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Le fotografie del Risorgimento in una singolare mostra a Torino
Le fotografie del Risorgimento in una singolare mostra a Torino La rassegna inaugurata ieri al "San Paolo«« Le fotografie del Risorgimento in una singolare mostra a Torino La più antica è una vasta panoramica dall'alto del Gianicolo, mentre sta cadendo la Repubblica Romana • La foto segnaletica di Garibaldi e le immagini della campagna dei Mille Una mostra fotografica di eccezionale interesse rimarrà aperta sino al 20 ottobre nel Salone dell'Istituto San Paolo di Torino, in piazza San Carlo. E' intitolata « Immagini del Risorgimento », e oltre a documentare «dal vero» intere pagine della nostra storia, illustra anche le ori¬ gini della fotografia italiana. tiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii Ordinata da Ando Gilardi e Wladimiro Settimelli, l'esposizione, che comprende un centinaio di fotografie d'epoca impaginate da Luigi Veronesi, muove da un « pezzo » di singolare portata: una vasta panoramica di Roma, ripresa da un ignoto fotografo dall'alto del Gianicolo, mentre infuriava la battaglia per la difesa della Repubblica romana. Con i suoi 4 metri e 70 centimetri di negativo (venne eseguita con una macchina di formato 40x40) essa rappresenta la più grande panoramica che si conosca in Italia, ed è la seconda nel mondo. La posa necessaria poteva oscillare con quell'apparecchio dai tre ai quattro minuti. Non era quindi possibile fissare persone e oggetti in movimento. L'ignoto fotografo si servì quindi della fotografia per ritrarre l'ambiente, dipingendo poi a mano (e lo si nota molto bene nella serie di particolari ingranditi qui esposta) le persone impegnate nell'azione. Tale forzato connubio di mezzi avrà breve durata. Sul filo del Risorgimento italiano, si può dire che l'ultimo fatto d'arme svoltosi prima che la macchina fotografica riuscisse a fissare 11 movimento, fu la presa di Porta Pia. (Ed esistono anche fotografie della Porta San Giovan¬ ni, scattate subito dopo la resa dei papalini alle truppe italiane). Accanto alla panoramica dal Gianicolo, la mostra presenta altre fotografie (riprese dopo la battaglia dal romano S. Lecchi, per conto del litografo francese Raffet). Si tratta di un reportage di guerra, che precede quello, già noto, eseguito da Roger Fenton nel corso della guerra di Crimea (1854-56). La fotografia fu intesa in un primo tempo come mezzo sussidiario a disposizione de gli artisti, ma non tardò a manifestare le sue peculiari caratteristiche e soprattutto il valore della sua aderenza alla realtà. Tecnicamente, gli operatori di 120 anni fa usavano sempre il processo dal negativo al positivo, ma entrarono a poco a poco nell'uso le prime lastre di vetro. A seconda delle condizioni di luce, le pose potevano durare dai 5 secondi ai due o tre minuti. Persino il fotoromanzo storico trova una sorta di antenato nelle vecchie stampe fotografiche relative alla ricostruzione (fotografata) della fuga di Felice Orsini dal Castello di San Giorgio in Mantova. A Torino ne viene esposta una « sequenza » di quattro pezzi. Tra i primi ad interessarsi di fotografia furono natural¬ mente i poliziotti. Incomincia infatti l'era delle fotografie segnaletiche (come quella di Garibaldi) e si giunge, poi, a quella delle carte di identità e dei passaporti. Fin dal '61, però, esiste un « editto » con relative norme per l'esercizio della professione del fotografo, non senza la minaccia di pene pecuniarie e del carcere per chi, facendo uso della macchina fotografica, avesse ripreso immagini oscene, le avesse spacciate o si fosse reso complice posando come modello. Più vasta documentazione fotografica dell'epoca è offerta dalla campagna dei Mille, durante la quale, accanto alle immagini fotografiche, si moltiplicarono però i falsi. Ed i fotomontaggi trovarono applicazione anche per dilatare la portata della presa di Porta Pia. L'identità dei « Mille » di Garibaldi, è stata documentata dal « ruolino » di un « grande » fotografo, Alessandro Pavia, cui si deve l'unica lista ufficiale delle camicie rosse che accompagnarono il « Generale » da Palermo a Napoli. Dieci anni dopo, lo stesso Garibaldi fece ritrarre i « suoi » mutilati, che ebbero anche una sorta di « esclusiva » sulle fotografie garibaldine. Esse costituirono per molti dei reduci la unica fonte di sostentamento. an. dra.
Persone citate: Alessandro Pavia, Ando Gilardi, Felice Orsini, Luigi Veronesi, Roger Fenton, Wladimiro Settimelli
Luoghi citati: Crimea, Italia, Mantova, Napoli, Palermo, Roma, San Paolo, Torino
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