L'Enel pagherà dieci miliardi ai sopravvissuti del Vajont di Guido Guidi

L'Enel pagherà dieci miliardi ai sopravvissuti del Vajont RAGGIUNTO UN ACCORDO DI MASSIMA L'Enel pagherà dieci miliardi ai sopravvissuti del Vajont il risarcimento avverrà in base a tariffe già fissate: tre milioni a chi ha perduto il marito o la moglie, ottocentomila lire per il fratello - L'intesa fra l'Enel e il consorzio dei superstiti deve essere ratificata dai consigli comunali di Longarone, CastelIavazzo, Erto Casso - Il processo riprende lunedì (Dal nostro inviato speciale) L'Aquila, 4 dicembre. I danni che i privati hanno subito nella zona del Vajont durante la drammatica notte del 9 ottobre 1963 saranno liquidati per un ammontare complessivo dì 10 miliardi dì lire. Un accordo, sia pur di massima, è stato raggiunto fra i delegati del consorzio costituito dai sopravvissuti a quella terribile sciagura e i legali dell'Enel, aw. Pietro Lia, prof. Umberto Gualtieri e prof. Giacomo Pisapia. Manca soltanto un ' dettaglio, per quanto importante, perché l'operazione sia perfezionata: che i consigli comunali di Longarone, Castellavazzo ed Erto Casso, prima, e la giunta provinciale amministrativa poi ratifichino i risultati delle trattative. Questo avverrà nella prossima settimana. Soltanto allora l'Enel procederà alla liquidazione dei singoli risarcimenti sulla base di un tariffario indicato a suo tempo dal consorzio fra i danneggiati: 3 milioni per avere perduto il coniuge, 800 mila lire per avere perduto un fratello o una sorella conviventi, 600 mila per avere perduto un fratello o una sorella non conviventi. Per arrivare a questo accordo le trattative sono state laboriose e difficili. Da princìpio l'Enel aveva fissato una condizione: le sue proposte avrebbero dovuto essere accettate dal 90 per cento dei danneggiati. Poi, la condizione è stata mutata: avrebbero dovuto rinunciare al risarcimento i comuni di Longarone, Castellavazzo ed Erto Casso. Si è giunti ad un compromesso: i comuni che hanno subito danni dalla sciagura non prenderanno alcuna decisione contro l'Enel, rimanendo liberi di costituirsi parte civile contro gli altri eventuali responsabili della tragedia. In quale modo si regoleranno i Consigli comunali di fronte alle proposte che saranno portate in discussione dai loro delegati all'Aquila, è impossìbile prevedere. Per non perdere ogni eventuale diritto, il sindaco di Longarone, dott. Giampietro Prot- ti, quello di Castellavazzo, Gino Sacchett, e quello di Erto Casso, Mario Corona, questa mattina hanno presentato al cancelliere del tribunale la loro richiesta di costituirsi parte civile non soltanto contro gli otto imputati, contro la Montedison che avendo assorbito la Sade lia assunto anche l'onere della responsabilità di chi ha costruito la diga sul Vajont, contro il ministero dei Lavori Pubblici che ha controllato i lavori, ma anche contro l'Enel che nell'ottobre '63 era proprietaria del bacino artificiale costituito dalla diga in cui precipitò la frana del monte Toc provocando l'inondazione. Se le assemblee decideranno di rinunciare al diritto di accusare l'Enel, per favorire la immediata liquidazione dei danni ai privati, la operazione procedurale compiuta questa mattina potrà es¬ sere facilmente annullata. llllllllllllllllllMlllllllllllllllllllllllllllllllillllllll Ultima udienza, oggi, in Tribunale, destinata alla costituzione delle partì civili. Lunedì avrà inizio il dibattimento con le prime questioni procedurali. « Questi giorni — ha sentito il bisogno di spiegare ufficialmente e pubblicamente in aula il presidente del Tribunale dott. Del Forno rispondendo sia pur in modo indiretto a talune critiche — non sono stati perduti inutilmente. E' stato un lavoro delicato e al tempo stesso complesso per il quale debbo rendere atto a tutti i difensori di esserci stati vicini in maniera encomiabile ». La prima preoccupazione del magistrato è stata di arrivare ad un accordo sul risarcimento. Proceduralmente e giudiziariamente non ha alcuna rilevanza perché gli imputati non si possono giovare per questo di particolari attenuanti, ma soltanto in questa sede ed in questo momento i superstiti della sciagura potevano ottenere subito una liquidazione del danno perché altrimenti dovrebbero attendere non meno di dieci anni. Ed ha di proposito rallentato l'avvio del dibattimento perché le parti interessate trovassero un punto di incontro. Il dibattimento oggi si è risolto in poche battute. Il cancelliere ha annunciato che sono circa duemila le parti civili. Il presidente del Tribunale ha chiarito l'episodio, apparso a taluni misterioso, della lettera inviata all'ing. Pancini, due giorni dopo il suicidio. Il mittente, al quale era stata restituita, l'ha inviata al Tribunale perché si rendesse conto che si trattava di una normale Ietterò arrivata all'Aquila quando Ving. Mario Pancini si era tolto la vita da 48 ore. « Caro Pancini, — aveva scritto l'ing. Petro Locatelli, un geologo milanese il quale a suo tempo era stato inter¬ pellato per esprimere una sua opinione tecnica sulla frana del monte Toc — incominciano domani giorni anche più amari e dolorosi di quelli passati. Vorrei che ti fosse di qualche conforto sapere che ti sono vicino con il pensiero e col cuore come un fratello maggiore. Con cordiale affetto, tuo Locatelli ». Reso noto in aula il contenuto della lettera, l'udienza, e quindi questa prima fase del dibattimento, sono state concluse. Il nuovo appuntamento è per lunedì prossimo. Guido Guidi Il sindaco di Longarone Protti, a destra, in aula a L'Aquila dove si è costituito parte civile (Telefoto Ansa)