Vive a Madrid l'uomo che fece uccidere Lorca di Enzo Biagi

Vive a Madrid l'uomo che fece uccidere Lorca Il destino del poeta fu legato a una vendetta Vive a Madrid l'uomo che fece uccidere Lorca (Dal nostro inviato speciale) Madrid, dicembre. Qualcuno sospira: «Il presti gio della Spagna, ormai, è affidato alle squadre di calcio. O ai tori». Rimpiangono tempi lontani. C'era Manuel De Falla, che durante la guerra civile affrontava i violenti spiegando: « Sono un artista, sono un cristiano »; c'era il vecchio Miguel De Unamuno che, dalla cattedra universitaria, esortava alla ragione, e ammoniva gli esaltati che gridavano Viva la muerte: « Voi vincerete perché avete la forza bruta, ma non convincerete »; c'era l'ancor giovane Pablo Picasso che disegnava vignette intitolate «7 sogni e le menzogne del generale Franco », e poi dipinse Guernica, l'inizio dei grandi massacri. C'era, in Andalusia, un poeta che si chiamava Federico Garcfa Lorca, che confidava ad una bella ragazza di nome Esperanita i suoi timori, la sua incapacità di combattere: « Non mi sono mai interessato di politica, sono troppe pauroso. Per prendere un atteggiamento, è necessario un coraggio che mi manca ». Una volta disse alla madre: « Io sono del partito dei poveri ». Ho cercato dona Isabel, la sorella, ma è in viaggio per la Francia. Ho parlato, per una lunga sera, con José Maria Cossio, membro della Real Academia de la Lingua, maestro di tauromachia, fedele compagno di Federico. « Veniva — raccontava — tante volte nella mia casa sui monti, ero anch'io tra quelli che fondarono La barraca, conservo molte cose di lui. Non era, come la gente immagina, triste e rassegnato, la sua allegria appariva persino smodata, inventava stornelli popolari, suonava il pianoforte, gli piacevano le arene e le osterie, i banderilleros, le cantanti di flamenco, t gitani, si considerava fuori dalla mischia. « Otto giorni prima che gli sparassero, prese parte a un comizio della sinistra, promosso da Rafael Alberti. " A me, di queste faccende — spiegava — non importa niente, ma come faccio a dir di no a un amico? ". « Amava le avventure spensierate, la nostra terra, non sarebbe mai potuto andar via, era legato alle cose e ai paesaggi. No, non c'era in Federico solitudine o stanchezza: " Io vivo — confessava — nell'angoscia dell'ai di là ". Chi l'ha soppresso non sapeva che uccideva un genio ». Per anni e anni il silenzio e il mistero hanno soffocato l'ultima vicenda del drammaturgo di ferma. Adesso, si sa che non fu portato via dalla Guardia, o dai nazionalisti, o dai repubblicani, le menzogne e le accuse della propaganda sono cadute, il nome di chi volle la fine di Garcia Lorca è stato scritto, figura nell'elenco telefonico di Madrid, il suo volto e il suo aspetto sono conosciuti. « Piccolo, un viso tondo e sensuale », era un seguace dell'avvocato Gii Robles, che andò i far visita a Hitler, per trarne qualche insegnamento, e che pensava alla Spagna come a uno Stato corporativo, come all'Austria di Dolfuss. Robles si faceva chiamare « fefe », capo, in un'Europa che aveva già un Duce e un Fiihrer. Ruiz Alonso, ex tipografo, ex deputato della Ceda, « Confederación espanda de derechas autonomas », il più forte gruppo di destra, cattolico, conservatore e clericale, è vivo e va in giro indisturbato, ha dei tìgli e una buona posizione, dà ai giornalisti appuntamenti che non mantiene, e per tre volte Marcelle Auclair, che ha ricostruito l'infanzia e la morte di Lorca, ha cercato invano di parlargli, nell'onesto intento di accogliere anche la sua difesa, o la sua versione. Non si sa dove Federico sia sepolto, non si sa con certezza se la notte, quella notte dell'estate 1936, in agosto, fu proprio quella che andava dal tramonto del 18 all'alba del 19, perché ancora adesso molti tacciono, qualcuno se n'è andato, qualcuno ha preferito unsGpmlcaufcnttppdrgaCtpAdimenticare. Perché, in fondo, Garcia Lorca non appartiene a nessuno, è una vittima di quelle crudeltà- che travolsero operai e vescovi, scrittori e contadini, soldati e miliziani. Tra un milione di fosse c'è anche la sua. Il poeta Lorca si era rifugiato in un palazzotto di Granada, da ospiti che appartenevano alla Falange, per sfuggire alle minacce, per sentirsi protetto. Aveva respinto l'idea della fuga, nessuno pensava davvero che qualcuno potesse fargli del male. Non dispiaceva ai « rossi », non c'era nel suo contegno nulla che potesse provocare i seguaci del Caudillo. I virtuosi, o i moralisti, potevano condannare certi aspetti del suo costume, ma vi sono miserie che appartengono alla condizione umana, e che non hanno niente che vedere con le esigenze dell'arte o con i problemi del governo. Il destino di Lorca è legato alla vendetta di Ruiz Alonso, che tenta, durante un colloquio con un camerata, di dare una spiegazione del suo delitto: « Ha fatto più danno coi suoi libri che gli altri con le rivoltelle ». E' morto il governatore della città, il generale Valdés, che firmò la condanna, ed è sparita, fra i relitti in demolizione, la Ford modello T che portò Lorca nell'ultimo viaggio; molti testimoni di quelle giornate sono scomparsi, o sono andati in esilio, ma si sa che Federico partì dalla casa dove si era nascosto con sgomento, volle fermarsi a pregare davanti ad una immagine della Madonna, passò tre giorni in carcere, e una serva gli portava il cibo, ma una mattina le dissero che era inutile, tutto finito, e nella cella trovò soltanto un pigiama e un termos pieno di latte, si sa che due uomini gli sedevano accanto, quel mattino, mentre l'auto correva sulla strada polverosa, verso Viznar, e cantavano già i galli, l'aria odorava di menta e di aranci, andavano verso un barraco, la terra appariva argillosa, coperta di giunchi e di erbe sottili, i due accompagnatori tacevano, Federico voleva | m.j,,,,,,, lllllllllllllll lltllllllllllllllllllllll un prete, ma gli risposero di no, e gli ordinarono anche di scavare la fossa, il cimitero di Granada era stato ingrandito per le tante esecuzioni, ma molti finivano sepolti sulle colline. Lorca teneva sulle spalle una coperta, perché faceva freddo, aveva davanti agli occhi gli ulivi e le montagne e « i due fiumi di Granada, l'uno di lacrime, l'altro di sangue ». E nel cuore l'angoscia di chi sente l'inutilità della vita: « Non ti conosce il bimbo né la sera perché sei morto per sempre ». Sparì, come tanti altri, e riprese a vivere quindici anni dopo, quando le sue opere furono pubblicate anche in Spagna, e i ragazzi cominciarono a recitare i versi del Lamento. Così, alle cinque della sera, tutto il mondo pensa ad un poeta che stava una volta in Andalusia. Enzo Biagi