Delon: «Per il caso Markovic devo subire minacce e ricatti»
Delon: «Per il caso Markovic devo subire minacce e ricatti» L'attore francese è uscito dal silenzio Delon: «Per il caso Markovic devo subire minacce e ricatti» Ha detto in una lunga intervista di non sapere nulla e di essere perseguitato da "gente malevola" - La polizia spera molto negli indizi forniti da Zorika Milosevic a Roma {Nostro servizio particolare) Parigi, 29 ottobre. L'attore Alain Delon, amico dello jugoslavo Stefan Markovic che era la sua controfigura e venne assassinato verso la fine del mese scorso, ha rilasciato al quotidiano France Soir una lunghissima dichiarazione, redatta evidentemente dal suo avvocato. Delon, che minacciò di citare per diffamazione coloro che l'avessero chiamato in causa con termini equivoci, ha capito che i tre interrogatori di lunghezza inconsueta da lui subiti ad opera della polizia non possono non avere suscitato certe illazioni. Ha quindi ritenuto opportuno chiarire la sua posizione. L'attore riconosce di essere stato amico di Stefan Markovic, ed anche di Milos Milosevic che venne assassinato due anni fa ad Hollywood, ma afferma di non saper nulla sulle cause della loro morte, di ignorare quindi il nome degli assassini, e di non capire perché, nelle lettere scritte al fratello, Stefan abbia espresso sospetti nei suoi confronti. Egli non crede che vi sia una relazione fra la morte dei due jugoslavi e si dice convinto che Zorika Milosevic, residente a Roma, affermando di sapere molte cose, vuole farsi pubblicità. Cercando di sgonfiare lo scandalo mondano che si profila dietro l'assassinio di Stefan Markovic, Delon dice di non credere che egli organizzasse orge con la partecipazione di uomini politici. Ammette inoltre di essere amico dell'equivoco Francois Marcantoni e deplora di essere diventato il bersaglio di gente malevola, oggetto di minacce e di ricatti. Egli si proclama, in sostanza, assolutamente estraneo alla faccenda e invita coloro che sono in possesso di lettere o altri documenti, a portarli alla polizia. L'ultima volta che Alain Delon vide Stefan Markovic fu 1*8 agosto. Egli era sulla Costa Azzurra per un film quando, il 22 settembre, il giovane jugoslavo sparì. Markovic uscì di casa alle 19 dicendo all'amico Uros Milisevic che sarebbe tornato a mezzanotte; prese un tassi e si fece condurre a Montmartre dove cenò, pare, in compagnia di un altro jugoslavo e di una coppia. Le tracce si fermano qui. Ma quella cena non fu, di certo, l'ultima. La seconda autopsia ha rivelato che egli venne ucciso il 24 settembre, al più tardi il 25. La polizia tenta di scoprire quel che fece Stefan Markovic dopo aver cenato a Montmartre. Perciò si pensa che certi testimoni verranno di nuovo interrogati. La seconda autopsia ha rivelato che il giovane fu ucciso con una rivoltellata. Ma un ulteriore esame, oggi, ha permesso ai medici legali di precisare che la pallòttola, nove millimetri almeno, venne sparata nella nuca. Probabilmente fu il colpo di grazia poiché, prima, un colpo dato con un oggetto contundente aveva sfondato l'osso parietale destro, provocando un'emorragia cerebrale. L'arma del delitto potrebbe essere una « 38 speciale », cioè di quelle utilizzate spesso dagli uomini del « ml.leu ». La polizia spera di fare passi avanti con i nuovi interrogatori, utilizzando quello che Zorika Milosevic ha detto a Roma all'ispettore Amar, della « Sùreté Nationale ».' Sembra che la ragazza abbia fornito indizi precisi, utili ad identificare l'omicida ed eventualmente il suo istigatore. L. Mannucci Aveva voluto fare il viaggio accanto al suo bambino Franco Febbraio di 6 anni era rimasto ucciso il 12 luglio 1967, travolto da una motoretta sulla strada Sant'Antonino-Vaie. Era giunto 15 giorni prima da Francavilla sul Sinni (Potenza) con la madre, Maddalena Durante, e le sorelline — Marianna di 5 anni ed Antonietta di 9 — per ricongiungersi col padre Nicola. La sera della sciagura, il padre era andato a Vaie dove aveva affittato un alloggio per sistemarsi con la famiglia. Durante la sua assenza i ragazzi erano scesi in cortile, e si erano avventurati sino alla strada dove poco dopo Franco veniva investito e ucciso da una motoretta La salma del bambino era stata tumulata provvisoriamente in una cappella privata del cimitero di Vaie, in attesa di essere trasportata al paese natale. Ieri mattina, alla presenza della madre, la piccola bara era stata dissepolta e, dopo essere stata benedetta dal parroco, sistemata sul furgone. Poi la donna era salita sul furgone per essere vicina al suo bambino per tutto il viaggio..
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