Cominciato a Genova il processo per il rogo sull'«Angelina Lauro» di Filiberto Dani

Cominciato a Genova il processo per il rogo sull'«Angelina Lauro» Sette fra operai e tecnici morirono carbonizzati Cominciato a Genova il processo per il rogo sull'«Angelina Lauro» La sciagura avvenne mentre la nave si trovava in riparazione - Gli imputati sono sette (Dal nostro corrispondente) Genova, 2 dicembre. (f.d.) La mattina del 24 agosto '65 un improvviso incendio divampò a bordo del transatlantico « Angelina Lauro », ormeggiato alla banchina dei cantieri del Tirreno, nel porto di Genova. La nave era in allestimento, vi lavoravano 1800 uomini tra carpentieri, arredatori, saldatori e così via. Sette uomini — due tecnici e cinque operai — morirono in maniera atroce. Oggi, a oltre tre anni di distanza, si è aperto il processo contro i presunti responsabili della sciagura: la prima sezione penale del Tribunale di Genova dovrà dire se gli imputati (sette persone), ebbero colpa nel disastro e in quale misura. Sono Luigi Carlo Piacenza, 49 anni, titolare dell'omonima ditta appaltatrice dei lavori per la costruzione delle celle frigorifere sull'« Angelina Lauro »; Silvano Cattini di 44 e Tommaso Violante di 42, rispettivamente caposquadra e tubista della ditta appaltatrice; Benedetto Vacca di 54 anni, dipendente dei cantieri del Tirreno; Pasquale Massa di 50, caposquadra dei « guardafuochi »; Mario Baschieri di 39 e Gavino Campus di 40 anni, entrambi « guardafuochi ». Due le accuse principali, comuni a tutti gli imputati: aver colposamente cagionato l'incendio sul transatlantico e la conseguente morte dei geometri Giovanni Tebaldi di 35 anni, e Bruno Germano di 37; dei carpentieri G. B. Chiossone di 55 anni e Giovanni Sessarego di 38; del piombatore Paolo Dellepir.ne, ventisettenne, e dei manovali Ernesto Olcese di 36 anni, e Antonio Pagano di 63 A provocare il rogo della «Angelina Lauro» fu una fiammata scaturita in un piccolo locale che dà accesso alle cel¬ le frigorifere sul ponte « F », due metri sotto la linea di galleggiamento. Erano le 10,30 quando accadde il disastro. Il tubista Tommaso Violante, che in quel momento stava saldando lastre di piombo sul pavimento delle celle frigorifere, fece un movimento inconsulto a causa dell'improvviso fragore provocato da una « bragata » di mensole metalliche che scendevano lungo uno scivolo: il cannello ossidrico che l'operr ' teneva in mano si staccò dalla manichetta di una bombola di propano, la fiamma cominciò a serpeggiare. Sette delle ventitré persone ch'erano nel locale non riuscirono a mettersi in salvo e perirono tra le fiamme. Interrogati durante le due udienze di oggi, gli imputati hanno respinto in blocco le accuse. Prossima udienza, mercoledì. Filiberto Dani

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