Il rischio nella chirurgia di Angelo Viziano

Il rischio nella chirurgia Aperto a Roma il 70° Congresso nazionale della Società Il rischio nella chirurgia Sottolineata dal prof. Valdoni la necessità di perfezionare sempre più i procedimenti di anestesia, controllo ecc. nel lavoro di équipe durante gli interventi - Un discorso di Biancalana - La discussione sul tema «reinterventi gastro-intestinali» (Dal nostro inviato speciale) Roma, 14 ottobre. Anche 11 classico Congresso nazionale annuale di chirurgia (alla sua settantesima edizione) si è inaugurato stamane a Monte Mario; mentre all'Eur (a distanza tutt'altro che agevole per fare la spola dall'uno all'altro) si sta svolgendo quello nazionale di medicina interna, di cui già demmo qualche anticipazione sulle nostre « Cronache della medicina » di domenica. I lavori di questo affollatissimo convegno chirurgico, ove sono presenti tutte le nostre scuole con nomi illustri ed un migliaio di partecipanti, sono stati preceduti da una brillante ed applauditissima allocuzione del clinico di Torino, prof. Luigi Biancalana, nella sua veste di presidente della Società italiana di chirurgia. L'oratore, dopo essersi intrattenuto sul malessere dei giovani, che rifiutano .tutti gli aspetti della vita della civiltà contemporanea, attribuito al vastissimo avanzamento scientifico e tecnico, ed aver rilevato tra le cause il fatto che il benessere ha creato una certa dissociazione della società, che, invece di elevare 11 tono della vita dell'uomo e dello spirito dell'umanità, ne ha fatto spesso una società della vita buona; l'oratore — dicevamo — ha additato come esempio di rimedio quello della scienza medica, che è per se stessa una morale a favore di tutta la umanità. Con un'innovazione procedurale poi il prof. Pietro Valdoni, clinico di Roma e presidente del Congresso, con una concisa conferenza, ha portato autorevolmente l'uditorio a considerare quanto ha chiamato i « rischi della moderna chirurgia », i quali si insinuano di soppiatto proprio alle fonti di certi procedimenti che le grandi scoperte d'oggi sono venute fornendo al chirurgo, proprio ,per rendergli più sicura la 'sua venturosa opera a salvataggio di tante creatura sùócube di mali che si sottraggono alle pure terapie farmacologiche. Sembrerebbe un paradosso ma non è. Non si tratta più, o semplicemente, di quei rischi « calcolati » di una chirurgia passata; per i quali, d'altronde, certe imprese chirurgiche avevano limiti assai ristretti. Si sa che un certo rischio « potenziale » (cioè un complesso di pericoli, pre- o intra- o postoperatori) è intrinseco ad ogni intervento. Allorché esso è valutabile, certo anche in rapporto al preventivo controllo delle resistenze del malato, sta solo all'esperienza del chirurgo la responsabilità dell'affrontarlo. Ma ecco che nella chirurgia moderna — in grado di affrontare mirabilmente interventi sino a non molto fa addirittura impensabili — oltre che all'abilità dell'operatore ci sono altri fattori da considerare e pericoli ad essi connessi. V'ha tutto un complesso lavoro di « équipe »; vuoi soprattutto per ciò che concerne la anestesia, vuoi le cure di rianimazione, vuoi la profilassi antibiotica. E' la condotta di tutti questi mezzi che condiziona le tecniche nuove nell'accessione del bisturi "in organi che prima erano tabù per esso. Valdoni ha, pertanto, richiamato l'attenzione non solo sul perfezionamento delle apparecchiature per l'anestesia, ma anche sul loro controllo costante nonché sul rigore di tecnica dell'impiego. Un « deficit » di apporto d'ossigeno potrebbe avere conseguenze sulla integrità del cervello, una caduta improvvisa della pressione potrebbe riverberarsi in un « blocco » renale. E cosi è di somma importanza la scelta del liquido da perfondere; il riscatolamento o il raffreddamento del malato; l'impedire il vomito per evitare un'inondazione nella trachea, e via dicendo. Anche le trasfusioni del sangue non devono essere fatte senza indicazioni precise di necessità; perché possono comportare in talune circostanze reazioni sconcertanti di varia natura e neppure sempre può essere esclusa la complicazione di una epatite virale da trasmissione. Circa il ricorso non sempre indispensabile agli antibiotici, a titolo preventivo, è chiaro che esso deve essere frenato dal rischio di creare sempre più ceppi di germi resistenti, che impereranno dopo la scomparsa competi tiva degli altri sensibili all'antibiotico. Cosa nota, ma ammonimento ben poco ri¬ spettato. Altre vie utili sono ora all'orizzonte. Citiamo ad esempio l'avvento di certe « gammaglobuline »; ma è anche lo stesso bisturi talora a bastare sbrigliando all'occorrenza focolai nascosti di infezione. Infine Valdoni ha accennato all'importanza di un buon controllo post-operatorio del malato; per cui ha ancora una volta deprecato che tra i fattori negativi entra una cattiva funzione strutturale ospedaliera. A grande orchestra, cioè sotto forma di « tavola rotonda», presieduta dal prof. E. Ruggieri, valoroso clinico di Napoli, con la partecipazione di numerose « équipes » di relatori di primo piano, troppi per citarli ora tutti, è cominciata quindi la discussione sul tema: « Reinterventi in chirurgia gastrointestinale ». Significa che talora si avverano condizioni nuove, presto o a lunga scadenza, per dover riaprire un addome, magari d'urgenza, e con trattamenti impegnativi riemendare processi morbosi o loro conseguenze (un'ulcera dello stomaco o del duodeno, ad esempio; una occlusione intestinale; emorragie, od altro) già affrontati. Angelo Viziano

Persone citate: Biancalana, E. Ruggieri, Luigi Biancalana, Pietro Valdoni, Valdoni

Luoghi citati: Napoli, Roma, Torino