È morta a 83 anni donna Ida moglie del presidente Einaudi

È morta a 83 anni donna Ida moglie del presidente Einaudi È morta a 83 anni donna Ida moglie del presidente Einaudi Il decesso nella sua casa romana - Nel luglio scorso era stata colpita da un male incurabile Interpretò con grazia e riserbo la parte che fu delle regine - II cordoglio del presidente Saragat Roma, 23 novembre. (g. Ir.) Donna Ida Einaudi è morta oggi pomeriggio nella sua abitazione al n. 391 di via Tuscolano. Al momento del trapasso erano vicini a lei il figlio, dott. Roberto, ed il medico curante che era stato chiamato poco prima per l'improvviso aggravarsi delle sue condizioni. La notìzia della scomparsa di Donna Ida Einaudi è stata appresa con profondo cordoglio negli ambienti politici. Il Presiden te della Repubblica ha inviato ai familiari il seguente telegramma: « La scomparsa della eletta compagna di Luigi Einaudi mi rattrista protondamente. Nel commosso ricordo della sua esemplare vita e interpretando 1 sentimenti di quanti ne conobbero e apprezzarono le nobili virtù, desidero far giungere al familiari tutti la espressione delle mie più sincere e sentite condoglianze ». Anche il presidente del Consiglio Leone ìia espresso con un telegramma il suo commosso cordoglio. Domattina alle 9, nella cappella della villa, sarà celebrata una Messa in suffragio. 1 funerali si svolgeranno lunedi nella chiesa di Santa Maria Ausiliatrice. La salma sarà poi fatta partire alla volta di Dogliani per essere sepolta accanto a quella dell'ex Presidente della Repubblica. Fu la prima donna in Italia a varcare la soglia del Quirinale come padrona di casa senz'essere regina, e si disse allora di lei: « Una piccola signora tìmida in un palazzo di re ». Un confronto che per qualsiasi altra avrebbe potuto essere schiacciante, in una Repubblica nata da due anni, in cui quasi metà dei cittadini conservavano nel cuore un sentimento nostalgico per U prestigio fastoso della monarchia. Da questo confronto seppe uscire con tranquilla, serena dignità. Timida, in realtà, non era. Schiva, piuttosto: di una ritrosia affinata da un riserbo innato, fatto di semplicità e candore. Di nobile famiglia veronese, quella dei conti Pellegrini, aveva conosciuto studentessa, a 18 anni, sui banchi dell'Istituto tecnico torinese, il professor Luigi Einaudi. Un giovane insegnante che aveva dieci anni più di lei e cominciava a far parlare di sé per gli articoli che scriveva su « La Stampa ». Si erano sposati il 19 dicembre 1903 e per cinquantotto anni, fino al giorno in cui la morte li separò, fu per lui una compagna devota. Lo seguì nei suoi viaggi, nelle sue gite in montagna, nella faticosa fuga a piedi attraverso il valico del Gran S. Bernardo dopo l'otto settembre 1943, per sfuggire all'arresto. Batteva a macchina i suoi saggi e i suoi articoli, correggeva le bozze dei suoi libri e governava la casa con la saggia moderazione che si addiceva alla moglie di un economista illustre: U suo libro dei conti, dai primi mesi del matrimonio ad oggi, è la storia economica di una famiglia borghese italiana attraverso le vicende tumultuose di mezzo secolo. L'11 maggio 1948 varcò al suo fianco il portone del Quirinale, tra due file di corazzieri irrigiditi nel saluto, accolta dal maggiordomo Danilo che per ventidue anni aveva servito Casa Savoia. Ma non andò ad abitare negli immensi saloni barocchi, tra i pesanti addobbi d'oro, raso e damasco. Ricostruì la sua casa al primo piano della palazzina, sepolta tra il verde del parco, in cui Elena e Vittorio avevano fatto il loro nido di giovani sposi. Il rinnovo del guardaroba imposto dalle circostanze consistette nell'ordinare in una sartoria romana tre abiti e due cappellini: continuò a vestire i semplici abiti di lana scura che prediligeva. Diceva ai visitatori: « Io vivo in due stanze »: un salottino borghese e una semplice camera da letto. Aveva fatto portar via l'imponente mobilio scolpito, spesso palesemente falso, e l'aveva sostituito con un discreto arredamento di gusto settecentesco e con medaglioni di Sèvres. Amava sferruzzare la lana in un angolo presso la finestra, due poltrone e un divano di raso giallo attorno a un tavolinetto laccato. Gli italiani impararono ad amare la sua grazia e il suo riserbo durante i sette anni che trascorse al Quirinale. Interveniva soltanto alle feste « comandate » dal suo dovere di consorte del Presidente, si svegliava alle 6,30 e passava la giornata tra il giardinaggio e le attività di beneficenza. La turbava essere riconosciuta per le strade di Roma: dopo che un antiquario l'aveva chiamata « eccellenza », profondendosi in inchini e facendole uno sconto non richiesto, preferiva uscire di rado e soltanto in auto. Era felice quando i nipotini venivano a trascorrere qualche settimana con lei: li incantava con fiabe delicate e divertenti, che spesso inventava per loro. Quando, nell'ottobre del 1961, Luigi Einaudi morì, si ritirò e visse di memorie: nella tenuta di Dogliani durante l'estate, fino al tempo della vendemmia, a Roma nella villa del figlio durante i mesi invernali. Per sette armi sembrò dimenticata, ma dell'affetto e del ricordo che anche i più umili conservavano di lei si ebbe una prova nello scorso luglio, quando venne ricoverata alle Molinette per un difficile intervento chirurgico. « Un male — si disse allora — di cui non si conosce l'esatta natura ». Ora sappiamo che si trattava di un male che non perdona. Venne dimessa dalla clinica il 23 agosto e tornò nella tenuta di Dogliani, tra le rose che curava personalmente. I tralci erano in piena fioritura. Da allora, è andata sfiorendo giorno per giorno. Il medico condotto dott. Dadone la visitava quasi quotidianamente, la trovava sempre più pallida e stanca. E' ripartita come faceva ogni anno, per trascorrere l'inverno a Roma, quando le brume hanno cominciato a scendere sulle colline delle Langhe. Il 30 ottobre era l'anniversario della morte del marito, era troppo sfinita per assistere alla Messa di suffragio celebrata nella chiesa del paese. E' rimasta chiusa nella sua camera, a pregare. Il giorno dopo, in auto, ha raggiunto Milano, per una visita al figlio ing. Roberto. Forse sapeva già che avrebbe potuto essere un addio. La sera del 1" novembre, in treno, è partita per Roma, dove la morte l'ha raggiunta nella villa sulla via Tuscolana. Aveva 83 anni. g. mart.