Umberto Eco scopre nella «retorica» un importante strumento di libertà
Umberto Eco scopre nella «retorica» un importante strumento di libertà UN VIVACE INCONTRO Al "VENERDÌ LETTERARI.. Umberto Eco scopre nella «retorica» un importante strumento di libertà La conoscenza delle tecniche di persuasione permette di interpretare rettamente le formule che ricorrono sui giornali e nei discorsi politici - L'oscurità del linguaggio è il sintomo di un ritardo storico e culturale - Spesso serve a nascondere la realtà degli avvenimenti Ieri, per i « venerdì letterari ». conferenza di Umberto Eco, giovane ma agguerrito studioso di estetica, dì storia della lingua, di « teoria dell'informazione ». Termini inconsueti come ossimoro, sineddoche, metonimia e quanti altri l'antica retorica ha escogitato per catalogare la definizione indiretta e trasposta delle cose, rimbalzavano contro i velluti del teatro Carignano suscitando scoppi di ilarità. Tema del trattenimento era « L'elogio della retorica », ma Eco ha saputo svolgerlo, congenialmente, con molto humour e senza pesantezze accademiche, calandolo nelle esperienze quotidiane dell'uomo contemporaneo. Ma cosa s'intende per retorica ed entro quali limiti questa scienza vetusta merita rispetto e considerazione?. « C'è una prima accezione del termine — ha detto Eco — la più comune, quella che designa un deposito di formule linguistiche sclerotizzate che denunciano soltanto la vacuità o la cattiva coscienza di chi le impiega ». Ed ha proceduto ad una spiritosa analisi del linguaggio giornalistico e politico italiano, mettendo in rilievo la compresenza dei due motivi che cospirano a rendere faticoso o criptico un articolo e un discorso. Da un lato c'è il retaggio classicistico del leader politico che gli impedisce di isti¬ tuire un rapporto diretto con l'uomo medio o di affrontare con termini appropriati una realtà in continua evoluzione; oppure l'enfasi moralistica e barocca di un giornalista di provincia che, prima di esprimere il compianto per la morte dei tre astronauti americani, sente la necessità di aprire un processo alla civiltà moderna. Mentre il suo discorso — afferma Eco — poteva tradursi in una sola battuta: « I tre defunti erano meglio dei Beatles e dei capelloni ». Ma esiste anche il linguaggio volutamente oscuro di chi non osa confessare la precarietà di una combinazione politica e l'incertezza del proprio atteggiamento; o intende rivolgersi ai centri del potere, evitando la mediazione e l'eventuale risentimento del pubblico: per cui, un consiglio al governo di stanare i banditi sardi con il gas e i paracadutisti può tradursi in una serie di figure retoriche persin amabili nella loro reticenza e impenetrabilità. Esiste però una seconda accezione del termine retorica che giustifica la sua riscoperta e valorizzazione. E' la retorica della Grecia classica, quale fu codificata da Aristo tele e fu praticata con dignità nella Roma repubblicana Essa è « l'arte di persuadere intelligentemente i nostri simili, partendo da premesse probabili e antidogmatiche ». Si tratta dunque di un'opera¬ zione civile che si pone alla base stessa del dialogo, a qualunque livello esso avvenga: politico, giudiziario, culturale. Come tale, può fiorire soltanto in tempi di libertà; con il tiranno la retorica muore o sopravvive come puro artificio. L'esercizio critico delia retorica può trovare anche le forme lapidarie ed umoresche adottate dagli studenti parigini durante le « barricate di maggio »: « A Nanterre on eraterre » (a Nanterre si seppellisce); « Lasciamo la paura del rosso agli animali con le corna ». Tra i primi due significati assunti dalla parola retorica è tuttavia possibile situarne un altro: la retorica come scienza che, ispirandosi ai più nobili precedenti, « serve a scoprire, dietro le forme mummificate dei nostri campi linguistici, le ideologie che li provocano e che essi mascherano ». In mezzo al pubblico, molti giovani, che hanno espresso il loro consenso al conferenziere. Al termine di un breve dibattito, Eco, facendosi interprete d'una richiesta del movimento studentesco torinese, ha chiesto a tutti di aderire ad una colletta. La risposta è stata positiva, senza polemiche. Era la prima volta che accadeva, ai « Venerdì letterari », ed anche questo contribuisce al bilancio anticonformistico dell'incontro. 1. mo.
Persone citate: Eco, Umberto Eco
Luoghi citati: Grecia
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