«Musica proibita» in Russia di Ennio Caretto

«Musica proibita» in Russia IL QUARTO CONGRESSO DEI COMPOSITORI SOVIETICI «Musica proibita» in Russia Shostakovic ha condannato il «decadentismo» dell'Occidente, richiamando gli artisti al loro impegno ideologico (Dal nostro corrispondente) Mosca, 16 dicembre. Anche per la musica, come per la letteratura e le arti figurative, comincia un « rigelo ». Sia al livello della sinfonia, sia a quello della canzonetta, essa è di nuova chiamata ad esprimere « i valori della democrazia socialista ed i principi estetici di Lenin ». Gli esperimenti, tematici o formali, non sono più permessi, ed è condannata « la decadente influenza occidentale ». La musica sovietica torna ad essere uno strumento ideologico e politico. Al. palazzo dei sindacati, a Mosca, nella famosa Sala delle colonne, Dmitri Shostakovic ha oggi aperto il quarto congresso nazionale dei compositori. Erano presenti, oltre ai seicento delegati, Breznev, Kossighin e altri leaders del partito. Shostakovic costituisce per la musica ciò che Michail Sholokov, Premio Nobel, con il famoso « Placido Don n, rappresenta per la letteratura: la voce del regime. Ha dimenticato il suo passato di ribelle, le persecuzioni di Stalin e di Kruscev, fatto ammenda, anni fa, della sua opera più coraggiosa, la Quarta Sinfonia, con una delle più conformiste, la Quinta. Egli non si è più scostato dalla linea ufficiale, almeno come critico e teorico. Dmitri Shostakovic ha impostato il tema del Congresso e della « repressione » musicale in un articolo sulla Pravda e nel discorso inaugurale. «Gli artisti del primo Stato socialista del mondo — ha detto fra l'altro — non possono rimanere testimoni indifferenti dell'attuale violenta lotta ideologica. La nostra musica è un'arma nella battaglia fra il socialismo e il capitalismo che influenza il corso della storia». Il tema è stato quindi sviluppato dal presidente dell'Unione dei compositori, Tikon Krennikov, e da Dmitri Kabalevsky con due relazioni, rispettiva- mente sui problemi della mu-sica moderna e sull'educazio ne musicale del popolo, che verranno dibattuti al Congresso nei prossimi quattro giorni. Krennikov ha parlato soprattutto della musica da camera, Kabalevsky della musica leggera. Ha dichiarato il presidente dell'Unione dei compositori, che comprende milleseicento soci: « Nella lotta contro il socialismo l'imperialismo usa mezzi perfidi. Esso tenta di seminare ne/nntellighentsia creativa dubbi sui principi leninisti, invitandola a separare l'ideologico dall'arte e l'arte dalla politica... L'Occidente, ostile al realismo, predica l'individualismo, il fatalismo, la sfiducia nell'uomo, ed una ricerca fine a se stessa di nuovi mezzi musicali. Quest'arte senza speranza ha perduto i suoi ideali e impoverisce la vita spirituale del genere umano ». Dmitri Kabalevsky si è scagliato contro la canzonetta. Egli ha detto: « Ci sono circa cinquemila scuole musicali per bambini nell'Urss, il nostro sistema di istruzione ed educazione musicale desta interesse in tutto il mondo... Ma i prodotti della cosiddetta industria dell'intrattenimento musicale provenienti dall'Occidente portano con sé mancanza di gusto e volgarità e immoralità; sono privi di idee, e influenzano negativamente il mondo spirituale dei ragazzi ». Vi è, nell'affermazione del compositore, una eco del celebre attacco di Kruscev al jazz. « Noi non siamo contrari a tutta la musica jazz; ve n'è di diversi tipi e vi sono complessi diversi ». diceva Kruscev. Ma c'è un tipo che provoca una sensazione di nausea e di dolore allo stomaco. E aggiungeva: « Certi giovani sostengono che la musica melodica ha perso il diritto di cittadinanza nell'Unione Sovietica, che è stata soppiantata dalla musica nuova, dodecafonica, la musica dei rumori. E' difficile per una persona normale capire che cosa significhi dodecafonica; evidentemente significa cacofonica Ebbene, noi non vogliamo questa musica ». La campagna odierna per la difesa « del realismo socialista e contro l'influenza occidentale » nella musica e quella krusceviana sostanzialmente coincidono. Il periodico Ogonìok ha di recente pubbli¬ cato alcune lettere, scelte con cura, contro le canzonette francesi e americane. Ha scritto un lettore: « E' una vergogna che si debbano ascoltare e vedere delle cantanti in gonnelle assai simili a mutandine, che con il microfono in mano cantano torcendo i fianchi. Questo passa per " arte " ed esse ricevono anche premi ». Nell'Unione Sovietica, negli ultimi anni le vendite di dischi sono enormemente aumentate: nel '67 hanno rag¬ giunto i 180 milioni, e nel '70 dovrebbero toccare i trecento. Come i libri, i dischi costano poco: un long-play un rublo e trenta copechi, neppure mille lire. Poiché essi sono prodotti da una sola casa, la « Melodia », strettamente controllata dallo Stato, hanno però grande successo anche i nastri di registratori. I giovani, su di essi, riproducono le canzonette occidentali che ascoltano alla sera di nascosto alla radio. Ennio Caretto

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