Tre milioni di elettori votano domenica in Sicilia

Tre milioni di elettori votano domenica in Sicilia Per i novanta deputati all'Assemblea regionale Tre milioni di elettori votano domenica in Sicilia I partiti si sono impegnati in una grandiosa propaganda elettorale - Si dice che il pci abbia speso due miliardi - La lotta è limitata a dc, socialisti, comunisti - Tuttavia si prevede che si potrà rifare il centrosinistra - Tutti promettono un rinnovamento morale e politico ed un maggiore scrupolo nella spesa pubblica (Dal nostro inviato speciale) Palermo, 7 giugno. Domenica si vota per il rinnovo dell'Assemblea regionale. Più di tre milioni di siciliani sono iscritti nelle liste per eleggere 90 consiglieri, comunemente chiamati « deputati » anche se la definizione è Impropria. La prova è straordinariamente impegnativa per tutti i partiti, tanto più in vista delle « politiche» per il rinnovo del Parlamento nazionale nel 1968. Lo sforzo propagandistico è teso, assillante: più di mille comizi fino a ieri, altoparlanti nelle strade, ventate di voci che si sopraffanno urlando nomi di candidati, fittissima attività degli uomini politici venuti da Roma per visitare ogni angolo dell'isola. I candidati alle 90, poltrone di Palazzo di Normanni sono 800, suddivisi in liste locali. Vediamo il campione di Palermo: 10 partiti presentano 21 candidati (soltanto due formazioni politiche minori si limitano a 18). Ai partiti di carattere nazionale (dc, psu, pri, pli, pci, psiup, msi, monarchici) si aggiungono gruppi formati per l'occasione con fini di disturbo, come il Movimento autonomo socialista. Temi dominanti: rinnovamento morale e politico della vita siciliana, snellimento della burocrazia regionale, maggiore avvedutezza nell'uso del denaro pubblico, iniziative per il risveglio dell'economia e in particolare del turismo e dell'industria. Gli elettori ascoltano con una certa freddezza. La tentazione di un voto di protesta, a mezzo di schede bianche, sembra diffusa come quella di una rinuncia al voto (a Licata si vorrebbe l'astensione totale); fra le incognite di domenica vanno dunque incluse quella della percentuale dei votanti e quella del numero di schede nulle. La lotta è naturalmente ristretta ai partiti maggiori, come la dc, il psu e il pci, con partecipazione molto vivace del partito repubblicano. La democrazia cristiana parte da posizioni di forza: 42,05 per cento dei voti e 37 «deputati» alle elezioni regionali precedenti. Per governare la Regione autonoma occorre una maggìoranza di almeno 46 «deputati». Alla chiusura dell'Assemblea i socialisti unificati ne avevano 11, i repubblicani 1, sicché il totale del centro sinistra era di 49 (alla sua nascita ne aveva 53, poi ci furono complesse « migrazioni ;» in seno all'Assemblea). Pur calcolando i seggi socialisti che andranno al psiup (ne aveva preso 6 al psi, compensati poi da spostamenti in campo socialista di altrettanti deputati di diversi partiti). Gli interrogativi correnti ri guardano la tenuta» dei grossi partiti. La dc si presenta con molti giovani, ai quali ha affidato il compito di portare avanti un programma di rilancio regionalistico; il partito di maggioranza ha trovato una nuova coesione, in Sicilia, con sforzo parallelo di due uomini che rappresentano due città-chiave, il sindaco catanese Drago, e l'organizzatore palermitano Lima. I vecchi e notabili» sono pressoché scomparsi. Le previsioni non escludono un nuovo successo della dc, che mostra una netta decisione nel contrattacco ai comunisti, impegnati anche questa volta con larghezza di mezzi (si dice che abbiano speso due miliardi per questa campagna elettorale). Va ricordato che l'ultima consultazione elettorale in Sicilia, quella del 1964 (comunali), vide il partito comunista all'attacco con una propaganda martellante, affidata perfino al fumetti e al racconti « gialli », coronata da un risultato del tutto imprevisto: il pci perse una valanga di voti (48.460 rispetto alle elezioni regionali del 1963, nei capoluoghi dove si era presentato con liste autonome) e la dc ebbe una netta affermazione. In questa battaglia i comunisti sono indeboliti da gravi dissensi interni, testimoniati dall'allontanamento di alcuni uomini di punta e dal distacco di personaggi di rilievo locale, specialmente a Trapani e Caltanissetta. Un deputato, Messana, ha lasciato il pci per i socialisti. C'è chi prevede un nuovo franamento dei comunisti nell'isola: ma vanno fatte grosse riserve, tanto più tenendo conto di tante esperienze nazionali e di quella mobilità dell'elettorato siciliano che si deve considerare il solo dato indiscusso, come la mobilità di alcuni deputati, disinvolti nel passare da una parto all'altra. Escluso che il pci possa aggiungere ai suoi 21 consiglieri e a quelli che conquisterà il psiup (una grossa incognita) quanti occorrono per raggiungere la maggioranza di 46 su 90, sembra probabile il rinnovo del centro-sinistra. Molto dipenderà dalla «tenuta dei socialisti unificati, esposti al la erosione del psiup e dei gruppi minori creati appositamente. I socialisti hanno sofferto, come gli altri grandi partiti, divisioni interne aggravate dal dissidio con i democristiani su temi di politica e di amministrazione regionale. Le previsioni comuni danno però buone probabilità al partito socialista unificato, da misurare col particolarissimo metro locale. In Sicilia molti votano per l'uomo, visto come personaggio dispensatore di impieghi e di favori, non per il partito. Basterebbe questo accenno per limitare la validità politica della prova di domenica prossima come « anteprima » delle elezioni nazionali del 1968. Si tratta anzitutto di una grande prova isolana: i siciliani sono chiamati a votare in modo più maturo, per scegliere candidati adatti a liberare il grande potenziale umano, di intelligenze, finora rimasto soffocato, e a dimostrare che non fatalmente la Sicilia ha il ruolo di campione febbrile dei mali e delle disfunzioni nazionali. Mario Fazio

Persone citate: Mario Fazio, Messana

Luoghi citati: Caltanissetta, Licata, Palermo, Roma, Sicilia, Trapani