L'istituto dei "celestini" era fonte di speculazioni ?

L'istituto dei "celestini" era fonte di speculazioni ? L'istituto dei "celestini" era fonte di speculazioni ? Secondo la testimonianza di una insegnante grossi interessi ruotavano intorno al « rifugio » - I ragazzi soffrivano la fame (Dal nostro corrispondente) Firenze, 22 novembre. E' continuato oggt davanti al Tribunale penale il processo contro il direttore, il medico e cinque sorveglianti dell'istituto « Maria Assunta in cielo» (meglio conosciuto come « I celestini ») di Prato, tutti a piede libero. Molto attesa era la testimonianza di don José Arcangelo Papi, il sacerdote mandato a metter ordine nell'istituto dal vescovo di Prato, mons. Fiordelli. Il sacerdote ha detto che egli non ha mai potuto controllare V amministrazione: per far fronte ad alcune spese aveva dovuto rivolgersi ad un componente il Consiglio. Ha poi riferito sulle sue prime esperienze presso l'istituto: «Diedi ordine che si seguissero pratiche liturgiche comuni, che reputavo più formative di altre pratiche di pietà che si svolgevano prima. Il concetto di padre Leonardo era che nell'istituto si dovesse vivere con ciò che offrivano i benefattori. Cibo, comunque, non ne mancava, ma i ragazzi erano denutriti perché si lasciava marcire il cibo nelle cucine ». L'ispettrice scolastica Bona Lippi Viner, appena prese in esame i problemi relativi alla scuola « La pietà » (quella dell'Istituto dei «celestini»), cercò di vederci chiaro, e si mise in contatto, a tale scopo, con padre Leonardo e con il vescovo mons. Fiordellt, il quale le disse di rivolgersi al padre provinciale dei Cappuccini di Montughi (Firenze). Le proposte dell'ispettrice Viner caddero nel vuoto. Non riuscì neanche a convincere padre Leonardo che era assurdo far vestire, uno sopra l'altro, ai ragazzi tre grembiuli, quello nero, quello grigio e quello celeste. « Mi fu risposto che la "regola" imponeva che i cappuccini, non dovendo possedere alcun bene, portassero addosso tutto il " guardaroba "». In una relazione dell'ispettrice si leggeva: «Spero che padre Leonardo ascolti la voce della scuola piuttosto che quella dei troppo grossi interessi che avvolgono l'istituto da fonti diverse ». In aula la teste ha precisato che « a Prato si parlaya di grossi interessi economici; lo stesso padre Leonardo mi confidò che di notte arrivava da lui un vecchietto (.«forse — disse — era San Giuseppe») che gli aveva portato perfino sei milioni in una volta sola. Risposi che mi avrebbe fatto comodo che San Giuseppe qualche volta si fosse fermato a casa mia. E poiché avevo visto i bambini laceri e la chiesa piena di rubini e oro lo feci notare, ma come sempre, furono parole gettate al vento». L'ultimo teste ascoltato oggi è stato Maurizio Manetti, insegnante. Égli ha ripetuto le cose dette dalla maestra Venturi nell'udienza di giovedì Fra l'altro ha riferito dì una « particolare amicizia » di uno sguattero dell'Istituto per uno dei ragazzi.

Persone citate: Fiordelli, José Arcangelo Papi, Lippi, Maurizio Manetti, Venturi

Luoghi citati: Firenze, Prato