La costruzione di due grandi corazzate

La costruzione di due grandi corazzate IL POTENZIAMENTO DELLA NOSTRA MARINA La costruzione di due grandi corazzate sarà iniziata ctuest'anno ROMA, 11 mattino. Ai termini del Trattato di Washington, l'Italia ha il diritto di costruire 70 mila tonnellate di corazzate, ma, pur considerando le navi di questo tipo come le uniche atte a costituire il nucleo principale delle grandi flotte, si è finora astenuta dal farlo per non pregiudicare quelli che potevano essere i risultati delle Conferenze navali, in particolare della Conferenza per la limitazione degli armamenti in generale. In conseguenza della situazione che recentemente si è venuta creando negli armamenti navali di quasi tutti gli Stati del mondo, dai maggiori ai minori, il Governo fascista ha ritenuto opportuno di dare alla Marina quella composizione organica che, in mancanza di generali accordi di limitazione qualitativa, appare indispensabile: ha quindi deciso di procedere alla costruzione di 70 mila tonnellate di corazzate. La constatazione della aumentata efficienza delle offese alle quali queste navi debbono validamente resistere, ha consigliato di orientarsi verso il massimo dislocamento unitario stabilito dal Trattato di Washington: 33 mila tonnellate. Ne! corso del corrente anno due corazzate verranno impostate, rispettivamente nel cantiere San Marco di Trieste e nel cantiere Ansaldo di Genova. Due grandi potenti unità saranno impostate entro Vanno corrente nei cantieri navali dell'Adriatico e del Tirreno. Il Governo fascista — come è ricordato più sopra — è giunto a tale decisione utilizzando il tonnellaggio attribuito all'Italia dalla Conferenza di Washington e in vista, appunto, delle costruzioni navali realizzate dagli altri Paesi in questi ultimi tempi. L'Italia ha assistito serenamente ai tentatim delle varie Conferenze per il disarmo; ha offerto, di volta in volta, al mondo un contributo concreto di buona volontà; ha esposto con franchezza i pericoli dì una situazime torbida e malcelata da finzioni e compromessi; ha additato le vìe migliori per giungere a intese eque ed oneste. Dinanzi alla pietosa agonia ginevrina non poteva rimamrre inerte spettatrice. Con la cosiddetta Conferenza del disarmo il torneo diplomatico si è chiuso. Le parole sono finite: vengono ì fatti. Quando Paesi grandi e piccoli inviano, nello stesso tempo, a Ginevra oratori pacifisti ed ai loro cantieri commissioni di nuove armi, quando la Francia costruisce navi del tipo « Dunkerque », l'Italia non può rispondere con armi inferiori. Ne aveva dato l'annuncio il Duce nel discorso del 26 maggio. « L'industria avrà a1 tri lavori di natura militare, appunto perchè c'è il disarmo. Posso dirvi che noi utilizzeremo in costruzione di navi di linea quelle 70 mila tonnellate di naviglio che ci furono consentite dalla Convenzione di Washington ». La promessa del Duce è oggi, a due settimane dì distanza, piena realtà. Le due navi de- guerra — la cui spesa rientra nel nostro programma di costruzioni navali — daranno all'Italia quella potenza sul mare che è condizione del suo prestigio e della sua esistenza.

Persone citate: Duce