Valore del «Talmùd » di Mario Gozzini

Valore del «Talmùd » IL GRANDE TESTO DELLA DOTTRINA EBRAICA Valore del «Talmùd » Gli studi recenti dimostrano quanto il pensiero cristiano debba non solo alla Bibbia, ma alle interpretazioni ebraiche della Legge La storia (dolorosa delle persecuzioni antisemite da parte dei cristiani comincia già nel IV secolo sul piano del costume e della mentalità comune: non senza ripetuti avalli di atti e documenti pontifici, che certo non sfuggono alla deplorazione pronunciata dal Concilio Vaticano II. Più tardi, nell'ambito propriamente culturale, la polemica antigiudaica si concentra intorno al Talmùd, cioè a quel vastissimo complesso di scritture dal quale praticamente è dipesa la sopravvivenza del giudaismo come fede religiosa di un popolo, dopo la distruzione del Tempio di Gerusalemme nel 70 d. C. e la diaspora che ne seguì. Un po' all'ingrosso si potrebbe dire che, per l'ortodossia ebraica, fra la Legge (Toràh) rivelata da Dio e il Talmud corre un rapporto analogo a quello che passa, per l'ortodossia cattolica, fra la Rivelazione biblica e la Tradizione magistcrialc. Il Talmùd, infatti, nella sua duplice redazione (palestinese, compiuta ai primi del V secolo; e babilonese, posteriore di un secolo o due) rappresenta la definitiva sistemazione canonica degli studi, delle discussioni c delle interpretazioni sulla Legge dettata da Dio: non una innovazione, ma un completamento e una naturale continuazione del testo scritto attribuito a Mose. L'ostilità contro il Talmùd — già presente in una Novella di Giustiniano — si scatenò violenta nel secolo XIII, quando la fiorente cultura ebraica dalla Spagna si diffuse in Occidente. La prima condanna, sotto accusa di immoralità e di presunte ingiurie al cristianesimo, e il conseguente pubblico rogo, è del 1244. Altre condanne e altri •oghi nel 1320-22, nel 1415, voi alla metà del secolo XVI on papa Giulio III. Pio IV faceva inserire il Talmùd nell'Indice dei libri jroibiti appena istituito, deraciné Vili confermava il divieto di lettura e di stampa, altrettanto faceva Pio VI nel 1775. Tuttavia il Talmùd trovò anche difensori cristiani, in particolare fra gli umanisti del primo '500: la polemica suscitata dal Reuchlin contro i bruciamenti fece sì che la prima edizione completa a stampa potesse avvenire, con la protezione di Leone X, a Venezia, presso Bomberg, intorno al 1520. Oggi il clima c certamente mutato: e non soltanto per i progressi della tolleranza e della libertà religiosa nella coscienza umana. Per i cristiani, se un grosso debito resta da pagare su questo piano, c'è qualcosa di ancora più importante. Si veda l'introduzione (eccellente per dottrina e chiarezza) di Sofia Cavalletti alla nuova edizione (Classici delle religioni, Utct) del Trattato delle Benedizioni (Berakhot), una parte fondamentale del Talmùd babilonese: la traduzione è di Eugenio Zolli, il grande rabbino romano morto nel '56, che volle render testimonianza, chiedendo il battesimo nel '45 dopo le persecuzioni naziste, non di una frattura ma di una continuità spirituale fra Israele e la Chiesa. Il libro era stato già edito dal Laterza nel '58: le modifiche apportate dalla Cavalletti al suo testo introduttivo vertono soprattutto su un punto: < La convinzione dell'utilità degli studi talmudici e giudaici in genere per una migliore conoscenza del cristianesimo è ormai diffusa... Ogni giorno ci si rende maggiormente conto che giudaismo e cristianesimo affondano le loro radici non solo nel patrimonio comune dell'Antico Testamento ma in una tradizione comune, che va oltre i limiti dei libri canonici. Igno rare tale tradizione... significa precludersi la possibilità di una comprensione più profonda del cristianesimo stesso ». Esattamente in tal senso va segnalato, della medesima Cavalletti (tra i nostri maggiori studiosi di Israele), un libro j tuscito nell'intervallo fra le due edizioni, che certo merita la abusata qualifica di stimolante: Ebraismo e spiritualità cristiana (Studium, 1966). Vi si fanno scoperte sorprendenti proprio sugli stretti rapporti di continuità e di affinità fra Sinagoga e Chiesa: vi si impara il significato profondo, per nulla generico, della famosa frase di Pio XI, secondo la quale siamo tutti spiritualmente dei semiti. Studiare il Tadmùd, allora, non è impresa soltanto scientifica, da specialisti- ma qualcosa che riguarda da vicino tutti i cristiani. Si potrà anche dire che le discussioni registrate nel Talmùd, con le loro minuzie legalistiche, non corrispondono al gusto dell'uomo d'oggi (si leggano tuttavia certe altissime preghiere). Ma non si potrà sbarazzarsi di questa incomparabile esperienza di fedeltà a ciò che si crede volere di Dio, tacciandola globalmente di « fariseismo >, cioè di ipocrisia. Anzi: in un tempo come il nostro, che vede una sollevazione diffusa con- gsmniczIbasèmdqCaecccce tro ogni istituzionalismo rcligioso, Chiesa cattolica compresa, quell'esperienza può utilmente ricordare che Cristo, nella famosa invettiva contro i farisei, ha pur detto che la carità non esclude l'osservanza dei precetti (Luca 11, 42). Inoltre il fariseo della parabola, pago di avere adempiuto ai suoi obblighi legali e chiuso all'amore verso i fratelli, è un simbolo universale che mette in causa tutte le fedi: dovunque ci sono farisei di quel tipo. Se il « dialogo » in cui la Chiesa è entrata presenta aspetti tanto più appariscenti e ogni giorno discussi, non c'è dubbio eh*; il dialogo fra cristiani ed ebrei per la promozione di una « mutua conoscenza e stima-» (secondo la raccomandazione del Concilio) ha un'importanza storica e religiosa di straordinario valore. Intanto c la prima condizione perche complicità e responsabilità cristiane, nell'antisemitismo — la cui ombra non è ancora scomparsa dal mondo — possano cessare per sempre. Mario Gozzini

Persone citate: Cavalletti, Eugenio Zolli, Leone X, Pio Vi, Pio Xi, Sofia Cavalletti

Luoghi citati: Gerusalemme, Israele, Spagna, Venezia