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La notte polare impedisce di salvare l'inglese ferito La notte polare impedisce di salvare l'inglese ferito L'aereo non può atterrare per l'oscurità e i ghiacci troppo sottili - Alan Gill (che ha subito una lesione alla spina dorsale) dovrà attendere la fine dell'inverno (Nostro servizio partìcolarej Londra, 3 ottobre. Un telegramma è giunto oggi a Londra dalla spedizione transartica britannica. Dice: « Causa cattive condizioni ghiaccio, atterraggio è altamente improbabile. Nuovo tentativo sarà compiuto domani ma poche sono le speranze ». In altre parole, ciò significa che se il bimotore pilotato dal canadese Weldy Phipps non riuscirà a scendere al campo, Alan Gill, l'esploratore ferito alla schiena, non potrà essere portato ad un ospedale e dovrà forse passare tutto l'inverno sulla calotta artica. I quattro uomini della spedizione sono accampati a 530 chilometri dal polo. Ormai, l'oscurità è continua e dovranno attendere qualche mese prima di riprendere la lunga marcia di circa 6000 km. dall'Alaska alle isole norvegesi Spitsbergen. Alan Gill è rimasto ferito in agosto, cadendo in una fenditura del ghiaccio mentre camminava con un pe¬ sante sacco da montagna sulle spalle. Ha subito una dolorosissima « ernia del disco ». I tre compagni aspetteranno la fine dell'inverno nel loro piccolo campo, ma Gill deve essere portato via. E' quello che si sta tentando di fare, ma l'impresa potrebbe rivelarsi impossibile. Il canadese Weldy Phipps è, con il suo bimotore, su un banco di ghiaccio alla deriva, banco cui è stato dato il nome di « T 3 ». Da questa base, usata un tempo dalla marina americana, Phipps ha decollato in questi giorni più volte nella speranza di atterrare accanto al campo degli, esploratori. Ma il loro capo, Wally Herbert, gli ha sempre detto per radio di tornare indietro. Il pericolo maggiore è costituito dalla presenza di ghiaccio soffice sull'unica pista adatta per un atterraggio. Vi è inoltre il rischio che l'aereo, finalmente disceso, non riesca a ripartire. Copyright di c The Times » • par l'Italia da «La Stampa» LA SPEDIZIONE FRA I GHIACCI DELL'ARTICO