Gentile migliora ancora il record mondiale: ma il sovietico Victor Sanejev arriva a m 17,39 di Giorgio Fattori

Gentile migliora ancora il record mondiale: ma il sovietico Victor Sanejev arriva a m 17,39 Gentile migliora ancora il record mondiale: ma il sovietico Victor Sanejev arriva a m 17,39 Ha programmato con metodi scientifici come diventare un asso dell'atletica Giuseppe Gentile, di origine siciliana, alto 1,90, è nato a Roma, studia legge e sogna di diventare istruttore di sport - E' nipote del famoso filosofo - Gli piacciono le automobili da corsa - Per lui l'atletica è una scienza esatta (Dal nostro inviato speciale) Città del Messico, 17 ott. « La cavalletta di Città del Messico », come i giornali si sono affrettati a chiamarlo, è l'italiano Giuseppe Gentile, meraviglia olimpionica del salto triplo. Ci sono molti modi di arrivare a un record mondiale. L'occasione di una gara drammatica ed equilibrata come per l'americano Seagren, campióne dell'asta, oppure l'antagonismo polemico dei duecentisti negri americani. C'è anche chi un record lo pianifica per anni, e questo è il caso di Giuseppe Gentile, quarto italiano dopo Consolini, Lievore e Berruti a stabilire (sia pure per poche ore) un primato mondiale in atletica leggera. Sette anni fa. quando cominciò i salti sulla pista di Roma, Gentile pensò che un giorno ci sarebbe arrivato. Non è una affermazione di adesso, l'ha sempre detto. Gli ci voleva solo il tempo «per maturare». Arrivato a Città del Messico, restò qualche giorno a riposo per una contrattura muscolare e sdraiato nella sua stanza, al Villaggio Olimpico, ebbe occasione di riflettere a lungo sulla sua vigìlia. Dopo di che annunciò agli amici, mólto 1 tranquillamente, ohe-nella gara olimpica avrebbe fatto il record. Un personaggio così sicuro di sé e tanto poco bisognoso di incoraggiamenti, rischia di sembrare antipatico. Invece Gentile è soltanto uno dei nuovi campioni per i quali lo sport è esercizio matematico, una scienza quasi esatta quando i muscoli funzionano. Il salto triplo, in Italia, lo praticano in tutto una ventina di persone, contando anche gli scartini. E' una specialità di altissima tecnica di cui Gentile ha studiato tutto, enunciando la teoria del secondo balzo. « Tutti sono capaci — dice — di fare sei metri nel primo salto e altrettanti nel terzo. E' il secondo che riesce male. La mia convinzione nel record è sempre derivata dal fatto che al secondo. salto raggiungo di solito cinque metri e mezzo e gli altri meno. Queste non sono speranze ma dati obiettivi. Per scarsa ispirazione posso perdere L'azzurro Giuseppe Gentile protagonista di un appassionante finale in Messico una gara, ma per logica atletica, alla lunga, debbo saltare più lontano degli altri ». Il suo aspetto barbuto da contestatore, mentre enuncia i princìpi del secondo balzo, ha indotto i cronisti a ricordare cht il campione è pronipote del filosofo Giovanni Gentile (era il fratello di suo nonno). La teoria dell'io è stata accettata dall'atletico discendente solo in chiave di geloso individualismo. Gentile non va agli allenamenti collegiali della squadra azzurra, si prepara da solo, a Roma, con il suo maestro sportivo Rosati e ritiene che un campione deve conservare la libertà di faticare e dormire agli orari che vuole lui. Pensa anche che la tensione psicologica necessaria alla gara e lo studio della tecnica del salto possano solo raggiungersi lontano dalla « vita di branco » con altri campioni. Un tipo curioso, questo Gentile, che lascia un po' interdetti i romantici della maglia azzurra. Difficile a governare ma « un falso freddo », assicurano i tecnici della squadra italiana, un giovane di eccezionale scrupolo nella preparazione. Del resto quando non teorizza di salti tripli, Giuseppe Gentile è assolutamente come gli altri, intelligente, alla mano, con la passione delle automobili da corsa e la moderata indisciplina dell'individualista: contro le regole sportive fuma moltissime sigarette al giorno. Misura uno e novanta, è romano di nascita ma di famiglia siciliana. « Il più pìccolo della famiglia e il più alto dell'isola » dice scherzando. Non ha per ora problemi economici, studia giurisprudenza e dovrebe laurearsi presto. La sua passione sarebbe diventare insegnante di sport e da tre anni frequenta a Roma la scuola specializzata per futuri istruttori di atletica leggera. Al salto triplo è arrivato per caso, tentando tutte le specialità sulla pista d'atletica come fanno gli esordienti. Gentile è veloce, corre i cento metri in 10"6 e con le sue lunghissime gambe di campione poteva cimentarsi in vari sport. Si è deciso per il difficile balzo in tre tempi quasi ignorato in Italia, con l'istinto sicuro del fuoriclasse e forse per un meccanismo psicologico di atleta solitario che vuole approfondire i problemi senza nemmeno attorno la piccola platea delle piste. Ora con 17 metri 22, volando da una magica pedana dì tartan, Giuseppe Gentile è divenuto un personaggio famoso dello sport mondiale. Il solo a non meravigliarsene è lui, che aveva studiato e previsto tut¬ to da tempo: con i viaggi dagli specialisti di salto in Polonia, misurando metri e centimetri della rincorsa ideale, aspettando fiducioso l'inevitabile maturazione del risultato. Il tutto con sconcertante sicurezza, ma anche con l'umile pazienza dei campioni. L'unica cosa che non aveva previsto è che altri avrebbero potuto fare anche meglio di lui che, fino a poche ore fa, aveva fatto meglio di tutti gli specialisti mondiali del « triplo ». Vuol dire che Giuseppe Gentile riprenderà daccapo i suoi studi per scoprire un altro segreto. Giorgio Fattori Olimpiadi: l'italiano terzo (dopo un russo e il brasiliano Prudencio) nella finale del triplo r ! * ii ———i— , ——————