Il Vietnam visto da un inglese nel film che ha chiuso la Mostra

Il Vietnam visto da un inglese nel film che ha chiuso la Mostra Il Vietnam visto da un inglese nel film che ha chiuso la Mostra Raccontami bugie di Peter Brook è un acceso « pamphlet » di sinistra - Fuori concorso un documentario americano sul festival degli hippies di Monterey - Un po' di diplomazia nella distribuzione dei premi Venezia, lunedi mattina. Il tedesco Alexander Kluge, che ha vinto il Leone d'oro della XXIX Mostra del Cinema, era uno dei favoriti della vigilia. Il suo film. Artisti sotto la tenda del circo: perplessi è un'opera di squisita eleganza stilistica, con preziosi riferimenti allegorici: un saggio, senza dubbio, di quel cinema di cultura propugnato da Luigi ' Chiarini. Se il « Leone » a Kluge era nell'aria, non così facile era prevedere che il «Premio opera prima» toccasse al' film olandese Compromesso di Philo Bregstein, e non perché il film non ne sia degno, ma perché tante erano quest'anno le opere prime. Il resto del verdetto, complessivamente accettabile, irraggia, al solito, un certo spirito di diplomazia. I premi speciali della giurìa (presieduta da Guido Piovene) a Nostra Signora dei turchi di Carmelo Bene eai! Socrate del francese Lapoujade, accontentano (o dovrebbero) il cinema italiano e il cinema francese, che sulle loro spalle hanno sostenuto quasi l'Intero volume della Mostra. Anche le Coppe Volpi all'ottimo John Marley dell'americano Faces e alla brava Laura Betti di Teorema sono da interpretare estensivamente, con riguardo cioè ai « sacrificati » Cassavetes e Pasolini. Fra i premi di cornice, ricordiamo quello dell'Ode (Office catholique du cinema), conferito coraggiosamente a Teorema e non senza polemiche (due compo- nenti della giurìa hanno rifiutato di firmare il verbale e l'inviato dell'« Osservatore romano » ha disapprovato la scelta), il « San Giorgio » a L'infanzia nuda del francese Pialat, il « Paslnetti », che i giornalisti cinematografici italiani destinano al miglior film straniero, per Faces di Cassavetes. L'ultimo film In concorso è stato l'inglese Teli me lìes («Raccontami bugie») diretto da Peter Brook, il regista di « Marat-Sade ». E' un film beatifica coloro che sono già persuasi della tesi antiamericana; gli altri devono riconoscere l'abilità e la « verve» con cui è fatto su molteplici piani: quelli del filminchiesta, del pamphlet, dell'« intermezzo » buffo, della seria monografia, e infine della vicenda a soggetto, in cui tre giovani londinesi, pur così lontani fisicamente dal Vietnam, se lo sentono bruciare nelle viscere e portano un loro appassionato e talvolta paradossale contributo alla grande campagna delle proteste. L'interesse di Raccontami bugie non si esaurisce nella polemica, risale alla fattura che è quella di un saggio raffinatamente composito di cinema ideologico. Le pause contemplative sono molte e squisite: attraverso la tragedia del Vietnam rivissuta in Inghilterra, si è liberi di ammirare, nonostante le scalfitture satiriche che Brook ha dato a quei ministri, a quei poliziotti, le civilissime istituzioni della democrazia britannica. Infine il film che ha conclu so « fuori concorso » la XXIX Mostra, lo statunitense Monterey pop, a colori, opera collettiva di molti e bravi fotografi fra cui David A. Pennebaker. Un suggestivo spettacolo che riprende il Festival internazionale « hippie » di Monterey; suggestivo non solo per la bravura dei cantanti e dei complessi, ma anche per la descrizione della folla che vi partecipa e i correlativi risvolti sociologici. Leo Pestelli Ghlslaine d'Orsay («Diario di una schizofrenica») ha conteso la Coppa Volpi alla Beni sul Vietnam (il Vietnam nel senso godardiano di «fronte interno ») accesamente di sinistra; ma la sua impostazione ideologica non è così chiusa da non lasciare intravedere, sia pur di sbieco, le ragioni dell'altra parte. Esso

Luoghi citati: Inghilterra, Venezia, Vietnam