Nervosismo fra i dirigenti a Città del Messico: l'addetto stampa del Coni minacciato di espulsione

Nervosismo fra i dirigenti a Città del Messico: l'addetto stampa del Coni minacciato di espulsione STuoire pM^eocanpstsBioni pes? l'inizio dielle Olimpiadi Nervosismo fra i dirigenti a Città del Messico: l'addetto stampa del Coni minacciato di espulsione Polemiche per un «messaggio» al governo firmato da Onesti e dall'australiano Phillips - Il presidente del Comitato Olimpico messicano, Clarck, intima al giornalista italiano Martucci di lasciare il paese • Dopo un intervento di Onesti, il provvedimento è rientrato - Gli atleti azzurri proseguono regolarmente le gare di preparazione (Dal nostro inviato speciale) Città del Messico, 5 ottobre. La situazione delle Olimpiadi messicane si complica, si fa pesante da sostenere, è nato un nuovo, serio contrasto, motivato dal messaggio firmato da Onesti a nome dell'associazione dei comitati olimpici nazionali e dall'australiano Phillips a nome dell'associazione delle federazioni internazionali. Questo appello, rivolto alle più alte autorità messicane, ribadisce le prepccupazionl per i recenti avvenimenti e chiede in un certo senso un gesto di distensione non limitato all'ambiente olimpico, ma anche all'atmosfera generale. Il comunicato dell'appello è stato consegnato ieri sera ad ora abbastanza tarda ai giornalisti. Questo il testo « Nella qualità di rappresentanti responsabili delle delegazioni olimpiche qui riunite, degli atleti, dei dirigenti, arbitri, giudici, ufficiali di gara, manifestiamo la nostra preoccupazione per gli avvenimenti che pregiudicano il clima olimpico e quella serenità che sempre, anche all'epoca delle Olimpiadi classiche, erano richiesti come condizione di prima necessità per lo svolgimento dei Giochi. Siamo inoltre coscienti delle reazioni psicologiche dei nostri atleti, che nella maggioranza sono studenti, di fronte a fatti che in molti casi mettono in pericolo l'integrità dei loro compagni e fratelli. Noialtri rispettiamo la sovranità di questo nobile ed antico Paese, ammiriamo lo straordinario sforzo compiuto per l'organizzazione di questi Giochi che meritano il più grande successo, siamo commossi per la cordialità e l'amicizia offerteci da tutto il popolo messicano. Sarebbe però venire meno ai nostri doveri di dirigenti eletti e responsabili, se noi nascondessimo la nostra preoccupazione di fronte ad avvenimenti che pregiudicano la realtà dell'olimpismo, il suo spirito d'amore, di pace e di fraternità. Questi sentimenti non debbono solamente essere garantiti all'interno del perimetro olimpico. Per i nostri atleti, per noi stessi, per la stampa, è olimpica tutta la città, è olimpico tutto il Paese che ha l'onore e la gioia di ospitare i Giochi. « Noi chiediamo quindi — continua il messaggio — nel nome dello sport attivo, delle nostre delegazioni, del codice sportivo che le autorità del Paese del quale siamo ospiti ci offrano un clima olimpico su tutti i piani. Ciò significa che i Giochi debbono svolgersi in un'atmosfera dominata dall'amore e non dal dolore. Questa è una condizione che noi consideriamo determinante per il bene delle nostre squadre che sono giunte qui con un messaggio di fraternità e non sono disposte ad ammettere una differente interpretazione della loro fede comune». Il messaggio suscitava opposte reazioni: qualcuno lo considerava un gesto teso alla distensione, altri pensavano invece ad un atto un po' intempestivo, specie dopo che Brundage aveva dichiarato d'aver ricevuto garanzie sufficienti, confermando il regolare svolgimento dei «Giochi ». Si profilava insomma l'ennesima polemica a toni sommessi. Ma nessuno pensava ad altro di più grave. Invece capitava un incidente, che per fortuna si è risolto presto ma che certo non ha contribuito ad allentare la tensione. Ne è stato protagonista il collega Donato Martucci, capo dell'ufficio stampa del Coni che qui ha funzionato anche come ufficio stampa dell'associazione dei comitati olimpici. Racconta Martucci: « Ieri sera, verso le nove ed un quarto, è venuto da me il generale Clarck, presidente del Comitato olimpico messicano. Mi ha chiesto di ritirare l'appello di Onesti e di Phillips. Gli ho risposto che non .avevo alcun potere di farlo e che, d'altra parte, il documento era già in distribuzione. Il generale ha ascoltato, catinài mi ha annunciato che .potevo far le valigie ». « Ho cercato subito — continua Martucci — di parlare con Onesti e PhUlips. Ho trovato Onesti presso l'amba¬ sciata svedese, dove partecipava ad un ricevimento. Onesti è accorso in albergo e ha parlato due ore con Clarck: quando sono usciti dal colloquio, nel quale Onesti aveva ribadito che non intendeva ritirare il documento, il generale mi ha presentato le sue scuse ». Gigi Boccacini *

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