Rinascono le speranze per la riforma dell'Inps

Rinascono le speranze per la riforma dell'Inps Rinascono le speranze per la riforma dell'Inps Un lettore scrive: «E' ingiusto aumentare del 10 cJo tutte le pensioni perché si favorisce chi ha di più. Bisognerebbe portarle a 40 mila lire bloccando le più alte a 150 mila lire» - Un altro afferma: ci viene elargita una «elemosina» di 100 lire al giorno - Alcuni sono contro il progetto di cumulo fra salario e pensione Il nuovo governo dovrà affrontare parecchi problemi, uno dei più urgenti riguarda le pensioni. Un piano di massima è già pronto, ci auguriamo che venga discusso al più presto. Dopo una lunga, avvilente attesa, sono rinate le speranze fra i pensionati. A « La Stampa » giungono ogni giorno lettere e telefonate: voci angosciose, casi patetici, situazioni che invocano giustizia. Quasi tutti i lettori parlano del proposto aumento del 10 per cento. « E' un sistema ingiusto — scrive un "vecchio lavoratore " — perché favorisce chi ha già di più, dando una piccola elemosina ai poveracci che hanno il minimo ». Chiaffredo Castagno, pensionato di Pinerolo, propone: « Noìi sarebbe stato più umano e più giusto portare tutte le pensioni anziché ad un minimo di 25 mila lire mensili a 35 o 40 mila, bloccando le più alte a 150 mila lire? ». Il termine « elemosina » ricorre spesso in questi scritti che confrontano le percentuali delle pensioni minime a quelle delle pensioni più alte. Un « vecchio socialista pensionato minimo » di Sanremo scrive: « Dunque, a noi poveri vecchi viene elargita una elemosina di lire 100 giornaliere, mentre a coloro che da tanti anni usufruiscono di pensioni da nababbi varianti dalle 100 mila alle 700 mila lire, toccheranno aumenti che andranno dalle 10 mila alle 70 mila lire ». C'è addirittura chi propone di diminuire le pensioni alte per reperire il denaro necessario ad aumentare quelle minime: « Chi ha una pensione alta — scrive Martina Costanzo da Rivoli — ha già avuto anche durante 11 periodo di lavoro stipendio alto e per di più ha percepito una buona liquidazione. Mentre invece noi abbiamo avuto prima uno stipendio da fame e adesso una pensione da fame ». Molti lettori parlano del problema del lavoro dopo la data del pensionamento, e su questo argomento i pareri sono contrastanti. « Siamo sempre alle solite — scrive una nostra abbonata —. Io con una pensione di 30 mila lire avrò un aumento di 3 mila lire che non risolverà nulla perché dovrò continuare a lavorare. Chi invece ha 200 mila lire ne prende 20 mila, che gli consentiranno una vita ancor più agiata». Un lettore è contro il progetto di permettere l'accumu 10 del salario e della pensio ne: « Non è giusto — dice — che un pensionato contìnui a lavorare dopo l'età pensionabile pappando salario e pensione e intanto altri, come 11 sottoscritto, gente di mezza età, debbono essere disoccupati e disperati perché non si trova lavoro ». Ma per uno che scrive in questo senso ce ne sono cinque che approvano la proposta di poter continuare a lavorare riscuo\«ndo tutta la pensione. « Sono pochi i soldi della pensione — scrive un operaio di Bologna — e sono pochi quelli che uno riesce a guadagnare quando è vecchio. Lasciamogli almeno la soddisfazione di poter vivere al di fuori della miseria ». Ci sono lettere drammati che. Una donna di servizio di Biella, che chiede di mantenere l'anonimo, scrive: « Percepivo trentamila lire al mese, poi, con il primo maggio, la mia pensione si è ridotta a 15.600 lire perchè continuo a lavorare. Ma come smettere avendo mio marito paralizzato sulla carrozzella e un figlio al Cottolengo? Con quelle 30 mila lire, oltre alla paga, mi ero avventurata a comperare il televisore a rate. Sono an¬ cora qui che fatico per pagarlo a due anni dall'acquisto, perché adesso non ce la faccio a metter da parte dei soldi ». Non manca, naturalmente, la serie delle lettere di proteste per le lunghe attese della pensione. Ne riportiamo una sola, quella di Maria Maritano ved. Rosata, torinese: « Pubblica anche me, ti prego. Ho 75 anni, sono una povera vecchia che per vivere lavora ancora. Da un anno e mezzo aspetto la pensione della Previdenza Sociale. Continuo a chiedere agli sportelli e mi rispondono di aspettare. Non posso proprio più resistere. Io faccio un po' la sarta, ma a lavorare non ci vedo, aggiusto le robe per poco, ma sono vecchia ormai, e da me nessuno vuole venire. La Previdenza Sociale quando si sbriga a darmi il pezzo di pane che mi spetta? Come faccio a resistere? Aiutami tu, pubblica la mia lettera, chissà che per Natale si smuova qualcosa». c. s. Il sergente"VallciìaT deporìé al procesio di'Vienna'(Tel. U.P.I

Persone citate: Chiaffredo Castagno, Martina Costanzo

Luoghi citati: Biella, Bologna, Pinerolo, Sanremo