Il ministro degli Esteri jugoslavo ha ricevuto l'ambasciatore americano di Giorgio Fattori
Il ministro degli Esteri jugoslavo ha ricevuto l'ambasciatore americano Dopo l'intervento di Johnson nello crisi dei Balcani Il ministro degli Esteri jugoslavo ha ricevuto l'ambasciatore americano E' il secondo colloquio fra i due in quarantotto ore • Si ha l'impressione che Belgrado cerchi di non rimanere isolata nell'eventualità di pressioni sui suoi confini - Notevoli spostamenti di truppe jugoslave verso la frontiera con l'Ungheria DAL NOSTRO INVIATO Belgrado, lunedì mattina. Quarantott'ore dopo il discorso del presidente Johnson, l'ambasciatore americano a Belgrado è stato oggi ricevuto, su sua richiesta, dal ministro degli esteri Nìkezic. La domenica non è giorno abituale per visite diplomatiche e si presume che siano state trattate questioni d'urgenza. E' la seconda volta in due giorni che l'ambasciatore americano va dal ministro degli Esteri, mentre, com'è noto, il Maresciallo Tito ha ricevuto venerdì pomerìggio l'ambasciatore sovietico. . Si pensa che il tema del nuovo colloquio sia stato la sicurezza iugoslava, che ancora ieri sera un alto funzionario del ministero degli Interni ci ha definito « seriamente minacciata ». Su eventuali impegni americani (o richieste jugoslave agli Stati Uniti) non è trapelato nulla. Va comunque ricordato che la posizione della Jugoslavia, nel quadro -politico-strategico internazionale, è molto diversa da quella della Romania, da oltre vent'anni nella sfera di dominio sovietica. L'impressione, in base ai colloqui che abbiamo avuto in queste ultime ventiquattro ore, è che la Jugoslavia accentui gli sforzi per non essere abbandonata da tutti nell'eventualità d'un peggioramento della grande crisi dell'Est. Una rapida corsa a Vrsac (il paesetto al confine con la Romania dove una settimana fa si sono incontrati Tito e Ceausescu) ci ha confermato lo stato d'allarme generale. A quaranta chilometri da Belgrado, una ventina di carri armati, mimetizzati alla meglio nei campi di granturco e di girasoli che fiancheggiano la strada, sono piazzati con i cannoni puntati verso la frontiera. Il movimento di soldati è notevole e da giorni si svolgono nella zona manovre militari. Molte truppe e cannoni, ci è stato riferito da gente del posto, sono concentrati nei boschi e sulle colline prima di Vrsac. La frontiera presenta invece un aspetto del tutto normale, semideserta per la domenica. Del resto quasi nessuno in questi giorni va in Romania. Abbastanza intenso, invece, ha detto un doganiere, il traffico di turisti italiani e tedeschi che rientrano dalla Romania attraverso la Jugoslavia, perché la frontiera romeno-ungherese in molti punti è bloccata. Movimenti di truppe jugoslave sono di nuovo segnalati anche verso Zagabria. Le strade che portano al confine Ungherese sono state chiuse sabato alcune ore per ra gioni militari. Su tutti i fronti, e a tutte le frontiere, la Jugoslavia continua a comportasi come se dovesse parare un perìcolo imminente. La preoccupazione dei dirigenti e le misure di difesa sono sensibilmente aumentate dopo il compromesso russo-cecoslovacco firmato al Cremlino, anche se i giornali lo hanno presentato come l'epilogo triste ma accettabile d'una situazione drammatica. Il concentramento di mezzi corazzati anche al confine romeno, a controllo dell'unica strada, già percorsa dai soldati nazisti, che da Bucarest porta a Belgrado, conferma che 'per i jugoslavi la Romania è sempre sul filo dell'invasione. C'è un'altra ipotesi più romanzesca: il segreto timore d'un voltafaccia romeno sotto la pressione dell'Armata Rossa. Giorgio Fattori
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