Oggi si vola in Svezia di Ferdinando Vegas

Oggi si vola in Svezia Sfida dei centro-destra ai sociaiisti Oggi si vola in Svezia Gli elettori sono 5 milioni e mezzo, devono rinnovare le Camere - Per la prima volta alle urne i giovani che compiono 20 anni entro il 1968 - I socialdemocratici (al potere dal 1932) sembrano favoriti dai sondaggi; ma il pronostico è incerto Il Paese del benessere Gli svedesi che oggi si recano alle urne, per il rinnovo della Seconda Camera (Camera dei Deputati), sono chiamati a decidere, sostanzialmente, se intendono ancora mantenere al potere i socialdemocratici, che reggono il paese fin dall'ottobre 1932. Trentasei anni ininterrotti di governo (con un'unica parentesi di pochi mesi, nel '36) e due soli presidenti del Consiglio (l'attuale, Erlander, da ventidue anni) costituiscono un eccezionale primato di stabilità; ma proprio questo risultato positivo potrebbe convertirsi in un fattore negativo per i socialdemocratici, se gli svedesi dovessero cedere all'impulso psicologico della sazietà e del desiderio di novità. Il fenomeno si è già ve rifìcato negli altri due paesi scandinavi, Norvegia e Danimarca, anch'essi retti tradizionalmente dalla socialdemocrazia: nel settembre '65 e nel gennaio '68 una coalizione di partiti « borghesi » ha dato il cambio a) socialdemocratici, rispettivamente ad Oslo e a Copenaghen. La Svezia seguirà adesso l'indirizzo prevalso nei due vicini? La semplice prospettiva di un eventuale cambiamento ha animato la campagna elettorale, che è stata la più calda degli ultimi dieci anni; la lotta, infatti, si combatte per ia conquista di una percentuale modesta dell'elettorato. Si tratta essenzialmente di una lotta per mantenere o strappare il potere, senza che siano in gioco contrasti politici di fondo. La neutralità, il pilastro della politica estera svedese, è fuori discussione, e così pure il pilastro della politica interna, lo Stato assistenziale. Questo costituisce il grande vanto della socialdemocrazia svedese, come anche della danese e della 'norvegese; ed è un risultato irreversibile, come dimostra il fatto che le coalizioni « borghesi » venute al potere in Danimarca e Norvegia non lo hanno minimamente intaccato. Si può prevedere con certezza che lo stesso avverrebbe in Svezia, nel caso che dovessero vincere gli avversari dei socialdemocratici. Sarebbe infatti assurdo che gli svedesi rinunciassero ad un sistema che ha dato ad ogni cittadino la piena sicurezza sociale, portando il paese all'avanguardia del mondo civile. Sen. h elencare tutte le numerose forme di previdenza e assistenza, le quali copronq_ ogni aspetto della vita, basti solo dire che ciascun cittadino fruisce almeno di una pensione di circa 600 mila lire l'anno (930 mila lire per la coppia dei' coniugi); in più, vi è la pensione supplementare per coloro che erano già occupati, pari al 60 per cento del guadagno medio annuo. Il socialismo scandinavo, giustamente famoso, consiste appunto in questo comprensivo ed articolato sistema di sicurezza sociale, non in una modificazione dei rapporti di proprietà, cioè nelle nazionalizzazioni. La Svezia anzi, offre l'esempio d'un paese dove la massima socializzazione dei servizi pubblici (scuole, ospedali, assistenza e sicurezza in genere) coesiste con una struttura economica capitalistica tra le più robuste. La stessa commissione governativa sulle concentrazioni industriali, nel rapporto presentato all'inizio di quest'anno, ha confermato che la metà dell'industria svedese è in mano alle 293 maggiori società (con più di cinquecento dipendenti ciascuna) e che i due terzi di queste società sono controllati da soli diciassette gruppi (famiglie, banche, fondazioni). Così gli svedesi hanno, da una parte, i vantaggi sociali appena detti; dall'altra, i vantaggi del progresso economico, che si può riassumere nella cifra del reddito medio lordo annuo, di oltre un milione 350 mila lire per ognuno dei sette milioni 850 mila svedesi. Materialmente, questi risultati sono pagati con una tassazione molto gravosa; moralmente, con i fenomeni ben noti di insofferenza, specie giovanile, contro un benessere troppo diffuso, accettato ormai come un elemento naturale, senza prospettive di cambiamenti. Erlander spera pertanto che il suo partito, come confermano i più recenti sondaggi di opinione, si sia ri¬ preso dal colpo subito nelle elezioni municipali di due anni fa e che la Svezia non debba seguire l'esempio della Danimarca e della Norvegia. Ma i partiti « borghesi » sono invece convinti del contrario e contano sulla rivincita attesa da decenni. Ferdinando Vegas :dd AW—COPENHAGEN