Il «bandito-spazzino»» riconosciuto in aula da una vittima della rapina

Il «bandito-spazzino»» riconosciuto in aula da una vittima della rapina Il «bandito-spazzino»» riconosciuto in aula da una vittima della rapina L'accusatore è un ex agente di polizia, che.faceva la « guardia del corpo » alla commerciante di gioielli - Indica col dito l'imputato Luigi D'Aguanno e dice: «E' lui, mi colpì alla testa» - La orefice riconosce alcuni «pezzi» , T Il processo per la « rapina degli spazzini », che si svolge alla Corte d'Assise di Torino, ha avuto ieri un'udienza movimentata. Dopo gli interrogatori degli accusati di ricettazione, che si proclamano in buona fede, sono state chiamate a deporre le parti lese, la commerciante di preziosi Nada Bianchi e la sua « guardia del corpo », l'ex agente di polizia Salvatore Picciolo. Picciolo è un « testimone chiave » per l'accusa perché a Milano, in questura, riconobbe Luigi D'Aguanno, di 30 anni, come uno dei falsi spazzini che lo aggredirono, lo colpirono alla testa fino a farlo stramazzare e, al tempo stesso, strapparono alla Bianchi una valigetta ed una borsa con 60 milioni di gioielli. Presidente — Lei conferma le sue precedenti dichiarazioni e, soprattutto, il riconoscimento, del D'Aguanno? Teste — Confermo tutto. Anzi preciso che è stato proprio il D'Aguanno a colpirmi. L'imputato si alza in piedi e il dott. Luzzatti gli concede di intervenire: « Non è possibile — dice D'Aguanno —, il signor Picciolo si sbaglia, certamente in buona fede. E', stato alla "mobile" fino al 1964; era con il maresciallo Rizzo e con il brig. D'Agostino. Io, in questura, sono conosciuto come il « sette di denari », ho una faccia inconfondibile e, oltre tutto, sono strabico. Sarei un pazzo se, in queste condizioni, andassi a rapinare proprio un agente ». Salvatore Picciolo precisa: «Sono stato alla "mobile" per 20 anni, ma non ho mai prestato servizio - con i sottufficiali Rizzo e D'Agostino. Non conoscevo D'Aguanno, lo vicjj per la prima volta quel mattino, nel cortìta^della caIsa dell* signora Bianchi, in .cqgSjjp Corsica.'Inàoùjwra una giacca a vento grigia». Il presidente gli mostra la giacca " che fu trovata, aon una tuta, due passamontagna, due pistole e centinaia di chiavi false e arnesi da scasso, nella cantina d'una sorella di Renato Croce, l'autista confesso della rapina di Cassano d'Adda. Il Picciolo riconosce la giacca a vento, mentre-ha qualche dubbio per la tuta. Il presidente osserva; «Una cintura, nello stesso tessuto e della medesima tinta di questa tuta, fu trovata sull'auto che servi ai falsi spazzini Sulla macchina fu anche rinvenuto un cursore di chiusura lampo che, vedi caso, risulta mancante e si adatta benissimo proprio alla giacca a vento sequestrata ». Il dott. Luzzatti si rivolge ancora al Picciolo: «Mi risponda in coscienza. Lei ha visto D'Aguanno da 7 o 8 metri e non aveva particolari motivi per osservarlo. E' sicuro di riconoscerlo? Lo guardi bene, da vicino, con la giacca a vento ». L'ex-agente, ad un passo dal D'Aguanno, ripete: « Per me è lui ». Si portano in aula i pac- Da sinistra: la guardia Salvatore Picciolo; Luigi D'Aguanno; la orefice Nada Bianchi cretti dei gioielli sequestrati ai vari imputati di ricettazione e viene chiamata Nada Bianchi. ' Presidente: « Lei, alla questura di Milano, ha riconosciuto parecchi oggetti che le venivano presentati. Come fa ad essere certa che sono suoi? Molti " pezzi " non hanno nul¬ la di particolare, sono prodotti in serie ». Testimone: « E' vero, ma corrispondevano esattamente, nella qualità e nella quantità, a quelli che avevo in campionario. A parte il fatto che alcuni gioielli, di cui ho fornito persino i disegni prima che venissero scoperti, sono assai tipici. Altri, infine, li ho riconosciuti per la mia esperienza in materia». Si accende una discussione sul brillante che fu trovato in tasca a Giovanni Casano. Costui afferma di averlo acquistato in Val d'Aosta, nel 1964, ma Nada Bianchi lo riconosce per suo: « E' una pietra di uh carato e 22, quasi di cinque grani. Ed ha un lieve difetto ». Il .perito d'ufficio, signor Gerbo, osserva a lungo il diamante: « Io non vedo nessuna imperfezione », dice. E non è nemmeno d'accordo con la Bianchì sul peso. Secondo lui, la pietra è di un carato e 17. La Bianchi osserva: « Si può anche sbagliare. Il signor Gerbo, poco fa, ha scambiato per brillanti dei comunissimi zaffiri di nessun valore ». Nella mattinata è stato interrogato anche Vladimiro Zaccanti, commesso del «Piccolo Credito Bergamasco», rapinato a Cassano d'Adda. l'8 luglio 1966. mentre attendeva il pullman. « Non ho visto nulla — ha detto Zaccanti —; ho sentito una forte botta in testa ed ho perso i sensi. Sono stato dieci giorni all'ospedale. Nella borsa c'erano 5 milioni in contanti ». Un dirigente della banca spiega: « C'erano anche dei dollari, per circa 12 mila lire, 47 milioni di assegni e 42 milioni di cambiali. Nonostante le pratiche di ammortamento e l'assicurazione, il mio istituto ha avuto un danno di circa 3 milioni ». Stamane il processo continua. Nada Bianchì assisterà all'apertura di tutti i pacchetti di gioielli sia per riconoscerli, sia per valutarli. Ieri, ad esempio, si è saputo che, dopo i controlli, il danno della rapina è sceso a 44 milioni. « L'assicurazione me ne ha rimborsati solo otto ,—ha detto la commerciante — perché avevo un contratto parziale ». Gino Apostolo

Luoghi citati: Corsica, Milano, Torino, Val D'aosta