Le lamine d'oro di Ezio Gribaudo
Le lamine d'oro di Ezio Gribaudo MOSTRE D'ARTE A TORINO Le lamine d'oro di Ezio Gribaudo Per meglio intendere la finezza decorativa e l'originalità tecnica degli « ori » adesso esposti da Ezio Gribaudo nella saletta della « Macom » in via Bogino 17 è consigliabile ricorrere non soltanto alla bella presentazione di Piero Bargis ma anche al grande volume uscito quest'anno sull'attivissimo, ed ormai pienamente affermato sul piano internazionale, artista torinese, nelle edizioni d'arte dei Fratelli Pozzo di Torino, intitolato Ezio Gribaudo, il peso del concreto. « Peso del concreto » è una dizione difficile e ambiguamente evasiva. Del pari lo sono i testi, redatti nel linguaggio volutamente oscuro oggi usato dalla critica d'arte, dei commentatori — nel libro — dell'opera grafica di Gribaudo. Volendo ridurli a più comune e facile intendimento si possono stralciare le parole chiare di Renato Barilli, le quali specificano che questo nostro giovane maestro della grafica contemporanea « preferisce portarsi rielle zone ove la stampa diviene una tecnica estremamente artificiale, alleata a meccanismi di grande perfezione, capace di chiamare al suo servizio pressioni di un ordine di-misura infinitamente superiore a quelli conosciuti da tempo». Infatti la tecnica di Gribaudo non è quella del tradizionale incisore, bensì di un artista che ha saputo trovare nella meccanica della stampa un'alleanza perfetta alla sua fantasia formalistica: che per la sua arte non si può parlare se non di forme astratte. Furono i bizzarri ma spesso elegantissimi rilievi lasciati sui « flani » tipografici dallo schiacciamento delle presse meccaniche ad ispirarlo per le prime opere di «bianco su bianco ». Insomma, si trattò di una intelligente indagine sui possibili risultati artistici proposti casualmente da una materia bruta, sulla quale il vigile, raffinato gusto dell'artista interveniva a scegliere, modificare, aggiungere, togliere, fino a ottenere un'immagine di squisita sensibilità plastica, una personalissima invenzione. Fu con questo procedimento geniale, via via perfezionato con l'aggiunta di colorì ora delicati ora portati a [forti timbri 'cromàtici, che Gribaudo s'impose alla critica internazionale, vinse il gran premio della grafica alla Biennale veneziana del '66, venne invitato ad esporre a Parigi e a New York. Ora ai cartoni ha sostituito sottili lamine d'oro vergine, i cui disegni incisi e rilevati il Bargis paragona a « una sorta di topografia arcaica ed arcana »: qualcosa che richiama alla memoria (e ciò indica la cultura dell'artista) gli ori micenei ripensati e rimodulati in chiave di assoluta modernità. mar ber 4
Persone citate: Bargis, Ezio Gribaudo, Gribaudo, Piero Bargis, Renato Barilli
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