Tutti i malati di cancro della Russia europea sono seguiti ora per ora da un unico centro di Gabriella Poli
Tutti i malati di cancro della Russia europea sono seguiti ora per ora da un unico centro LA LOTTA CONTRO I TUMORI gjj POLONIA ES NELL'URSS Tutti i malati di cancro della Russia europea sono seguiti ora per ora da un unico centro Dagli ospedali di ogni città i dati affluiscono a Leningrado dove un gruppo di «computers» li cataloga, analizza, confronta - Lo scopo è di guidare il lavoro degli scienziati che cercano una cura del male - A Mosca il solo Istituto di oncologia dispone di cinquantamila animali da esperimento - I progressi osservati dal torinese professor Caldarola, appena rientrato da un lungo viaggio oltre cortina nulla. Delusione, sconforto, disperazione seguono all'iniziale euforia. Non c'è scoperta, non c'è farmaco portentoso. Il volto oscuro del cancro, sfinge crudele dei nostri tempi, ripiomba nel buio. Non rimane che proseguire, con ostinazione e tenacia, la ricerca. Istituire centri, collezionare dati a milioni, specializzare i combattenti del cancro, mobilitarli tutti. Dice il prof. Caldarola: « Siamo rimasti colpiti dall'elevato indice medio di preparazione dei medici e dei ricercatori polacchi e sovietici. Soprattutto dall'imponenza e serietà delle rilevazioni sta tistiche ed epidemiologiche dei tumori ». All'Istituto oncologico di Mosca, diretto dal prof. PJokhin, i ricoverati sono 400, il personale addetto conta 1600 unità, di cui 300 laureati tra medici, chimici, fisici. All'istituto è annesso uno stabulario per le ricerche. « E' ricco di 50 mila animali di piccola, media, grossa taglia». Ma non basta chiamare a Dagli Stati Uniti all'Europa occidentale, dal Giappone ai Balcani, dall'America Latina all'Europa orientale. Questo il lungo iter di aggiornamento e di studio sui problemi del cancro compiuto da un gruppo di chirurghi, medici e ricercatori: il prof. Caldarola, direttore del Centro diagnosi e cure precoci dell'Istituto di oncologia di Torino, il suo aiuto prof. Padellino e altri suoi collaboratori. Al prof. Caldarola, che è anche autorevole componente del Comitato nazionale per la lotta contro i tumori, abbiamo chiesto di riassumerci le impressioni sul suo viaggio più recente. — Com'è affrontato in Polonia e nell'Unione Sovietica l'inquietante problema del cancro? «In questi Paesi le autorità di governo hanno creato un'estesa rete antineoplastica. In Polonia esistono tre grandi istituti sperimentali'e clinici: a Varsavia, a Cracovia, a Gliwice; inoltre 14 ospedali specializzati per la cura del cancro e 27 centri oncologici. In Russia gli istituti sono 16, uno per ogni Repubblica sovietica, ma Mosca ne ha due, e 265 centri oncologici. Numerose società mediche e altrettante scuole di specializzazione in oncologia nelle principali città, affiancano queste organizzazioni anticancro ». Il nemico è sconosciuto. Infinite sono le ipotesi sulla sua origine, ma la causa determinante resta tuttora ignota. Ogni tanto, da qualche parte, affiorano facili entusiasmi su terapie « risolutive » del cancro: ma a una a una ben presto cadono nel raccolta le intelligenze umane nella lotta al cancro. Le statistiche devono essere compilate, elaborate, confrontate. Protagonisti di questa fase essenziale, i computers. Nell'Istituto oncologico di Leningrado (380 malati, un personale di mille unità di cui 150 laureati) un gruppo di calcolatori provvede a rilevare ed elaborare i dati relativi ai tumori maligni di tutta la Russia europea. . «E' possìbile disporre, giornalmente, di un esatto quadro sull'incidenza dei tumori in generale, sulla percentuale in rapporto ai due sessi, nelle diverse età, nei vari organi e sistemi. E anche sulle eventuali variazioni percentuali confrontando diversi periodi di tempo. Tutto questo per una popolazione di 90 milioni. Vn meccanismo encomiabile ». — Come si riesce a tenere sotto controllo continuato una così ingente massa di persone? « Grazie all' obbligo della denuncia che vige in tutti i paesi dell'Est per ogni accertamento di malattia neoplastica, delle sue complicazioni o delle sue riprese evolutive. In Italia non si potrebbe realizzare una condizione simile. Siamo vincolati dal segreto professionale, ostacolati dalla reticenza dei pazienti e dei loro familiari. Sotto il profilo umano e della libertà il fatto è giustificato, ma è eertamente negativo agli effetti di quella messe di informazioni che si rendono ogni giorno più necessarie al fine di una migliore conoscenza del complesso e polimorfo capitolo della patologia dei tumori maligni nell'uomo ». — Che cosa ci può dire, prof. Caldarola, in merito al metodo e all'attrezzatura dei centri russi per la terapia anticancro? «Il livello delle metodologie, delle attrezzature terapeutiche, chirurgiche, radiologiche, fisiche e mediche è ottimo. Ripetono fondamentalmente le stesse in uso nei paesi più progrediti. Ma a fianco di queste realizzazioni, che costituiscono delle conquiste o quanto meno importanti premesse per una sempre più efficace lotta contro i tumori, abbiamo notato anche un livello alquanto modesto di comfort per i pazienti. Per le grandi battaglie occorrono grandi mezzi. Nei paesi socialisti i governi provvedono con larghezza alle costose esigenze degli istituti oncologici. Negli Stati Uniti « gli importanti contributi, annualmente erogati oltre che dallo Stato anche dai privati, consentono di raggiungere alla lotta anticancro la massima espressione, sia sotto il profilo della ricerca scientifica sia sotto quelli della prevenzione, delle diagnosi tempestive e delle cure. Val la pena ricordare che uno dei migliori istituti oncologici degli Usa e del mondo è quello fondato a New York da Sloan e Kettering, fabbricanti di sigarette ». — A confronto degli altri Paesi che cosa si può dire per il nostro sotto il profilo della lotta al cancro? «Salvo le eccezioni di alcune grandi città, tra cui Torino, che rappresenta l'esempio dì un'organizzazione modernissima, altamente qualificata e sorretta dal concorso finanziario di importanti coretributi privati, in Italia non esiste ancora una matura coscienza antineoplastica e una adeguata educazione sanitaria che consentano di impostare, sviluppare e realizzare — su base nazionale — problemi di fondo come quelli della ricerca scientifica e del dépistage di massa nel campo dei tumori ». Gabriella Poli iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiii
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