Un imputato non vuole confermare le accuse lanciate contro la polizia di Sauro Manca

Un imputato non vuole confermare le accuse lanciate contro la polizia Drammatica udienza per i "fatti di Sassari.. Un imputato non vuole confermare le accuse lanciate contro la polizia E' Vittorio Rovani, venticinquenne, anche lui ex confidente della Mobile sassarese - Deve rispondere di associazione a delinquere - In istruttoria affermò che i funzionari di P.S. avevano inscenato un conflitto a fuoco - feri ha rifiutato di rispondere alle domande del presidente: «Preferisco tacere» - Il dibattito rinviato al 2 dicembre (Dal nostro inviato speciale) Perugia, 22 novembre. Vittorio Rovani, di 25 anni, da Napoli, ed ex confidente della polizia, il personaggio-chiave del processo che si svolge davanti al Tribunale di Perugia per ì «fatti di Sassari», non ha fatto le rivelazioni sensazionali promesse al tempo dell'istruttoria. Posto davanti all'alternativa di accusare il vice questore Groppone, i commissari Juliano e Balsamo e il brigadiere Gigliotti di aver detto il falso, o i pastori sardi Monne, Setzì, Demartis, Graziano e Sisinio Bitti, Pisano, Cassa e Coccone (autori di estorsioni e di tentate rapine) di avere calunniato i funzionari di polizia, ha preferito trincerarsi dietro il silenzio. A conclusione dell'udienza odierna il processo è stato rinviato al 2 dicembre per l'interrogatorio dei funzionari dì P.S. imputati. Presidente — Lei deve rispondere di un solo reato: di associazione a delinquere per aver fatto parte della « banda » dei malviventi sassaresi. Conferma quello che ha già detto? Rovani — Vorrei rettificare alcune mie precedenti dichiarazioni. La mia posizione di allora era diversa da quella attuale. Le accuse portate contro dì me comportavano una condanna a 15 anni di carcere. Sono stato costretto ad assumere una linea di difesa che, secondo coscienza, non posso confermare. L'imputato dichiara di essersi recato in Sardegna una prima volta alla fine del '66 «per scopi turistici», la seconda, nel maggio successivo «per motivi sentimentali », e tra il luglio e l'agosto fece alcuni rapidi .viaggi in aereo. Fu invitato dal dott. Juliano, che conosceva perché era stato compagno di università di suo fratello, a collaborare con lui- per aiutarlo a catturare ì briganti dell'isola, ma — a suo dire — non voleva compromettersi, perché già a Napoli « era stato scottato ». Presidente — Che cosa accadde a Napoli? Imputato — Aiutai il commissario Juliano a scoprire i ladri che avevano compiuto un furto nell'abitazione di un parente del questore e finii anch'io dentro. Poi fui liberato. Presidente — Veramente lei disse che il funzionario l'aveva istigato a far commettere il furto. Imputato — Preferisco non entrare in dettagli. C'è stata una sentenza della Corte di Appello che mi ha assolto. Riprendendo il racconto sulle sue avventure sarde il Rovani attenua o ritratta tutte le accuse che, a Sassari, aveva formulato contro i funzionari di polizia. « Ho detto — spiega — quello che avevo saputo dal Marullo, ma non so se lui mi aveva detto la verità. Io non volevo nemmeno aver rapporti con lui ed ero seccato che mi presentasse ai suoi "amici " come trafficante d'armi ». Presidente — Lei, Rovani, ha raccontato al giudice istruttore che fu il Marullo a nascondere nelle rovine dove aveva l'ovile il Cossa (e dove avvenne il « conflitto a fuoco ») il mitra che gli era stato consegnato dal dottor Juliano, e che quell'arma era stata regalata al com¬ missario dal questore, trasferito nel « continente ». Imputato — Veramente non è proprio così. P.M. — Allora in quell'occasione lei ha calunniato il funzionario di polizia. Imputato — Non voglio offrire il fianco ad altre denunce. Preferisco tacere. P. M. — l«i non risponde più? Avv. Fusco (difensore) — E va bene, non risponda più. Presidente — Lei, avvocato, non può dare simili consigli all'imputato quando lo sto interrogando. L'atmosfera si fa accesa. Tutti i difensori si mettono a gridare, lamentando che il presidente non permetta le interruzioni mentre le consente alla pubblica accusa. Con tatto il dott. Mastromatteo riporta in pochi minuti l'ordine in aula. Ma da questo momento il Rovani non vuole più rispondere. All'udienza pomeridiana il presidente domanda all'imputato se abbia pranzato. « No », risponde il Rovani. Presidente — Ha ripensato al suo comportamento di stamane? Intende modificarlo? Imputato — No, preferisco non correre rischi. Voglio soltanto precisare che, a differenza di quanto è scritto negli atti, non conoscevo né il dott. Grappone, né il dottor Balsamo. Mi spiace di non poter dire tante cose che potevano essere utili ai fini della giustizia. Ho ricevuto delle intimazioni anche da parte dei giornalisti appartenenti alla stampa di sinistra. Mi hanno detto che se mi fossi scagliato contro la polizia, mi avrebbero trattato bene. Ho registrato le conversazioni su un magnetofono e sono pronto ad esibirle. Il presidente dà atto verbale dell'accaduto e si riserva di allegare al fascicolo processuale le bobine del registratore. Poi legge gli interrogatori, mentre il Rovani rimane a sentire, senza confermare né modificare nulla. Il processo è sospeso alle 19, verrà ripreso il 2 dicembre prossimo con l'interrogatorio del vice questore dottor Grappone e degli altri funzionari di polizia. Sauro Manca * Vittorio Rovani interrogato ieri a Perugia (Telefoto)

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