Per una riforma monetaria i tempi sono troppo agitati di Ferdinando Di Fenizio

Per una riforma monetaria i tempi sono troppo agitati La rotazione Barre aita Comunità europea Per una riforma monetaria i tempi sono troppo agitati Innovazioni precipitose sarebbero oggi inopportune - T Je Banche Centrali i rapporti sono già stretti e la collaborazione molto efficace I Sei paesi del Mec hanno risentito, alcuni in modo drammatico, delle gravi tensioni monetarie che si sono manifestate, nel nostro Continente, dall'inizio del novembre a questi giorni; e durano tuttora. Nulla più opportuno che gli organi comunitari — dalla Commissione al Consiglio dei ministri del Mèc — abbiano mostrato1 nuove preoccupazioni, avvicinandole alle antiche; e che l'Esecutivo abbia avanzato qualche altra proposta. . Innanzi tutto, nelle riunioni recenti, sembra sia stato definitivamente approvato il poderoso piano di sviluppo a medio termine, per,il pe; riodo 1968-72. Il piano, come si ricorderà, è un programma di massima, indicativo. Particolareggiato e recante proposte concrete solo per taluni settori: ad esempio, i cantieri navali. Accoglie generici suggerimenti, del tutto pertinenti: i quali però non possono classificarsi, nella terminologia inglese, se non come « dichiarazioni d'intenzioni ». I Sei della Comunità, infatti, hanno caratteristiche istituzionali molto differenti; ed una politica di medio raggio non può realizzarsi, a lor riguardo, senza profonde modificazioni strutturali. Come se non bastasse, oggi quei paesi si trovano in una situazione congiunturale molto differente l'una dall'altra. È se queste differenze debbono essére attenuate (come la Commissione au-, spica) i divari nell'azione economica concreta sono pressoché inevitabili. Non meno opportuni sono i propositi, manifestati a. Bruxelles, aV Consiglio'dei ministri della Comunità, dal vice-presidente Barre della Commissione europea. Il suo documento che utilizza, per le diagnosi, anche le dichiarazioni (alquanto ottimistiche) degli esperti provenienti dai vari Stati, è comunque favorevole non solo ad un'aaione di aiuto reciproco, a breve scadenza (del resto già in atto), ma altresì ad un'attività che giunga ad espandere rapidamente la formazione del reddito nazionale reale, nell'ambito comunitario: limitate al massimo le disposizioni restrittive che la Francia ha dovuto introdurre, per la tutela del franco. La Commissione conta, per l'appunto, su di un elevato tasso di progresso e sull'occupazione di tutte le risorse disponibili per assorbire, nell'ambito europeo, eventuali pressioni inflazionistiche. Consiglia persino, il Barre, un'espansione localizzata o settoriale dei salari comunitari, al di sopra di quanto concesso dagli incrementi nella produttività. E con ciò, indubbiamente, si varca il segnale di pericolo. Qualche dubbio altresì presenta l'accogliere nuove proposte per una più spinta collaborazione monetaria, nel quadro europeo. Che la stessa si sia già manifestata, anche nel novembre scorso, è ben noto; come, del resto, continua a manifestarsi in queste tormentose settimane. Le Banche centrali europee mantengono, già esse, rapporti ben stretti. Lo dimostra la riunione di Basilea, anticipata rispetto ai programmi usuali, e specie in rapporto alla precedente tenutasi in Isvizzera. Che altro, dunque, si può desiderare? In primo luogo, ci sembra si debba tener fede strettamente ai criteri di comportamento messi a punto, in quest'ultimo ventennio, anche con l'aiuto del Fondo monetario internazionale. La aderenza deve riguardare, in particolar modo, il principio dei cambi fissi, con scarsi margini di oscillazione. Ed è tanto più opportuna in quanto, nell'ambito mondiale, vanno purtroppo facendosi strada parecchie argomentazioni a vantaggio, invece, di una ben maggiore flessibilità dei cambi: la quale/proprio per gli Stati europei, fortemente esportatori, presenterebbe evidenti pericoli. Agli stessi, poi, fanno riscontro altri pericoli, che sorgerebbero da un'innovazione radicalmente opposta. La sostituzione, in Europa, dei cambi fissi attuali, con rapporti aritmetici fra le valute: non dissimili da quelli esistenti, nel nostro continente, nei tempi lontani dell'Unione monetaria latina. Questo nuovo congegno imporrebbe relazioni assai più strette delle attuali, nel quadro delle bilance dei pagamenti dei paesi europei; pertanto politiche monetarie, finanziarie e fiscali ben più vincolate di quelle che oggi si possono realizzare in Italia. E non è detto che, per il nostro Paese, l'innovazione debba tornare di vantaggio, perché i fini perseguiti sarebbero inevitabilmente « europei ». Meglio procedere cautamente. I tempi sono agitati. Le riforme precipitose, del tutto inopportune. La politica di collaborazione monetaria in atto è sufficiente. In base ad essa, ad esempio, la nostra banca centrale proseguirà nella sua azione per attenuare l'avanzo della nostra bilancia dei pagamenti, nel quadro delle partite cor renti; per frenare il passivo delle partite attinenti ai movimenti di capitali. Di più non si può chiederle. Appa re persino superflua la proposta ventilata di costituire un « fondo europeo » nel quadro' del Fondo interna zionale: se i rapporti monetari e finanziari fra le banche eentrali sono stretti, come S'è premesso; e le comunicazioni con l'istituto di Washington rapide, come il progresso tecnologico consante. L'operare nel quadro 1lmSmm0tvm0m atte* nua le ^ripercussioni derivanti dal mancato inserimento, per ora, della Gran Bretagna, nella Piccola Europa. Questo un primo rendicon¬ to sulle innovazioni proposte. Di più si potrà scrivere se mai dopo che sarà stato dato alle stampe il documento Barre, promesso per il 15 del prossimo febbraio. Ferdinando di Fenizio 1

Persone citate: Barre

Luoghi citati: Basilea, Bruxelles, Europa, Francia, Gran Bretagna, Isvizzera, Italia, Piccola Europa