Gli uomini di Nixon di Mario Ciriello

Gli uomini di Nixon Saranno al governo degli Stati Uniti dal 20 gennaio Gli uomini di Nixon Sono 12 ministri, 10 «assistenti» alla Casa Bianca, 8 «consiglieri speciali» - Ma di essi soltanto 5 (quasi sconosciuti in Europa) avranno un autentico peso sulle decisioni del Presidente: Robert Finch (43 anni, ministro della Sanità e dell'Istruzione, definito il «Bob Kennedy» di Nixon); Bill Rogers (55 anni, segretario di Stato); John Mitchell (55 anni, ministro della Giustizia); Melvin Laird (46 anni, ministro della Difesa, deciso a chiudere la guerra in Vietnam ma anche a rafforzare la potenza americana ) - E infine Henry Kissinger (45 anni, di origine tedesca), che non è. ministro ma «assistente por la sicurezza nazionale», esperto di problemi europei (Dal nostro inviato speciale) Washington, 14 dicembre. Finalmente li conosciamo, questi « nixoniani ». Il presidente eletto, il successore di Johnson, li ha scelti senza fretta, ma la lista è quasi completa. Dodici ministri di Gabinetto, dieci « assistenti » alla Casa Bianca, otto « assistenti speciali », cinque consiglieri di grado minore. Ecco gli uomini che governeranno gli Stati Uniti dopo il 20 gennaio, quando Johnson uscirà dalla storia e cederà i poteri a Nixon. Solo il tempo ne rivelerà pregi e difetti, ogni previsione sarebbe incauta ed ingiusta. Ma vi è qualcosa che già si può fare. Scoprire coloro che più avranno potere e influenza, che più contribuiranno a fare dei prossimi anni l'èra nixoniana. Anzitutto, guardiamo chi si può escludere. Si possono escludere i primi quattro assistants — non sono previste altre nomine — Harlow, Haldeman, Ehrlichman, Ellsworth, dinamici esecutori ma non policy-makers. Si possono escludere parecchi dei ministri, uomini quali Hickel agli Interni, Hardin all'Agricoltura, Stans al Commercio, Volpe ai Trasporti. George Romney è un grosso nome. Repubblicano « progressista », governatore del Michigan, aspirante alla presidenza, sarà adesso ministro dell'Edilizia. Ma neppure lui sarà nella cabina di comando. Gli uomini che « contano », quelli con libero accesso « all'orecchio del Presidente », saranno cinque: Finch, Rogers, Mitchell, Laird, Kissinger. L'ultimo soltanto è noto fuori degli Stati Uniti. Robert Hutchinson Finch, 43.anni, vice-governatore,deila California, due làuree — in Legge e Scienze politiche — ex marine, bell'uomo, sposato con quattro figli. Il pronostico è unanime: «Bob Finch sarà il confidente, il consigliere numero uno di Nixon ». Lo sarà per tre motivi. Per la loro lunga amicizia, dal '46; per la sua ardente ambizione; per la vitale importanza del suo incarico, ministro della « Sanità, Pubblica Istruzione e Previdenza ». John Waugh scrive sul "Christian Science Monitor": «Bob Finch sarà il Bob Kennedy di Nixon. Negli anni della nuova frontiera, il dicastero chiave nella lotta per una migliore società fu quello della Giustizia, ora è quello di Finch». E' un uomo che guarda lontano questo repubblicano « pragmatista », ammirato dagli stessi avversari, definito in California « agile e astuto come un gatto ». Mira alla presidenza degli Stati Uniti e, giovane com'è, potrebbe arrivarvi. Nixon, leader sospettoso, avaro nella fiducia, ha dato gran peso, in queste scelte, all'amicizia, alla loyalty: ed ecco quindi William Pierce Rogers, segretario di Stato, successore di Rusk. Bill Ro gers, 55 anni, di Norfolk, nello Stato di New York, sposato con quattro figli, è un illustre avvocato, fu ministro della Giustizia sotto Eisenhower, sostenne parte di primo piano nel varo e nell'attuazione, nel '57, della legge per i « diritti civili », ma un'unica volta s'occupò di rapporti internazionali, quando fece parte di una commissione dell'Orni sull'Africa sud - occidentale. « Che significa? — insorgono i suoi difensori. — Forse che in Europa non spostate i ministri da un dicastero all'altro, quale ne sia l'esperienza? ». Anche Rogers, come Finch, conosce Nixon da vent'anni e il legame è stretto, affettuoso. La Washington Post avverte: «Rogers non sarà un creatore di politica estera, ma sarà tra i pochi che Nixon ascolterà, su ogni questione ». Se è difficile dare pennellate di colore al ritratto di Rogers (ve n'è una soltanto: sa suonare il sassofono) è impossibile ravvivare in qualsiasi modo l'effigie di John H. Mitchell. Il suo nome non figura su nessun « Chi è », il suo volto, un po' arcigno, non lascia traccia nella memoria. Mitchell, 55 anni, sposato due volte con tre figli, nato a Detroit, ma vissuto sempre a New York, è un altro avvocato (ricchissimo) ma i suoi rapporti con Nixon risalgono a soli due anni fa. E' stato il manager della sua campagna elettorale: sarà adesso ministro della Giustizia. La sua calma è leggendaria e chi non lo ama sostiene: «E' freddo come il ghiaccio ». Nixon ha un immenso debito verso di lui, l'« organizzazione » della sua vittoria. Non lo dimenticherà. Ed ecco Melvin R. Laird, grosso personaggio, ministro della Difesa. Quarantasei anni, cranio levigato, pugnace nel fisico e nel tratto (ma, quando sorride, somiglia a Bob Hope). Alla «Camera dei Rappresentanti », dove ha tuonato per 16 anni, lo chiamano il Richelieu del formaggio, additando così il suo «machiavellismo» e la colossale esportazione casearia del suo collegio elettorale, il Wisconsin. Maestro in questioni militari, con una memoria da computer, ha flagellato per anni, nelle inchieste congressuali, McNamara e i suoi whizkìds, i fanciulli prodigio del Pentagono. I suoi calcoli, soprattutto sul costo della guerra in Vietnam, si sono rivelati spesso più esatti dei governativi. Falco o colomba? « Né l'uno né l'altro, sono un pessimista». Di lui per ora si sa solo che vuole chiudere il conflitto in Vietnam, ma irrobustire la macchina bellica americana: e che sarà — come dicono i columnìsts Evans e Novak — tra gli arbitri del potere. Anche il peso di Kissinger — non ministro, ma « assistente per la sicurezza nazionale » — è massiccio. Sarà per Nixon ciò che McGeorge Bundy fu per Kennedy e Walt Rostow per Johnson. Arrogante, divorziato, con un inglese segnato ancora dall'accento tedesco (nacque nel '23 in Germania, ma la famiglia cercò riparo nel '38 oltre Atlanti¬ co) Henry Alfred Kissinger è tra i maggiori esperti sull'equilibrio nucleare mondiale e sull'Europa. Il professor Yarmolinsky di Harvard, consulente per Kennedy e Johnson al Pentagono, ha dichiarato: « Con Henry alla Casa Bianca, dormiremo tutti più tranquilli ». Kissinger chiede una politica esteromilitare più programmata, avversa le soluzioni « frammentarie », vuole evitare le sorprese. Newsweek lo definisce « un tenero falco ma una vigile colomba». Ecco i cinque uomini da seguire. Ciò non diminuisce l'importanza di specialisti come il ministro del Tesoro David Kennedy, del presidente della « Commissione dei consiglieri economici » Paul McCracken o dell'effervescente, abilissimo, liberale Daniel Moynihan, capo del neo-creato ufficio presiden¬ ziale per gli « Affari urbani ». Ma in America — dove il potere non è velato come in Europa da più o meno sincere etichette ideologiche — conta chi è vicino, per legami personali o politici, alla fonte d'ogni autorità, il Presidente. Per l'inglese Heren, è come un'antica « corte ». Se così è, quei cinque sono i king's men, gli uomini del re. Mario Ciriello I «nixoniani» designati ai posti-chiave nel nuovo governo americano: da sinistra, il ministro degli Esteri William Rogers, il ministro del Tesoro David Kennedy ed il ministro della Difesa Melvin Laird (Telefoto U.P.I.) m m ' i 1 i 1 u ; Il I 11 111 IUJ 1111111111111111111111 II 11 f 11111 (1 11R I II IM1111111111111 II 1111111111111111111 II U11111111111 f 1111111111111111MIM t uiM111M ! : i ! i MI ! 11M ! 11 i f i ii I II 11111:1:111111111M M i :7