Come Luigi Riva su un campo di provincia ha segnato le prime reti della camera

Come Luigi Riva su un campo di provincia ha segnato le prime reti della camera Come Luigi Riva su un campo di provincia ha segnato le prime reti della camera A Leggiuno, piccolo paese non distante da Varese - Gigi giocava nella squadra dell'oratorio e — come dicono i suoi amici — era smilzo, ma vivace ed aveva una sola passione, il football - L'apprendista meccanico ed i «permessi» per allenarsi a Laveno - Il passaggio nelle file del Legnano ed il trasferimento a Cagliari - Il ragazzo lombardo è diventato un personaggio che vale centinaia di milioni: sarà uno dei protagonisti della sfida che, domenica prossima, a San Siro, metterà di fronte i sardi, primi in classifica, ed il Milan (Dal nostro inviato speciale) Leggiuno, 28 novembre. Luigi Riva, calciatore del giorno. Gioca nel Cagliari, la squadra che comanda la classifica, e segna goals a grappoli, nel campionato in corso ne ha già nove all'attivo, domenica sarà avversario del Milan a S. Siro. Vale, ad occhio e croce, un miliardo. E' un « tipo », insomma, è un personaggio, celebre, popolare, ricco. Un personaggio che è nato qui a Leggiuno, un paesino in provincia di Varese, poche case che sembrano scaldarsi al sole d'autunno. Sulla piazza s'affaccia il municipio. In bacheca un annuncio, firmato dal sindaco, Arturo Riva. Un parente del giocatore? Un ragazzino ci informa di no, ci invita a salire negli uffici del Comune. Scappando di volata, ci urla: « Faccio il tifo per il Cagliari, io. Forza Gigi ». Andiamo negli uffici. Due impiegati, il signor Guglielmo Genzi ed il signor Adriano Costantini. « Conoscono — chiediamo — il Riva calciatore? ». La domanda deve suonar curiosa. Se conoscono il Riva calciatore? Il signor Genzi è suo cugino, il signor Costantini è stato in squadra con lui. Fiorisce il discorso, animato e cortese. Dice Genzi: « Gigi ha perso prima il papà, che era, qui a Leggiuno, sarto e parrucchiere, poi la mamma. Gli sono rimaste due sorelle, Fausta, che abita a Legnano, e Lucia, che sta a Castronno ». E Costantini racconta: « Riva è del '44, ha più o meno la mia età. Abbiamo cominciato a giocare insieme sul campo dell'oratorio, qui vicino, quindi, sempre insieme, siamo entrati nelle formazioni del Centro sportivo italiano. Gigi era piccolo, smilzo, s'è irrobustito dopo. Ma, già a quei tempi, aveva il football nel sangue. Era vivacissimo, padrone di un carattere tutto suo, nel gioco metteva una passione immensa. E' passato al Laveno, dove c'era già Parola, quello che, adesso, è della Spai. Dal Laveno al Legna- Lezione di calcio di Riva ai bambini di Leggiuno, il paese natale del giocatore rutti. Qui, Riva, quando aveva 15 o 16 anni, è stato assunto in qualità di apprendista meccanico. Voglia di lavorare? Il signor Fasano, sorridendo, non si sbilancia. Ma interviene il signor Cerutti, il suo « capo » di allora. « E' inutile — sostiene — ciascuno capita al mondo con un destino, quello di Riva era il destino di diventar calciatore. Quando lavorava qui, si vedeva lontano un miglio che il football rappresentava per il ragazzino una specie di chiodo fisso. Era al Laveno... ». « Già — interviene il signor Fasano — era al Laveno, e mi chiedeva sempre dei permessi per il giovedì, io non so, forse per allenarsi. Lui a chiedere, ed io a risponder di no, anche se si mettevano di mezzo amici comuni. Pensi un po' che pericolo ho corso, di ostacolar, proprio senza malanimo, una simile carriera... ». Continua Cerutti: « Io lo capivo. Avevo giocato al football, nel Varese, e, siocome Riva mi pa¬ reva bravo, cercai di tesserarlo per la mia ex società. Niente da fare. Preferì il Legnano, ho ancor da saper adesso il perché ». Si esce sulla via. C'è anche il custode della fabbrica. Riva? Per lui è un giovanotto che prendeva a calci qualsiasi cosa gli capitasse tra i piedi. Ora pensa che si trattasse di predestinazione. Ci raggiunge il cugino. « M'è venuto in mente una cosa, che serve per dimostrare che Gigi è un bravo ragazzo. Io l'ho visto giocar una volta sola. Ma gli parlo spesso e, un giorno che si era beccato due domeniche di squalifica, l'ho sgridato. Non poteva star tranquillo, in campo? Mi ha spiegato che non lo faceva apposta, che, in partita, aveva i nervi tesi. Però mi ha promesso di conservar la calma. Un buon carattere, glielo garantisco. E vuol saperne un'altra? I fiori che la Juventus ha dato al Cagliari quando i sardi sono stati a Torino, Gigi li ha inviati qui, sono al Cimitero, sulle tombe dei genitori ». C'è tutt'intorno il tepore del sole che illumina il piccolo paese. In un attonito silenzio, ecco il campo dell'oratorio, ecco la disadorna casa di Riva. Vien difficile pensare a Riva come al « signor miliardo ». Piuttosto si pensa a Riva come ad un ragazzo povero, che a forza di orgoglioso puntiglio, s'è aperto una strada nella vita. Giocando a football. Sfogando, a suon di goals, la sua rabbiosa energia. Gigi Boccacinì . o è , ra e a a i a be ami o co , e. di l e aa, a a- no, dal Legnano al Cagliari ». Scendiamo in piazza, ci accompagna il signor Genzi, plano piano gli vengono in mente ricordi degli anni andati, del papà di Gigi, che si interessava di sport, soprattutto di ciclismo, e sapeva ogni cosa dei Giri d'Italia, o di una sorella di Gigi c/ie non stava bene ma che è guarita, o dello stesso Gigi, che, da bimbo, aveva un'autentica passione, quella del pane e cioccolato. Cento metri di strada. Ecco, accanto alla chiesa di San Primo, il Campetto dell'oratorio, ciuffi d'erba che non riescono a coprire il fondo di terra battuta, ecco la casa di Riva, minuta e modesta. « Ma ora — assicura Genzi — Gigi ha promesso che la fa rimettere bene in sesto, perché è qui che trascorre le vacanze d'està^ te ». A destra, poco più in là; una fabbrica, la Slimpa, il padrone, il signor Oreste Fasano ha pure lui qualcosa da raccontare. Ci aspetta con un tecnico il signor Luigi Ce- rvsdvriiinditvii