II terrorista Klotz condannato a 15 mesi

II terrorista Klotz condannato a 15 mesi II terrorista Klotz condannato a 15 mesi Il tribunale di Vienna lo ha riconosciuto colpevole di detenzione di esplosivi: dovrà scontare il carcere duro - I giudici hanno accertato la sua colpevolezza in due attentati compiuti in Alto Adige - Pene minori inflitte a cinque complici - In Italia Klotz era stato condannato due volte in contumacia a ventiquattro anni (Nostro servizio particolare) Vienna, 14 ottobre. Il terrorista altoatesino Georg Klotz, di 49 anni, è stato condannato a 15 mesi di carcere duro, perché i giudici lo hanno, ritenuto colpevole di aver violato la legge sulla detenzione degli esplosivi. L'imputato aveva negato ogni responsabilità, i suoi difensori avevano cercato di dimostrare, che, se mai fosse colpevole, il suo reato avrebbe una giustificazione politica, perché determinato da « alti fini morali », ossia la liberazione dell'Alto Adige dal « colonialismo italiano ». Insieme con Klotz sono stati condannati i 5 complici, tutti austriaci: ai suoi luogotenenti Wolfram Vlasak (impiegato di 24 anni) ed a Wolfgang Brloh ( aggiustatore meccanico di 21 anni) il Tribunale ha inflitto un anno di carcere ciascuno; a Alols Purkartshofer (di 33 anni) 8 mesi di carcere e 7 mesi a Edmund Eminger (di 21 anni); tre mesi a Leopold Engelke (di 21 anni) e due mesi a Hermine Huetter (di 44 anni). Anche a Vlasak ed a Brloh la sentenza fissa « carcere duro », per gli altri carcere semplice e la scarcerazione per quelli che hanno scontato la pena durante la detenzione preventiva. Il Tribunale ha riconosciuto che Klotz e Vlasak sono colpevoli dell'attentato dell'I 1 agosto scorso ad un palo della linea telefonica presso Bressanone: attentato riuscito in parte e con pochi danni. L'esplosivo ed i denari per il viaggio (50 mila lire) furono dati dal Klotz al complice. Brloh ed Eminger invece il 22 giugno precedente avevano tentato di far saltare un pilone della linea elettrica che alimenta la ferrovia Bolzano-Verona: l'esplosione non ci fu per un guasto del congegno detonatore. Anche questa volta esplosivo e denaro vennero procurati da Klotz. Gli autori furono identificati, perché la donna che faceva parte della « cellula » terroristica, la Huetter, in un momento di esaltazione provocato dall'alcool raccontò quanto sapeva alla polizia. Nel corso del processo Klotz si ~è difeso accanitamente, ha negato ogni partecipazione ad attentati. « Adesso — disse — tutto quel che accade in Alto Adige viene addebitato a me, ma io non so nulla ». E' bene ricordare che il « martellatore » della Val Passiria (l'appellativo gli viene dalla sua professione di fabbro), fuggito dall'Italia nel '61 e colpito da due condanne, a 24 anni, in due diversi processi alla Corte d'Assise di Milano, ottenne l'ospitalità dell'Austria impegnandosi di non più partecipare ad attività politica. Invece egli continuò a tessere le fila del terrorismo servendosi dei mezzi che organizzazioni naziste gli procuravano. Le riunioni avvenivano di solito nelle birrerie e qui si complottavano le azioni dinamitarde. Lo ha confessato al processo l'imputato Purkartshofer: « Pensavamo di far qualcosa per ricordare all'Europa che il problema dell'unione dell'Alto Adige all'Austria è sempre vivo ». In casa di Klotz la polizia trovò armi e munizioni, ma in udienza il terrorista ha affermato di essere vittima di provocatori. « Capirete — ha detto ai giudici —, in casa mia venivano a trovarmi in molti Di certo è vemito anche qualche agente del servizio segreto italiano a nascondere l'esplosivo per poi denunciarmi e farmi arrestare ». Spiegazione puerile che il Tribunale ha confutato attraverso la confessione di uno dei suoi luogotenenti, Brloh. Le pene sono state contenute in misure non severe perché i giudici hanno concesso come attenuante «la preoccupazione degli imputati di non mettere in pericolo vite umane ». I difensori, come abbiamo detto, avevano cercato di giustificare l'azione terroristica con lo « stato di emergenza » dovuto, secondo le loro affermazioni, « alla italianizzazione forzata dell'Alto Adige». Il Tribunale su questo punto ha risposto che dopo il 1961 (epoca di sanguinosi attentati) si sono avuti alcuni miglioramenti e che in ogni caso « uno stato di emergenza esiste solo quando ad un gruppo etnico vengono negati i diritti fondamentali e si trova costretto a ricorrere alla forza. Nessuno stato di emergenza di questo genere è esistito nel momento in cui gli imputati hanno compiuto i loro gesti ». Tuttavia ha riconosciuto che tutti gli imputati sono stati spinti da «motivi idealistici». Contro la sentenza hanno interposto appello gli imputati, ed anche il P. M. r. s.

Luoghi citati: Austria, Bolzano, Bressanone, Europa, Italia, Milano, Verona, Vienna