Vecchi e nuovi problemi attendono il governo di Vittorio Gorresio

Vecchi e nuovi problemi attendono il governo Vecchi e nuovi problemi attendono il governo Roma, 10 dicembre. Il governo ha in programma una serie di vecchi problemi da risolvere, ed altri ancora gli toccherà di doverne affrontare fuori programma, presentati via via da circostanze emergenti. Saranno anch'essi non meno vecchi, perché è l'eredità delle questioni insolute e differite che pesa sull'Italia da decenni, e ne impaccia il cammino. In quanto vecchi, sono problemi conosciuti, ciò che dovrebbe agevolare l'approccio. Tutti già delibati, studiati e definiti anche nei particolari, non consentono alla classe dirigente di invocare il pretesto che i tempi delle decisioni non siano ancora maturi. In altri termini, non sono una sorpresa per nessuno e non richiedono la fatica o la fantasia delle improvvisazioni. Ciò che è nuovo, piuttosto, è il clima politico, l'ambiente umano in cui si deve operare, la società italiana d'oggi. Gli strumenti rimangono quelli che sono, buoni o cattivi, ma è la mentalità di chi li impiega che bisogna aggiornare. C'è una diffusa disposizione a considerare le cose d'Italia come oscure o disperatamente misteriose, e facilmente se ne traggono scuse per non agire. E' una pigrizia alimentata dalla paura, se non da un sentimento di protesta irrazionale perché le cose sono diverse da come sarebbe più comodo che fossero. Bisogna avere — non tanto il coraggio, parola grossa — l'onestà intellettuale di riconoscere là situazione esistente. Essa si è andata evolvendo in questi anni secondo una logica di sviluppo affatto lineare verso punti di arrivo rigorosamente prevedibili: era fataleche crollassero le strutture della scuola, come sono fatali l'insurrezione contro i sistemi previdenziali, la crescente rivendicazione del diritto al lavoro, alla casa, all'assistenza sanitaria, la denuncia delle insufficienze dello Stato. Lo stesso aumento relativo del benessere, tanto spesso citato come una generosa elargizione del « sistema » che dovrebbe far tacere le rivendicazioni, le ha invece ulteriormente stimolate, come è giusto. In una società che si svi luppa, i cittadini diventano non più esigenti, come si dice per imputarli di una colpa, ma meno rassegnati alle ingiustizie, più consapevoli quindi più critici, meno disposti a lasciarsi non diremo sfruttare ma ingannare, Da parte degli italiani è un passo avanti notevole verso la dignità civile, forse il maggiore se non il primo nella storia moderna. E' stato fatto, d'altra parte, nella buona direzione, che è quel la di mettere in discussione le forme degeneri dell'autorità, i miti delle gerarchie abusive, il reverenziale conformismo, le obbedienze ac quisite. La coscienza moderna esige una revisione del concetto di autorità, e anche in Italia il processo ne è in corso, fra scandalo e sgomento quasi che ciò significhi nichilismo o ripudio dei valori morali. Al contrario, la carica ideale dei giovani, ad esempio, merita il massimo rispetto. Non è il nazionalismo che li esalta, né la filosofia della violenza né la vituperanda Wille zur Macht, piuttosto un ideale di pace e di libertà, fratellanza e giustizia, cioè gli autentici «valori» cristiani e illuministici. Anche la dissidenza che travaglia la comunità ecclesiale ha contenuti religiosi ed evangelici profondi, tanto nel clamoroso caso fiorentino dell'Isolotto, quanto nelle pazienti elaborazioni problematiche in cui sono impegnati da anni i cosiddetti gruppi spontanei. Le affannose negazioni dei benpensanti, le condanne pregiudiziali non valgono a cancellare la realtà, e la clas se politica commetterebbe il più grave errore se si attribuisse il compito di impedire ad ogni costo il corso di quella che è una grande rivoluzione in atto nel mondo intero su un piano culturale e politico, civile, religioso e sociale. Sarebbe una battaglia perduta in partenza, ed anche tutti gli eventuali espedienti diversivi — ingannare, dividere, corrompere —' non servirebbero neppure a ritardare il risultato finale, piuttosto ad affrettarlo esasperando i contrasti e rendendo la contestazione veramente globale. Dovere della classe politica, e per essa del governo che sta per iniziare la propria attività, è di tenere in conto primario l'esistenza delle nuove forze, riconoscendo il loro diritto alla partecipazione. Sono forze reali e quindi legittime non meno di quelle inquadrate e rappresentate dai partiti tradì' zionali. Le esprime una società in via di sviluppo, coerentemente con se stessa, ed è coerenza politica che esse abbiano il posto che loro compete. Anche a riguardo della pura azione quotidiana di governo, questa è la condizione ner . risolvere i vecchi problemi che affliggono una società che nel frattempo è diventata nuova. Vittorio Gorresio Il settore dei massimi dirigenti russi ieri durante la seduta del Soviet Supremo. Nel banco in seconda fila Breznev, da destra, il primo ministro Kossighin ed il presidente Podgorny si stanno consultando (Tel. A.P.)

Persone citate: Breznev, Kossighin, Macht, Vecchi, Wille

Luoghi citati: Italia, Roma