Scuole di montagna

Scuole di montagna Scuole di montagna / sei ragazzi di Celle, in valle di Susa, non sono tornati a scuola. Hanno « scioperato » perché l'aula è vecchia e squallida, riscaldata malamente da una stufa a legna e il gabinetto non ha acqua corrente. Sindaco, Giunta e ispettore didattico hanno insistito invano per convincere le famiglie a rimandare i ragazzi a lezione. La crisi che affligge la scuola italiana, con intensità crescente dalle elementari all'Università, ci fa dimenticare che esistono ancora problemi come questo, delle piccole scuole di montagna. Per cinque mesi all'anno sono sotto la neve, gli alunni scendono dalle frazioncine e dai casolari sperduti, di rado sono più di sei o sette. Appartengono a classi diverse, ma si riuniscono nella stessa aula; c'è un solo insegnante per tutti, che spiega Romolo e Remo ai più piccini e Garibaldi ai più grandi. Dn insegnante giovane, che lo scarso punteggio in graduatoria condanna alle sedi più disagiate, cerca di rimediare con l'entusiasmo alla mancanza di materiale didattico. Il Comune, che dovrebbe provvedere aule, bidelli e riscaldamento, è povero. Sempre più povero perché i valligiani scendono a cercare una vita migliore nelle fabbriche della pianura e il bilancio si fa sempre più striminzito per la diserzione dei contribuenti. Non basta nemmeno per provvedere una stufa a kerosene o pagare qualche muratore, che rifaccia i muri e U gabinetto. Ebbene, ci pare che almeno per la scuola i soldi sì dovrebbero trovare. La montagna si spopola, ma qualcuno le rimane fedele. Non deve essere considerato un cittadino di seconda categoria. Se una speranza dt riscatto ancora esiste per queste popolazioni, attraverso il turismo o lo sviluppo dell'economia agricola dov'è possibile, è nella scuola che deve essere mantenuta viva. Una scuola decorosa, moderna: proprio perché qui i bimbi imparino che cultura vuol dire elevazione sociale, un livello dì vita civile, pulizia, igiene. E che almeno nel garantite ai figli un minimo di educazione la società è solidale con i cittadini meno fortunati.

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