La consorte del sen. Fontani è morta nella notte a Roma dopo lunga agonia

La consorte del sen. Fontani è morta nella notte a Roma dopo lunga agonia I funerali si svolgeranno ossi pomeriggio La consorte del sen. Fontani è morta nella notte a Roma dopo lunga agonia Il decesso dovuto a trombosi in seguito ad incidente d'auto - Al capezzale erano il marito ed i sette figli - Le condoglianze di Saragat, del Papa, di Leone - La signora Biancarosa aveva 54 anni, ed era nata a Viggiù in Lombardia - Studentessa alla «Cattolica» aveva conosciuto il giovane Fanfani nel 1936 - Gentile, di animo allegro, amava lo sport e la pittura Roma, 26 settembre. La signora Biancarosa Fanfani sì è spenta stamane alle 4 al policlinico Agostino Gemelli dove era stata ricoverata domenica sera in seguito ad un attacco di trombosi. Durante la notte fra domenica e lunedì aveva perduto la conoscenza. Al momento del decesso erano accanto al capezzale il marito e i sette figli che l'avevano vegliata costantemente durante la lunga agonia. I funerali si svolgeranno domani. Fin dal mattino presto è cominciato l'afflusso di personalità della politica, della cultura, del giornalismo.'per rendere omaggio alla salma. Fra l primi il presidente Leone, Rumor, il presidente della Camera Pertìni. Il presidente della Repubblica Saragat', che martedì si era recato personalmente a far visita all'inferma, ha fatto pervenire al presidente del Senato una sua lettera di condoglianze. Anche il Papa ha inviato un messaggio di cordoglio. Il tratto più saliente nella signora Biancarosa Fanfani era l'ottimismo. Aveva una fiducia costante nella vita, e in ogni circostanza sapeva coglierne gli aspetti più confortanti; sempre spontanei e talora anche scroscianti erano i suoi scoppi di riso, aveva la battuta pronta ma senza malizia. Lombarda di Viggiù, era nata nel giugno 1914 In una famiglia agiata. Esuberante, crebbe tra gli studi e gli sport, specialmente quelli nautici: a scuola otteneva ottimi risultati, e nelle piscine primeggiava nel tuffi e nel cento metri. A diciotto anni si iscrisse all'Università Cattolica di Milano e quattro anni dopo, mentre preparava nella biblioteca la tesi di laurea In lingue, conobbe un professore piccolo, bruno, aretino. Nel 1939 si sposarono. Poi, subito, gli anni della guerra. Si eccitava tutta la signora Biancarosa quando li ricordava, e spesso trovava argomenti per riderci su: le nacquero tre figli uno dopo l'altro tra bombardamenti, ristrettezze alimentari, il freddo invernale, pochissima assistenza medica. Non si perse mai d'animo. Anche quando il marito fu costretto a rifugiarsi in Svizzera per motivi politici. Era giovane, sana e bella. Dietro il suo alacre ottimismo c'era un cristianesimo pratico e fervido; le veniva dall'ambiente familiare, ma si era poi rinvigorito al tempo in cui assidui erano gli in- contri tra suo marito Amin-tore. La Pira e Dossetti; un sodalizio diventato poi famoso, detto dei tre « professorini», e che nel primo dopoguerra ebbe una parte incisiva nelle cronache politiche italiane. E' difficile dire quante e quali influenze abbia avuto Amintore Pantani sulla moglie, nel modificarne il carattere o il temperamento, e lei su di lui; però è certo che l'uno e l'altra avevano personalità diverse e che si completavano a vicenda. L'on. Fanfani va soggetto a mutamenti d'umore, a impennate improvvise, e assume decisioni non sempre comprensibili. Ma lei, no; la signora Biancarosa riusciva a vedere la mano della Provvidenza anche nei momenti più bruschi o amari. Il marito subiva una pesante sconfitta che 10 costringeva a ritirarsi nell'ombra? Ebbene, per lei era una vera fortuna: in questo modo avrebbe potuto avere 11 marito tutto per sé e per i sette figli (due maschi e cinque ragazze), egli sarebbe tornato ai suoi studi di economia e lei lo avrebbe assistito a compilare schede, ricercare testi rari: e poi si sarebbe riposato e distratto con i pennelli, i fiori della terrazza sull'attico, i canarini che volavano liberi nelle stanze. Erano esattamente le stesse cose che lei prediligeva: la cura dei figli con i sistemi antichi, molto affetto ma anche qualche scapaccione, lo studio, specialmente la traduzione di autori latini, fare della terrazza una tavolozza di dalie, di gerani, di rose, tendervi, sopra e allungare una pergola di glicine, dipingere spiritosi acquerelli. Disinvolta com'era e senza timidezze, quei suoi quadri e quelli del marito sistemava poi nel salotto accanto ai Guttuso, ai De Chirico, ai Sironi, ai Maccari, ai Tommea. Anche molto attiva, anche se segreta, era l'attività della sua mano sinistra; una parte notevole del bilancio di casa Fanfani veniva ogni mese dato ai bisognosi, ed era la signora Biancarosa a recare di persona un po' di luce nelle dimore dei poveri. Non amava la vita mondana, si difendeva dagli inviti a cerimonie ufficiali e, se proprio vi era costretta, cerca va di stare appartata con poche persone amiche. Ma anche allora restava tutta se stessa, lieta e schietta. Bicordo diversi anni fa a San Francisco nella California durante un pranzo di gala: abiti da sera, signori impettiti e dame infiocchettate, discorsi piuttosto noiosi. La signora Fanfani mi era seduta accanto e ridemmo tutta la sera. Possedeva un nativo e arguto spirito di osservazione; tra l'altro mi disse che la cosa che più l'aveva divertita e impressionata in quella città del Pacifico era stata la visita al porto e udire i pescivendoli gridare la loro merce in dialetto siciliano: « Pisci, pisci avemo; i meglio pisci... ». Quando voleva distendersi i nervi, saliva su una macchina veloce e correva sulle autostrade a 140, a 150, a 160. Qualche volta le stava accanto il marito, ma neppure le badava, cosi poco è interessato ai motori. All'occorrenza sapeva cambiare una ruota o una candela. Spesso erano gite che finivano in una trattoria rustica dell'Alto Lazio o della Toscana. Ave-. * compiuto 54 anni nel giugno scorso, ma era rimasta giovane di spirito, di interessi, nella parlata sciolta, specialmente nel modo di ridere che inevitabilmente si comunicava agli altri. Era molto devota, ogni anno andava pellegrina a Lourdes, sulla terrazza aveva messo un busto di Papa Giovanni tra i vasi di fiori. E tutte le volte che gì? passava davanti, non mancava mai di sorridergli: un sorriso aperto, cordiale, come può fare una figlia contenta col padre diletto. n. a. Biancarosa Fanfani