La crisi dell'Euratom di Sandro Doglio

La crisi dell'Euratom Lia più ambiziosa impresa europea La crisi dell'Euratom Il Mec sta per discutere il bilancio presentato da un comitato di esperti - Se non sarà approvato, 2850 scienziati e tecnici (in maggioranza ad Ispra) senza stipendio (Dal nostro corrispondente) Bruxelles, 14 dicembre. Tra quindici giorni l'Europa non avrà più una lira a disposizione per mantenere i tecnici e far funzionare gli impianti dell'Euratom. L'ultima speranza è legata al successo dei lavori di un comitato di esperti dei sei paesi del Mec, nominato in tutta fretta il 28 novembre dal Consiglio dei ministri, accortosi finalmente dell'urgenza di trovare una soluzione alla crisi. Il comitato deve definire un programma di ricerche e prevedere un bilancio, che lo stesso Consiglio dei ministri — il 20 dicembre, sabato prossimo — dovrà discutere e approvare. Se non ci sarà accordo, 2850 scienziati e ricercatori — la maggior parte si trovano a Ispra, sul Lago Maggiore — resteranno senza lavoro e senza stipendio. Senza accordo, la più ambiziosa e la più grande impresa europea di ricerca dovrà chiudere i battenti. La crisi dell'Euratom dura da anni, praticamente da quando è nato quest'organismo che avrebbe dovuto e potuto permettere ai sei paesi del Mec di ricuperare il ritardo accumulatosi nel campo atomico nei confronti degli Stati Uniti e dell'Unione Sovietica, e di colmare in parte il gap tecnologico. I sei non sono mai riusciti a mettersi d'accordo seriamente sul lavoro da affidare all"Euratom. I francesi hanno sempre preteso di continuare in proprio certi studi sull'energia nucleare, perché volevano la « bomba ». Gli altri paesi, di fronte all'atteggiamento della Francia, non hanno saputo reagire e offrire all'Euratom valide alternative di lavoro. Adesso siamo al punto critico, siamo a due settimane dal fallimento totale. Da Ispra e dagli altri centri comuni dì ricerca — dove vìvono e aspettano i migliori scienziati giovani d'Europa — giungono continuamente notizie di agitazioni e di « fughe »: l'industria privata, europea e americana, offre condizioni di lavoro più stabili e sicure, anche se non hanno il fascino — come aveva l'Euratom — di contribuire all'integrazione di un continente. Quanto costa l'Euratom? La somma proposta dalla Commissione di Bruxelles per avviare il programma di ricerche per il 1969, per continuare a pagare lo stipendio ai ricercatori, per l'affitto dei locali, eccetera, è di 69 mi lioni di dollari, 43 miliardi di lire. Questa somma corrisponde a quanto spende in un anno il Mercato Comune per distribuire sovvenzioni al la produzione di amido di mais e di fecola di patate Corrisponde, se si preferisce alla sovvenzione distribuita dal Mec per favorire le esportazioni di polvere di latte, oppure a ciò che la Comunità spende in un anno come «premio » per le industrie che denaturano lo zucchero destinato all'alimentazione del bestiame. I confronti sono antipatici, ma spesso indicativi: dimostrano quanto poco si pensa di spendere per ricerche cui può essere legato l'avvenire di gran parte dell'economia. Ma neppure su questa somma — una goccia nel mare delle spese dell'Europa — finora si è riusciti a trovare l'accordo. Sandro Doglio