Il vino fu sempre bene ma bisogna "saperlo bere" di Angelo Viziano

Il vino fu sempre bene ma bisogna "saperlo bere" li* CONVEGNO JBNOMmOGICO JOl ASTI Il vino fu sempre bene ma bisogna "saperlo bere" Lo dicono i medici dalla cattedra, ma soprattutto a tavola - Interessanti relazioni al convegno scientifico di domenica scorsa Come si sarebbe potuto curare l'anemia degli inglesi durante la guerra - Le virtù di un bicchiere di barbera o grignolino (Nostro servizio particolare) Asti, 16 settembre. Quando si dice che un buon vino, genuino e generoso, non fa male a nessuno e che può anche far bene, resta sottintesa la riserva che va bevuto con moderazione, in quantitativi cioè razionali in rapporto all'età, alla professione ed alle diverse condizioni di salute. Premesso questo, possiamo affermare che anche le discussioni del « Convegno medico sul vino », svoltosi ieri in occasione del Palio, sono state favorevoli al ragionevole consumo della dionisiaca bevanda. Di convegni specialistici come questo, ad alto livello di relatori (C. Tarantola, direttore dell'Istituto sperimentale enologico di Asti, e V. Prato, dell'Istituto di patologia medica di Torino) e di interlocutori (Debenedetti, presidente della riunione; Masoero, cattedratico a Torino; Zancan, Donato, Zanaida, ed altri), ne abbiano seguiti, nel tempo, a Bordeaux, a Losanna, poi in Asti stessa, a Verona, eccetera. Ogni volta c'è qualcòsa di nuovo da apprendere, qualcosa di affermato scientificamente di quanto, magari, si era tradizionalmente condensato in bonarie locuzioni conviviali. Ieri, ad esempio, il detto corrente che « il vino bevuto in oneste quantità fa buon sangue » ha acquisito un vaglio sperimentale attraverso ricerche eseguite sull'assorbimento per via intestinale del ferro contenuto nel vino stesso, e « marcato » con radioisotopi per seguirne il destino nell'organismo. Il professor Prato, dopo d'aver chiarito i valori del ferro nel vini piemontesi, ha precisato che, bevendo mezzo litro di vino rosso, giunge al sangue un terzo del fabbisogno giornaliero di ferro. Si accreditano cosi certe prescrizioni di antichi medici, i quali ne traevano buoni risultati nelle forme di anemia che oggi chiamiamo sideropeniche, legate oioè a defificienza di tale metallo. Il fabbisogno (alquanto modesto, d'altronde) di. questo viene, comunque, assunto o completato anche con vari alimenti (va detto per gli eventuali astemi), tenendo, tuttavia, presente che certi trattamenti di essi possono disperderlo. Ciò avviene, ad esempio, scremando il latte. Alla storia medica è passato l'incremento di anemie da carenza di ferro esploso in Inghilterra durante l'ultima guerra appunto per deficienza temporanea di alimenti forniti di questo metallo. Rovescio della medaglia. Vi sono" malattie (siderocromatosi, porfìria cutanea tarda) in cui il fattore causale o, comunque, scatenante un aggravamento si connette ad un eccesso di ferro nel sangue. Si deve negare ai rispettivi pazienti il piacere, talora tanto utile ai fini digestivi, di un po' di vino? Risponde il clinico: — L'abuso può aggravare il decorso delle due malattie; un consumo moderato di vino, alla luce delle attuali ricerche, non nuoce neppure lì, ove era stato sempre considerato dannoso. Il vino genuino non è una semplice mistura idro-acidoalcoolica, bensì una armoniosa organica combinazione di una lunga serie di microcomponenti di cui ci si va sempre meglio aggiornando attraverso l'introduzione di modernissime e delicate tecniche di indagine. L'attenzione di ieri si è focalizzata su svariati composti polifenolici con le loro diverse proprietà: taluni ad azione antisettica, battericida; altri tendenzialmente vitaminici; altri attivi sul metabolismo del colesterolo, tanto da profilarsi da parte di taluni un'azione anticolesterollca nei vini rossi. Si può In sostanza dire che il vino ha carte in regola per differenziarsi da altre bevande puramente e più alcooliche, ricco com'è di composti equivalenti a regolatori di funzioni vitali, derivanti dal succo d'uva e da sostanze prodotte durante la fermentazione, utili all'organismo sano ed a quello malato. In quel suo stesso contenuto alcoolico — sempre in uso moderato — è stato d'altronde visto un certo potere dilatatore dei vasi coronarici e dei capillari cerebrali, per cui chi lo negherebbe ai vecchi che vi sono da tempo abituati? D'altronde, il vino, pur essendo bevanda acida, ha azione alcalinizzante, come la frutta, e perciò torna utile negli anziani che tendono al l'acidosi. Infine non va dimenticata la benefica stimolazione del buon vino sulle ghiandole sa¬ livari, gastriche, intestinali e pancreatiche, sì da incoraggiare a piccole dosi l'appetito e da favorire la digestione, nell'ambito di una distensiva euforia. La prova sperimentale di ciò l'ha data ai partecipanti, a tavola imbandita, la degustazione di alcuni gioielli di questa terra, il cortese, il grignolino, il dolcetto ed il barbera. Il vino, adunque, fa bene — come dice un altro motto popolare — a chi lo sa bere. E qui bisogna aggiungere che occorre che 11 consumatore sappia pur distinguere 1 vini genuini sani, da altri troppo commercializzati. Angelo Viziano

Persone citate: Debenedetti, Masoero, Zancan

Luoghi citati: Asti, Bordeaux, Inghilterra, Losanna, Prato, Torino, Verona