L'adorazione dell' « antichità » nei disegni di Giorgio de Chirico

L'adorazione dell' « antichità » nei disegni di Giorgio de Chirico URTI ED ARTISTI L'adorazione dell' « antichità » nei disegni di Giorgio de Chirico Eroi mitologici e dèi dell'Olimpo nei 194 fogli appena raccolti in volume Gara di pittori e scultori in una mostra dedicata al «bianco e nero» Quasi duecento disegni (per l'esattezza 194) di Giorgio de Chirico, compresi fra il 1918 e il 1967, cioè fra 11 periodo dei quadri metafisici del « pictor optimus », com'egli non esita a battezzarsi, e il suo periodo che si potrebbe dire neo-barocco, sono ora offerti al pubblico — a guisa d'una eccezionale mostra — limpidamente riprodotti in un volume delle Edizioni d'arte Fratelli Pozzo di Torino a cura di Ezio Gribaudo, preceduti da 4 pagine di presentazione di Luigi Carluccio. E' una scelta prelibata che ci introduce .nel « Museo » dechirìchiano cui accenna il presentatore. Museo: cioè storia. Ed è la storia di un artista il quale, tolti pochi fogli che si riferiscono a certi momenti della sua maggior tensione fantastica, irraziona- le (quella che nel passato gli diede una celebrità mondiale) — 1 fogli intitolati Visione (1923), La musa e il poeta (1926), I mobili nella valle (1928 e 1936), Le sibille (1936), / bagni misteriosi (dal 1925 al 1939: ma l'enigmatico motivo ritornerà fino al 1958), e qualche altro — conferma con questi disegni che la sua più autentica vita poetica, confessata da una continua insorgenza di predilette immagini, si è sempre svolta appunto nell'ambito evocativo del « Museo ». Non solo. Il pittore delle famose Muse inquietanti, in cui si è voluto vedere, con ragione, quasi il simbolo di una delle componenti della spiritualità moderna, il Surrealismo, ci rivela proprio con questi disegni che contraddicono qualsiasi idea di modernità la sua indefettibile adorazione dell'» Antico ». Lui stesso la dichiara in una quartina scritta a lapis sotto alcune strane figure che paiono frammenti di statue greche abbandonati, presso un accampamento acheo, sulla riva d'un mare solcato da una fuggitiva navicella: « Demonica antichità ■ Nel ritornar, soave ■ Richiama in un la nave - E il mio cor che in essa sta ». Si potrebbe dire che lo straordinario fascino dell'arte di De Chirico consista In questo contrasto: un'anima prigioniera di un mondo mitico che tenta le vie di un impossibile futuro. Del resto, quali sono i temi che più frequentemente il libro propone? Briseide, Telemaco. Odisseo e Calipso, Amazzoni, Euridice, Aiace, Gladiatori, Minotauro, Orfeo, Centauri, Bacco, Paride, Oreste ed Elettra, eroi omerici, divinità scese dall'Olimpo a mischiarsi coi mortali, favola che diventa vita, vita che si fa metafora. E la manualità con la sua superba perizia accompagna puntualmente la fantasia, anch'essa conservando un linguaggio « antico » che idealizza persino il paesaggio, non visto mai d'après nature (l'impressionismo è passato invano per De Chirico), ma attraverso un diaframma classicistico che non evita contaminazioni baroccheggianti. Insomma, meglio di tutti i suoi dipinti, questi disegni ci dicono com'egli sia un uòmo d'altra età condannato a vivere e ad esprimersi nella nostra. Dopo essere stato a lungo trascurato, specie in Italia, il « bianco e nero » artistico, cioè il disegno e l'incisione non coloratar, è oggi sulla cresta dell'onda, anche mercantilmente: e le sue mostre perciò si moltiplicano. Fra queste è da segnalare la « Terza mostra nazionale del bianco e nero » allestita dal « Piemonte artistico e culturale » (via Roma 260) con un centinaio di lavori dei suoi soci, ma anche d'invitati delle varie regioni italiane, fra i quali i veneti Magnolato, Tramontin ed altri. Pittori e scultori ormai gareggiano in questo raffinato cimento, che può sembrar « minore » per la sua discrezione e quasi segretezza, ma non certo per l'impegno e il risultato del fatto artistico: e quindi qui vediamo, ad esempio, un bel foglio di Allimandi non lontano da uno, altrettanto bello, di Cherchi. Artisti ben noti come Manzone, Micheletti, Morando (presente con un vecchio disegno, ci sembra, ispirato alla guerra di cinquant'anni fa), Scroppo, Morbelli, Pasi, Franco, Ponte Corvo, De Bonis, Abacuc, Camerini, Molinari, la Martellali, la Sirchia Settegrani, Tornaseli!, Pascut> ti, Mantovani, la Micca, la Bestazzi, la Bologna Fois, Solavaggione, si schierano accanto a giovani promettenti. Citiamo ancora Chiara, la De Agostini, la Palumbo, la Ceriana Majneri, Levo, Martinengo, la Prelle, Selis, Vallauri, mar. ber.

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