Rilasciato dai fuorilegge l'allevatore giunge stremato dopo una lunga marcia di Mario Guerrini

Rilasciato dai fuorilegge l'allevatore giunge stremato dopo una lunga marcia ÈS rimasto prigioniero dei banditi per 34 giorni Rilasciato dai fuorilegge l'allevatore giunge stremato dopo una lunga marcia I familiari avrebbero pagato un riscatto di una ventina di milioni - Luigi Ledda (59 anni) ha camminato per tre ore *otto una pioggia sferzante - Infine ha raggiunto una caserma dei carabinieri - Piangeva e mormorava frasi sconnesse - Dopo le prime cure, è stato condotto nella sua casa a Bortigali (Nostro servizio particolare) Cagliari, 20 novembre. Luigi Ledda, l'allevatore di bestiame cinquantanovenne di ! Bortigali rapito dai fuorilegge il 16 ottobre, è tornato a casa. I banditi lo hanno rilasciato ieri verso le 23 in una impervia località del Nuorese, in prossimità del bivio per gli abitati di Tonara e Sorgono. L'uomo, in condizioni fisiche pietose, ha affrontato sotto una pioggia sferzante una marcia di tre ore, resa ancor più dura dal gelo pungente delia notte. Luigi Ledda scomparve all'alba del 16 ottobre. Era andato al suo ovile come tutte le mattine di buon'ora per curare il bestiame. Più tardi, quando i fratelli andarono a raggiungerlo, trovarono l'ovile a soqquadro: la capanna era deserta. La drammatica realtà si rivelò con il trascorrere delle ore: Luigi Ledda era stato rapito da un gruppo di malviventi che avevano fatto irruzione nell'ovile e l'avevano costretto con le armi, probabilmente dopo breve collutazione, a seguirli. Cominciarono le ricerche, che non diedero alcun esito. Si pensò anche ad una vendetta, poiché le condizioni economiche dei Ledda non erano tali da giustificare un sequestro di persona a scopo di estorsione. Ma dopo una settimana i fuorilegge si fecero vivi con i fratelli dell'allevatore, che non è sposato. Ebbero inizio le trattative, difficili per le alte richieste dei fuorilegge (pare 80 milioni) e per l'impossibilità dei Ledda di reperire in breve tempo una cifra che potesse soddisfare i banditi. Dopo tre settimane si cominciò a temere per la vita dell'ostaggio. In realtà, i fratelli dell'allevatore stentavano ad accordarsi con i fuorilegge. Riuscirono, infine a convincerli ad accontentarsi di una som- ma molto inferiore a quella richiesta inizialmente, e cioè circa 15-20 milioni, consegnandola in diverse rate. La liberazione era ormai attesa da diversi giorni dai familiari del Ledda. In queste ultime notti i fratelli dell'allevatore ed altri parenti hanno percorso incessantemente le strade del Nuorese durante le ore notturne, nella speranza di incontrare Luigi dopo il rilascio da parte dei ban- dsnfins diti. I loro sforzi, però, sono stati vani: i fuorilegge hanno ridato la libertà all'ostaggio in una delle località più fitte di vegetazione della zona del Gennargentu, in prossimità di Sa Codina. Pioveva, la nebbia era fitta, l'oscurità intensa. I banditi hanno detto semplicemente a Luigi Ledda: « Va sempre diritto, troverai la strada asfaltata ». L'allevatore si è incamminato quasi come un automa. Era ormai privo di ogni energia e fiaccato nello spirito. La sua prigionia è stata tremenda: nessun ostaggio, forse, è stato mai trattato tanto duramente quanto lui. Luigi Ledda ha camminato per tre ore ed ha anche sbagliato direzione. Infatti, una volta raggiunta la strada asfaltata (la Statale n. 128) aveva la possibilità di andare a Tonara. distante tre chilometri. Egli aveva però ormai perso completamente l'orientamento ed è andato nella direzione opposta, verso Sorgono, distante sei chilometri. A Sorgono è arrivato verso le due del mattino e ha bussato alla porta della caserma dei carabinieri. Gli ha aperto il piantone. «Sono Luigi Ledda, il sequestrato: soccorretemi! », ha detto. Il carabiniere lo ha subito sorretto e lo ha fatto entrare. Lo ha fatto adagiare su un lettino e con i commilitoni gli ha prestato le prime cure, Gli hanno tolto gli abiti inzuppati di pioggia e l'hanno av volto in pesanti coperte. Gli è stato dato del caffè caldo, che egli ha bevuto lentamente. Il tenente Filocamo ha cercato di fargli qualche do- manda, ma Luigi Ledda era in completo stato di choc e mormorava frasi sconnesse. Ripeteva: « Accompagnatemi a casa», e scoppiava in lacrime. L'ufficiale l'ha tranquillizzato e incuorato Luigi Ledda si è in parte rasserenato e si è assopito per qualche ora. Alle cinque sono arrivati da Bortigali i suoi tre fratelli, Valerio, Giovanni e don Vincenzo, sacerdote. Li ha abbracciati con le lacrime, agli occhi. Alle 6 e mezzo, sotto scorta dei carabinieri, l'allevatore ha lasciato Sorgono nell'auto dei fratelli e alle 8,15 è arrivato a Bortigali. Dinanzi alla sua casa era ad- attenderlo una piccola folla di fotografi, giornalisti, operatori della televisione, parenti ed amici. I fratelli non l'hanno lasciato avvicinare da alcuno e l'hanno portato immediatamente in casa, sbarrando l'uscio. Un medico ha praticato una iniezione tranquillante. Luigi Ledda, dopo trentacinque giorni, è potuto finalmente tornare a riposare nel suo letto. Non si sa molto sulla prigionia dell'allevatore. Soltanto il fratello Giovanni, nella tarda mattinata, ha raccontato qualcosa della drammatica vicenda del congiunto. « E' stato terribile — ci ha detto. — I banditi l'hanno trattato malissimo. Gli hanno dato da mangiare solo pane e formaggio e da bere pochissima acqua. Ha patito il freddo in maniera impressionante ed è stato costretto ad affrontare estenuanti marce notturne. Ha quasi sempre dormito all'aperto e soltanto per alcuni giorni gli hanno trovato una tenda. Aveva quasi sempre i polsi legati e talvolta lo legavano ad un albero durante le soste, nel timore che tentasse la fuga ». Mario Guerrini La barba sul viso disfatto, Luigi Ledda dopo la lunga prigionia (Tel. a «La Stampa»)

Luoghi citati: Bortigali, Cagliari, Sorgono, Tonara