Saigon accetta di inviare i suoi delegati a Parigi? di Mario Ciriello
Saigon accetta di inviare i suoi delegati a Parigi? Img trattative jpez* il Vietnam Saigon accetta di inviare i suoi delegati a Parigi? Secondo indiscrezioni a Washington, i negoziati di pace si aprirebbero il V dicembre con la partecipazione di americani, nord e sud-vietnamiti, «vietcong» (Dal nostro inviato speciale) Washington, 16 novembre. Anche i funzionari più cauti non nascondono oggi il loro ottimismo per il Vietnam. Tutte le notizie — e non solo da Washington, ma anche da Parigi e da Saigon — indicano che lo sperato accordo per una partecipazione sud-vietnamita a negoziati di pace è quasi certo e prossimo. Secondo le informazioni qui disponibili, il presidente Thieu avrebbe già accettato d'inviare una delegazione a Parigi: l'unica difficoltà — ma che dovrebbe essere superata entro qualche giorno — consiste nel trovare una formula che non dia l'impressione ai leaders sud-vietnamiti di essere posti sullo stesso piano — morale e diplomatico — del Fin dei vietcong. Se tutto andrà bene, il convegno con la partecipazione dei quattro interlocutori — americani, nordvietnamiti, Saigon e Fin — potrebbe aprirsi il 1" dicembre. Tirate le somme, molti osservatori americani pensano che questo « tiro alla fune » Washington-Saigon non sia stato del tutto negativo. Tale sarebbe l'opinione di Johnson. Rifiutandosi di obbedire prontamente agli americani e costringendoli anzi a consultazioni e concessioni, il presidente Thieu sembra aver rafforzato moltissimo la propria posizione personale. Il mondo politico sud-vietnamita, di solito cosi diviso, è unito — almeno per ora — dietro il suo leader. Certo, non mancano diffidenze e timori: e il fatto che la delegazione a Parigi sarà forse capeggiata dal vice-presidente Nguyen Cao Ky conferma che i «duri» vogliono seguire da vicino ogni sviluppo. Ma se i sud-vietnamiti andranno a Parigi potranno presentare un fronte più solido dello sperato. Secondo le notizie di oggi, tre fattori avrebbero vinto la resistenza di Thieu e dei suoi collaboratori: 1) Johnson — e ancor più Nixon — avrebbero promesso a Thieu che non costringeranno Saigon ad accettare ima presenza comunista nel governo. 2) I capi sud-vietnamiti — a quanto pare — avranno parte di primo piano nelle discussioni sul futuro politico del Vietnam. 3) La consapevolezza che un prolungato rifiuto di partecipare ai negoziati avrebbe isolato Saigon a vantaggio dei comunisti. Mario Ciriello Il primo ministro sudvietnamita Tran Van Huong a Saigon dopo la riunione del governo (Telefoto A.P.)
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