autore, il professor Giovanni Leone; lettere di onorevoli che scrivono. Ne cita a caso una, firmata Andreotti: « Caro Noschese, ieri al Sistina mi sono divertito un mondo per la sua straordinaria resistenza in scena, ecc. ». Infine, un diploma di com¬ mendatore, inquadrato jentro una nicchia rossa provvista di abat-jour sempre acceso, come una lampada votiva. El Commenda lo guarda raggiante e dice: « Non sono carini con me"! », usando la voce querula della Pavone. Ripete la frase, sporgendo la boccuccia ed è la Lollobrigida. Centra la voce nel naso ed è la Loren. Se la cava bene anche con le signore. Anzi, a sentirlo, le donne sono più facilmente caricaturabili in quanto tendono a strafare, sul video come in palcoscenico. Ma le loro voci, che richiedono il falsetto, sono molto più stancanti: «Per fortuna — dice — io possiedo due corde vocali d'eccezione, una lunga e una tozza, che mi permettono di salire e scendere tutta la gamma». « Nella mia città — aggiunge Noschese — ognuno nasce attore. E recita finché ha vita. Io non mi destinavo al teatro. Volevo diventare avvocato come mio padre. Ed eccomi qua: un tipo con centinaia di facce, che è contento se la gente ride ». Ma esiste un vero Noschese? « Sì, quello che ama tanto stare in casa » dice lui. E la graziosa signora Edda Noschese: « Quello che è un marito come gli altri, non sempre divertente-». Clara Grifoni

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