Condannato a 4 mesi e scarcerato il capitano che fece legare la recluta

Condannato a 4 mesi e scarcerato il capitano che fece legare la recluta La «sentenza a Roma dopo oltre due ore di riunione Condannato a 4 mesi e scarcerato il capitano che fece legare la recluta Il p. m. aveva chiesto 6 mesi dopo una requisitoria che contiene severi giudizi sul comportaménto dell'imputato - I giudici militari hanno concesso all'ufficiale la sospensione condizionale della pena - Assolto il caporal maggiore che esegui la punizione « perché II fatto n.un costituisce reato » (Nostro servizio particolare) Roma, 24 settembre. 71 capitano Antonio Grondona, di 36 ami, accusato di aver fatto legare ad un al" bero, per punizione, una re' eluta — l'artigliere Luciano Capasso — è stato condannato a 4 mesi di reclusione con la condizionale; l'ufficiale, che era in carcere da circa due mesi, è stato rimesso in libertà. Il p.m. aveva chiesto 6 mesi. La sentenza è stata emessa questa sera dal Tribunale Militare dopo due ore e mezzo mm ■ ■ <>- ■■ *** *.*> vìi camera di consiglio. Il coporalmaggiore Giuseppe Mancini, che per ordine del suo superiore, esegui la punizione nel cortile della caserma Cecchignola di Roma, è stato assolto «perché il fatto non costituisce reato ». Per il capitano Grondone, cui è stato concesso il beneficio della sospensione della condanna, la sentenza non ha pratiche conseguenze; tuttavia non è da escludere, a suo carico, l'eventualità di un procedimento disciplinare se il Tribunale, indipendente¬ mente dalla misura della pena, dovesse esprimere, nella motivazione della sentenza, lo stesso giudizio formulato nella sua requisitoria dal procuratore militare, col. Giuseppe Scandurra; il p.m. pur chiedendo la condanna dell'ufficiale al minimo della pena, ha criticato a fondo il comportamento dell'imputato. « Tutte le affermazioni del capitano Grondona — ha osservato il colonnello Scandurra — ci inducono a considerarlo capace di accusare terze persone per proprio torna¬ conto e di dire 11 falso per frodare la Giustizia. Come ufficiale, ha avuto l'elogio dei suoi superiori per la preparazione tecnica, ma poi ha rivelato il proprio vero Volto trattando con 11 peggiore1 linguaggio da caserma un Inferiore la cui unica responsabilità era quella di non sapere tare nulla e di stargli sempre fra 1 piedi». Il capitano Grondona, comandante di una batterai del reggimento d'artiglieria ti cavallo « Voloìre » di stan za a Milano ha sempre sostenuto di non avere punito l'ari ìglìere Capasso facendolo legare ad un albero nella cai erma di Roma; in Tribunale Ita ripetuto di essersi limitato ad ordinare che il Capasso ^venisse portato accanto ad 'un albero nel cortile. Ma tvttti i testimoni lo hanno snuintito e tra questi anche il coloraimaggiore Mancini che inseguì l'ordine. «Io speravo — ha detto questa mattina nella sua r\aquisltoria il colonnello Saandurra — che il capitano Grondona avrebbe detto la j verità. Invece fra l'etica monile che gli imponeva il leale ^conoscimento delle proprie responsabilità e quella -(processuale che gli consensiva di mantenere un atteggiamento negativo, l'imputato Ita scelto quest'ultima, dimostrando un'assoluta mancanza, di serietà ». «Il cap. Grondonii — ha sottolineato Z'occusq tore — è un ufficiale che hii dimenticato, secondo quanto prevede il regolamento di disciplina militare entra* to In vigore con l'avvento 'della Repubblica, che il : superiore deve essere severo ma deve anche rispettare sempre la personalità dell'inferiore. Il cap. Grondona ritiene evidentemente che la disciplina deve essere man tei auta nel modo più esaspera ito e che il principio dell'autorità deve essere sempre risi; nettato anche compiendo uri abuso ». «Ma più grave Ci ogni altra cosa — ha coi itinuato il p.m. — è che il itìap. Grondona ha violato lui per primo il regolamento militare quando, interrogato < lalla commissione inquirente, ha giurato sul proprio, onore di non avere mai ordinato che, per punizione, l'artigliere Luciano Capasso vei ilsse legato ad un albero. Ed • invece tutti 1 testimoni ascoll ati dal Tribunale militare Uri lo hanno smentito mentre, quelli, da lui convocati, che avrebbero dovuto difender] o, per non dire 11 falso si sono limitati a spiegare che dell'episodio avvenuto la miixtina del 3 giugno a Roma all'indomani della sfilata per la festa della Repubblica npn hanno un ricordo preciso!».' Circa l'altro imputato, il caporalmagglou ' Mancini, il p.m. ha proposito l'assoluto- ne per insufficienza di prove perché, avendo una «assoluta e cieca fiducia nel superiore», non poteva immaginare che l'ordine stesso fosse illegittimo. Ed ha concluso con un biasimo per i due soldati della compagnia atleti i quali (e per questo sono stati sottoposti ad un procedimento disciplinare) anziché reagire all'ordine non lecito ^denunciandolo ai superiori preferirono scattare delle foto dell'artigliere legato all'albero per trasmetterle poi ad un giornale romano. Per due ore e mezzo i cinque giudici del Tribunale militare (il presidente gen. Falconi, tre colonnelli dell'Esercito ed un colonnello della Giustizia militare) hanno discusso in camera di consiglio. Poi hanno deciso di assolvere il Mancini (un inferiore deve sempre obbedire ad un ordine a meno che questo ordine non sia manifestamente illegittimo) e di condannare il capitano al quale sono state concesse le attenuanti generiche; la condanna non lascerà tracce nel suo certificato penale. Guido Guidi li cap. Antonio Grondona durante l'udienza al Tribunale militare (Teletoto Ansa) auNiMiiiiiiiitiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiHHiiiiiiiiiiiiiiiiiiitiuiiiia

Luoghi citati: Milano, Roma