Salta in aria a Gerusalemme un'auto carica di dinamite: 11 morti di Franco Martini
Salta in aria a Gerusalemme un'auto carica di dinamite: 11 morti Attentato nella parte israeliana della citta Salta in aria a Gerusalemme un'auto carica di dinamite: 11 morti La vettura (con 200 chili di esplosivo) era parcheggiata alle 9,30 del mattino in un mercato affollatissimo - Lo scoppio ha devastato negozi e case d'abitazione; oltre ai morti, ha fatto 55 feriti - Il «premier» Eshkol ha stigmatizzato il vile attentato contro cittadini inermi - Cinquecento arabi arrestati (Dal nostro corrispondente) Gerusalemme, 22 novembre. Il più grave attentato dalla fine della « guerra dei sei giorni» è avvenuto stamane in un mercato di Gerusalemme. Un'auto carica di oltre duecento chili di dinamite è esplosa tra la folla: i morti sono undici (tra cui un bimbo di 5 anni), ed i feriti 55 (diciotto dei quali in gravi condizioni). Nella zona araba della città è stato imposto il coprifuoco e tutti gli accessi al quartiere sono bloccati dalla polizia: le autorità vogliono evitare ad ogni costo nuovi incidenti o rappresaglie di esaltati. I terroristi hanno abbandonato l'auto, stipata d'esplosivo, davanti al negozio di un barbiere, nel quartiere del mercato di Ben Yehouda, nel settore israeliano. La bomba è scoppiata alle 9,30 in punto mentre il mercato era straordinariamente affollato per gli acquisti tradizionali della vigilia del sabbat (domani, sabato, tutti i negozi sono chiusi). L'esplosione è stata di una violenza eccezionale: ha appiccato fuoco ai banchi e alle auto in un raggio di duecento metri proiettando in ogni direzione rottami metallici. La folla, in preda ad un panico irrefrenabile, si è data alla fuga travolgendo, ogni cosa, urlando, piangendo. Il piano di emergenza è scattato immediatamente: tutte le autoambulanze, con le sirene in azione, sono accorse sul posto mentre la polizia bloccava il quartiere. Non si sono avute gravi reazioni: solo qualche giovane folle di collera si è scagliato contro dei passanti arabi che gli agenti hanno preso sotto la loro protezione. Avvertito sollecitamente, il primo ministro Levi Eshkol è giunto sul luogo dell'attentato pochi minuti dopo l'esplosione. Il premier ha dichiarato che i capi dei paesi arabi che proteggono le organizzazioni terroristiche hanno una pesante responsabilità. « Questo ignobile attentato — ha detto — dimostra il vero viso dei nostri nemici che temono di affrontarci armi alla mano e che scelgono il crimine nella sua forma più sporca. Questa ignominia rafforza la nostra convinzione che la presenza di truppe israeliane sul Canale dì Suez, sul Giordano e nell'altopiano siriano è la nostra vera garanzia di sicurezza ». Le indagini per scoprire i colpevoli si annunciano difficili: la bomba ha completamente distrutto l'auto scavando tutt'intorno nell'asfalto un cratere del diametro di oltre un metro e mezzo. La violenza dello scoppio ha infranto i vetri di cinque isolati. Nove palazzi, la facciata butterata dalle schegge, sono stati lesionati e gli agenti ne hanno ordinato lo sgombero. Il capo della polizia Nahim Bosni ha dichiarato che finora sono stati arrestati cinquecento arabi sospetti. Per alcune ore la città è vissuta come in stato d'assedio: reparti di polizia e dell'esercito in assetto di guerra pattugliavano le vie, formavano posti di blocco; i negozi avevano abbassato le saracinesche e la popolazione si era rinchiusa in casa. Poi, col passare delle ore, in città è tornata la calma: in tutta Gerusalemme, anche nella parte araba, la situazione appare tranquilla. Franco Martini
Persone citate: Ben Yehouda, Eshkol, Levi Eshkol
Luoghi citati: Gerusalemme, Suez
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