Un saggio di cinema anarchico dell'attore ribelle Carmelo Bene

Un saggio di cinema anarchico dell'attore ribelle Carmelo Bene Due altri registi esordienti alla Mostra di Venezia Un saggio di cinema anarchico dell'attore ribelle Carmelo Bene «Nostra Signora dei Turchi» ò un'opera di Improvvisazione, con immagini grottesche e allucinanti, e sberleffi senza fine - «Selvaggi per le strade», dell'americano Robert Thomi satira dell'egemonia dei giovani negli Stati Uniti (Dal nostro inviato speciale) Venezia, 3 settembre. Non soltanto i « contestatori », anche gli « esordienti », caratterizzeranno al posteri questa Mostra. Esordienti, però, oltremodo maturi, addirittura involuti. Nostra Signora del Turchi è l'esplosione cinematografica di un temperamento a più facce, quello del leccese Carmelo Bene, attore antitradizionale, monologhista, improvvisatore, ( commediografo, romanziere e soprattutto confutatore della società in blocco, compresi i confutatori. In una delle loro scorrerie 1 turchi espugnarono Otranto, facendone prigioniera la popolazione e passando a fil di scimitarra ottocento prodi che forti della protezione di una leggendaria santa non si vollero piegare. Le loro ossa si possono visitare dal turista nella cripta che ancora 10 contiene. Da tale storica premessa, frangiata di leggenda, Bene ha tolto un saggio di moderno cinema protestatario, anarchico piuttosto che libero, la cui sostanza sfugge ad ogni presa logica e non si può pertanto riassumere. Rjmbalzando dal passato al presente il film ci dà la lunga e frantumata « esposizione » d'un violentato d'oggi (forse reincarnazione di uno degli 800 di Otranto), il quale si muove, agisce e parla il più estrosamente possibile, entro un campo sterminato di polemiche. Siamo nel bel mezzo (se c'è un mezzo) del « cinema del disordine », dove la legge è data dall'improvvisazione, 11 punto forte di Bene. Immagini grottesco - allucinanti di angoscia e violenza (il protagonista, cioè l'autore stesso, appare quasi sempre lncerottato, bendato e sanguinante) si alternano a brucianti irrisioni verbali di tutto e di tutti, e la colonna sonora, spalancata al melodramma, conduco ironie, sberleffi senza fine. Ma non tutto è disgressione satirica (come quella sul tema: « Ci sono cretini che vedono la Madonna, e ci sono cretini che non vedono la Madonna » ) : nell'incontenibile logorrea s'intravedono spasimi di poesia e anche un po' d'orpello, il tutto lasciando bensì un'impressione di clownismo, ma di classe superiore. Il merito cinematografico di Bene (degli altri non ci sentiamo di giudicare) è di aver risolto questa fantasia surrealistica in splendidi effetti cromatici, in vivide scenografie orientalizzanti, in sontuose composizioni pittoriche da ricordare (anche perché all'epilogo c'è un cavallo in casa e un'armatura che fa l'amore) De Chirico. In quanto all'attore non è attore perché non interpreta nulla, bensì mimo e dicitore agilissimo, inesauribile. Ma Nostra Signora del Turchi, appunto perché tanto estroso, è troppo lungo (due ore). Il Burchiello e all'altro estremo gli ermetici sapevano in qualche modo « chiudere », mentre Bene si perde nel labirinto del proprio «io», cinematografico, nuovamente scoperto. In questo soltanto è parso acerbo. Ma la Mostra ha fatto bene a ospitare un film che non si poteva vedere che qui, un film che si rifiuta di « circolare », (ma che pensiamo circolerà nei cenacoli europei d'avanguardia). Spiritosa, ma talvolta un po' corriva, la satira dell'egemonia dei giovani nell'americano Wild in the Streets (« Selvaggi per le strade »), di Robert Thom, un altro esordiente. Chi fissa i limiti della giovinezza, che non ima categoria dello spirito ma una condizione fisiologica, ai fini del far politica? Armati dell'assioma « quando si ha l'età di morire, si ha l'età di votare », un cantante « beat » ventiquattrenne e il suo « clan » riescono a impadronirsi delle urne, poi del Congresso, quindi della presidenza degli Stati Uniti, relegando i « matusa », in campi di concentramento. Comincia il regno della pa ce floreale. Ma i giorni pas sano, e ne passano pochissimi che un moccicone di dieci anni, irritato col «presidente », gli dà del « vecchio » E' evidentemente il principio della fine, ossia comincia la seconda ondata. Ottimi gli interpreti Christopher Jones Shelley Winters, Diane Varsi Colori, e belle canzoni « im pegnate ». Leo Pestelli L'attrice Lidia Mancinelli, protagonista del film di Carmelo Bene (Cameraphoto)

Luoghi citati: Otranto, Stati Uniti, Venezia