Tito dichiara: «Siamo pronti a difendere la nostra libertà » di Carlo Casalegno

Tito dichiara: «Siamo pronti a difendere la nostra libertà » La Jugoslavia e il minaccioso espansionismo sovietico Tito dichiara: «Siamo pronti a difendere la nostra libertà » Aggiunge in tono fermo: «Con tutti i mezzi» - Il gen. Rukavina (presidente del Comitato jugoslavo per la Difesa) chiarisce: «Se saremo attaccati, combatteremo nelle città, casa per casa, poi ci daremo alla guerra partigiana. E' da escludere una nostra capitolazione » Un boccone dopo l'altro Mai come nella crisi aperta dall'occupazione della Cecoslovacchia, era apparso con tanta evidenza che la sicurezza e l'indipendenza dell'Occidente dipendono dalla garanzia atomica degli Stati Uniti. Non è una situazione felice, ma è la realtà; non servono a mutarla le resistenze dei politici che inseguono l'utopia, attraente ma suicida, di una Europa neutrale. Né la Francia né l'Inghilterra sono potenze nucleari in grado di opporsi all'Urss; e nemmeno con la partecipazione dell'esercito americano le forze convenzionali potrebbero respingere 1 un attacco massiccio da Oriente. Il vero pericolo non dipende dai 250 mila 'uomini di più che i russi hanno portato nell'Europa orientale e schierato sulla frontiera tedesca, acquistando una superiorità locale e spostando a proprio vantaggio il precedente equilibrio. I paesi occidentali potrebbero, con uno sforzo tollerabile, accrescere il numero delle divisioni Nato e ristabilire la parità; ma non per questo otterrebbero la sicurezza. Anche i 36 mila soldati che gli Usa hanno mandato di rinforzo in Germania valgono soprattutto per la bandiera e quale conferma del totale impegno americano. Stretta fra l'Elba e l'Atlantico su una profondità di neppure mille chilometri, l'Europa manca dello , spazio, delle attrezzature e degli uomini per resistere con le sole armi classiche ad un' offensiva convenzionale. L'Urss dispone del più forte esercito del mondo e di risorse quasi inesauribili; i rinforzi americani dovrebbero giungere attraverso un Oceano insidiato dai sottomarini nemici. E' indispensabile che l'« equilibrio del terrore» atomico prevenga lo scoppio della guerra sul nostro continente. L'Europa occidentale, non possiamo dimenticarlo, si trova nelle condizioni dell'Italia alla fine del Quattrocento: un mosaico di Stati di alta civiltà, con ingenti risorse economiche, ma divisi e quasi inermi di fronte alle grandi potenze di allora, Francia e Spagna; ed infatti divenne per mezzo secolo il loro teatro di battaglia. Il quasi-monopolio russo ed americano delle armi nucleari aggrava ancora la sproporzione delle forze: «Mai l'Europa era apparsa più piccola e più senza speranza fra i due Supergrandi», ha scritto in questi giorni un settimanale inglese. La frontiera tra le loro sfere di influenzi^ passa nel cuore del continente; }a tragedia di Praga dimostra con quale durezza Mosca controlli anche le idee dei suoi satelliti, e solo il Fatto atlantico protegge i paesi occidentali dal rischio di essere assorbiti nell'impero russo. Nessun europeo ragionevole attribuisce all'Urss progetti di conquista attraverso la guerra; ma anche gli osservatori più cauti ed inclini alla distensione debbono riconoscere che il governo sovietico sta rafforzando, con un'operazione a largo respiro, la sua egemonia nel continente. Per ora le pressioni più forti sono esercitate nell'Europa orientale. I tedeschi di Pankow hanno ricominciato un'aspra campagna contro Berlino Ovest. La Roroénia « gollista » è sottoposta a ricatti politici ed economici, ed appare dubbio che possa ancora rifiutare l'ingresso di truppe russe. Belgrado, primo ribelle tra i paesi comunisti e cattivo esempio per i sa-,ttelliti, si sente in pericolo per una immediata minaccia. Rafforza i confini, nasconde armi, si prepara alla guerriglia partigiana; senza gravi motivi il maresciallo Tito non avrebbe riaffermato la volontà di resistere a qualsiasi costo e l'importanza del suo paese per la sicurezza europea. Oggi, probabilmente, la Jugoslavia non sarà aggredita; ma rimane una delle nazioni più esposte. Non è protetta da alleanze formali; occupandola alla prima occasione favorevole, i russi arriverebbero sull'Adriatico ed alle porte della Pianura Padana. Senza una solida barriera, l'Europa potrebbe essere sgretolata ed assorbita boccone per boccone. Per ottenere la massima sicurezza, dovrebbe essere in grado di difendersi con le sue forze; ma l'unità europea, nell'ipotesi più ottimistica, è una speranza per un lontano lu¬ gralitdctngssrccgrncglLccm turo, che il recente risve- glio dei nazionalismi, favorito da De Gaulle, rende più aleatoria. Per molto tempo l'alleanza americana rimarrà insostituibile; è interesse vitale degli europei consolidarla, invece di aumentare con reticenze e riserve la tentazione dell'isolazionismo non ancora scomparsa negli Stati Uniti. Il Patto atlantico ha quasi vent'anni: fu concluso sotto la spinta della paura suscitata dall'improvviso colpo di Stato comunista che nel 1948 fece cadere Praga nella sfera d'influenza russa; la seconda aggressione sovietica alla Cecoslovacchia ha dimostrato che, malgrado le illusioni del disgelo, rimane indispensabile. L'Europa è esposta a pericoli non meno gravi che nei tempi staliniani: non per colpa dell'Occidente è ricominciata la guerra fredda. Carlo Casalegno

Persone citate: De Gaulle, Rukavina