A Ginevra i maestri della pittura moderna di Marziano Bernardi

A Ginevra i maestri della pittura moderna Mostra eccezionale al «Petit Palaia» A Ginevra i maestri della pittura moderna (Dal nostro inviato speciale) Ginevra, 18 novembre. Una città ricca, raffinata, colta, antica ed insieme moderna, per secolare tradizione forse la più «europea» del nostro continente. Un uomo di dinamica intelligenza, fornito d'ingenti mezzi finanziari, un industriale appassionato d'arte, generosamente ambizioso di legare il suo nome e le collezioni cui ha dedicato la seconda parte della sua vita a un grande istituto di cultura internazionale all'insegna « l'arte per la pace ». Dal loro incontro felice, che fa pensare a quello, tanti anni fa, di Riccardo Gualino con Torino, è nato il Museo del « Petit Palais» di Ginevra che s'è inaugurato questa sera con un concorso spettacoloso d'invitati. L'uqmo è Oscar Ghez, un personaggio straordinario per energia, vivacità, acutezza intellettuale, di nascita e parentele italiane, conosciuto dai torinesi perché nel 1964 organizzò con Vittorio Viale nella Civica Galleria d'Arte Moderna di Torino la prima e memorabile pubblica esposizione d'una parte della sua gigantesca raccolta di quadri (il numero è imprecisato, egli lo tiene segreto, ma si parla di nove o diecimila) col titolo « 80 pittori da Renoir a Kisling». Il « Petit Palais » è un delizioso palazzetto in stile francese Secondo Impero situato al numero 2 della Terrasse Saint-Victor in un quartiere residenziale ginevrino. Per aumentarne la capacità relativamente esigua, Oscar Ghez dopo averlo acquistato ha fatto ricavare dal sottosuolo vari piani che aggiunti a quelli fuori terra sommano a sei ottenendo così le sale sufficienti per la esposizione permanente dei quadri scelti nella sua collezione e per le mostre temporanee, in periodica rotazione, degli altri suoi dipinti-che usciranno dall'ultimo piano interrato dove sono custoditi su telai metallici mobili con perfetta sistemazione museologia. Di conseguenza il museo, che comprende anche disegni, incisioni, sculture, ceramiche di Steinlen e di Zadkine, di Gauguin e di Derain, per far solo qualche nome, diviene un organismo d'inconsueta vivezza, un centro di incessante informazione culturale. L'attività del museo — sempre su un piano internazionale di alto prestigio — è affidata a un'associazione di « Amici del Petit Palais » presieduta da Oscar Ghez, già numerosi a Roma dove fanno capo al circolo « Letture critiche» presieduto da Vittorio Gorresio e animato dal la signora Anna Maria Puccini, e in altre città. Ma che cosa si vede al Petit Palais? Questo museo è qualificato dal concetto stesso che guidò Oscar Ghez collezionista di pitture. Egli si rese conto dell'impossibilità, ormai da oltre vent'anni, di reperire a qualunque prezzo, in numero tale da costituire una completa collezione, ope re dei massimi rappresentanti della produzione artistica francese ed anche europea fra il 1880 e il 1930 circa: cioè del periodo che comprende impressionisti, i post-impressioni sti, i neo-impressionisti o pointillisles, i nabis, i fauves, i così detti « pittori di Montmartre e di Montparnasse », cubisti espressionisti e surrealisti, quelli della école de Paris, e i maggiori naìfs o « primitivi del XX secolo» oggi tanto in voga. Era invece possibile procurarsi ancora, isolatamente, alcune opere di qualche notissi mo esponente di coteste correnti estetiche. E così troviamo nel « Petit Palais » quadri di Renoir, Guillaumin, Caillebotte, Jacques-Emile Bianche, Si gnac, Cross, Denis, Serurier, Vallotton, Vuillard, Marquet, Derain, Dufy, Friesz, Larionov, Van Dongen, Vlaminck, Utrillo, Foujita, Kisling, Lhote, Lurcat, Picasso, Soutine, Pascin, Chagall: nomi prestigiosi che corrispondono ad altrettanti nuclei creativi intorno ai quali si svolse il vasto e fe condo lavoro di moltissimi al tri artisti che erroneamente so no ritenuti «minori», in quan to spesso i loro prodotti reg- gdctfpGzDrcdtcmlUnnpSs gono il confronto con quelli dei più ammirati maèstri. E' su questo terreno dei misconosciuti, dei dimenticati, di coloro che, pur splendidamente dotati, non raggiunsero la fama dei « mostri sacri », che è svolta con risultati sorprendenti la ricerca di Oscar Ghez. La sua tenace rivalutazione di Louis Valtat, nato a Dieppe nel 1869, morto a Parigi nel 1952, pittore nel quale confluiscono le esperienze dei post-impressionisti e dei neoimpressionisti, e che è di un decennio l'anticipatore dei fauves, ci pone in presenza di un magnifico artista al quale nel Petit Palais » è dedicata un'intera sala intitolata « Val-' tat et ses amis », mentre altre sue opere sono sparse nel museo ad indicare i suoi legami con le tendenze più vive del suo tempo. Lo stesso è avvenuto per Steinlen, svizzero di nascita ma parigino d'elezione, al quale guardò certamente il giovane Picasso appena giunto a Parigi, che nella Portense de Unge è degno di Daumier, nel Nu au mouchoir di Renoir e nelle Deux parisiennes di Toulouse-Lautrec. Una trentina di suoi dipinti, con disegni, sculture ed incisioni, lo riportano nel « Petit Palais » alla statura artistica che gli va riconosciuta. Altre rivendicazioni importanti: gli squisiti poìntillistes Charles Angrand, he non cede a Seurat nella Seine à l'aube, e l'elegiaco Henri Martin che nell'immenso quadro La fenaison, capolavoro di circa il 1895, gareggia con gli accenti più lirici del nostro Pelizza da Volpedo, il delicatissimo impressionista Gustave Loiseau. E' nella riserva di caccia della «école de Paris» e dei cubisti, dei pittori di Montmartre e di Montparnasse che Oscar Ghez ha abbondantemente riempito i suoi carnieri. Sfilano sulle 'pareti la Valadon la Laurencin, Glaizes e la Fresnaye, Herbin e Laprade, Marchenad e Metzinger, Survage e Goerg. Chi sfoglia il monumentale catalogo illustrato in due volumi del museo, i la prefazione di Oscar Ghez, l'eccellente introduzione di Georges Peillex, le biografie di Francois Daulte, un catalogo curato magistralmente da Ezio Gribaudo, direttore delle Edizioni d'Arte Pozzo | di Torino, che hanno stampato l'opera ricca di 292 tavole a colori e di 230 riproduzioni in nero, trova dozzine di nomi che raramente ricorrono nei comuni testi sulla storia della pittura moderna. E non soltanto della pittura francese. Notiamo con soddisfazione parecchie presenze italiane: Boldini, Corbellini, De Pisis, Garbari, Rosai, Severini, Treves, De Chirico. Le scelte potranno esser state un po' capricciose; ma obbedirono al temperamento del fondatore del « Petit Palais ». Ad ogni modo è certo che da oggi Ginevra diviene una tappa obbligata per chi vuol scrutare non soltanto di vetta in vetta ma anche nei recessi delle valli la grande mappa dell'arte moderna. . . . . Marziano Bernardi