Londra commossa

Londra commossa Londra commossa (Dal nostro corrispondente) Londra, 30 gennaio. Quando la notizia della morte di Gandhi si diffuse per Londra, tutti gli indiani che lavorano nel grande palazzo dove ha sede l'alto commissario del nuovo stato indiano, andarono a prosternarsi davanti al ritratto del Mahatma: due lampade da tempio furono accese, e ai piedi del ritratto fu deposta una tazza colma di candidi fiori dell'India, i sacri agarbad. Tutto il giorno gli indiani di Londra hanno sfilato in preghiere davanti al ritratto. In una modesta sala da riunioni popolari, la Kingsley Hall nel quartiere di Bow, presso il porto, la zona più triste e più povera della metropoli, una donna dai capelli grigi diceva fra il pianto ai giornalisti: «Questa è una tragedia terribile per il mondo intero perchè e stato ucciso l'ultimo santo che il mondo vedrà forse mai più ». Quella donna era miss Doris Lister, la più vecchia e fedele seguace di Gandhi in Inghilterra: e la modesta Kingsley Hall è la casa dove Gandhi aveva alloggiato nel 1931 quando era venuto a Londra per la conferenza panindiana, la conferenza della tavola rotonda, perchè non vi dovevano essere che degli eguali fra i rappresentanti dell'India agitantisi per l'indipendenza: Gandhi che parlava per i paria intoccabili e i Maragià adorni di diamanti e lunghe collane di perle. Al tempo di quella sua visita a Londra, nel 1931, Gandhi aveva lasciato che la stampa gli facesse attorno un chiasso da stella cinematografica. Ma a quel tempo Gandhi era ancora bene in salute e i suoi occhi avevano lampi di dolce malizia che si accompagnavano con frizzi sempre pronti sulle sue labbra. Al giornalisti che gli avevano domandato che abito si proponesse di indossare a Londra, aveva risposto: «Il mio lenzuolo e la mia coperta di lana, sono una evoluzione organica della mia vita. Il mio dovere, secondo lo concepisco io, è di non aggiungere alla mia coperta nulla più di quanto il clima perentoriamente richiede... ». « Una strana mescolanza - udivo oggi dire nei corridoiiàdella Camera del Comuni di misticismo e di politicante astuto ». Perchè questo appunto fu il paradosso di Gandhi: che per tutta la vita egli fu il più grande nemico che laGran Bretagna abbia mai incontrato nelle terre del suoimpero e nonpertanto tutta l'Inghilterra riconosceva laforza di Gandhi e la giustizia ideale della rivolta da lui bandita. Questa sera gli uomini del Governo dichiaravano che l'opera di pacificazione compiuta da Gandhi nella guerra civile fra buddisti e mussulmani è cosi grande che la sola speranza di Londra è che gli ideali personificati in Gandhi possano veramente placare il conflitto. Il primo ministro Attlee, i più alti pensatori inglesi, tutti i giornali, proclamano stasera che Gandhi fu un santo che portava milioni di uomini alla pace con la sua forza morale, che fu un esempio unico in questo tristo mondo moderno. E tutto il popolo inglese rabbrividisce al pensiero che questa vita meravigllosa è stata spenta dalle cupe forze dell' odio di razza e di religione contro le quali Gandhi aveva predicato per più di cinquanta anni. Londra è sinceramente, profondamente commossa. La notizia della morte di Gandhi è stata comunicata per telefono al re alla sua villa di Sandringham. Il primo ministro lo ha commemorato con un radio discorso. c. m. f.