La nave di Cook nel Mar dei Coralli

La nave di Cook nel Mar dei Coralli Un naufragio di 200 anni fa La nave di Cook nel Mar dei Coralli H naufragio avvenne il 28 giugno 1770, rielle ultirhe ore della notte, ' due secoli fa. Fu l'unico incidente di navigazione occorso a Cook in undici anni di viaggi nel Pacifico, ma fu tanto grave che farebbe potuto costare la vita all'esploratore inglese e a tutti i suoi uomini. : Essi avevano lasciato là Polinesia e stavano accuratamente rilevando la costa dell'Australia, una terra che — seppur già toccata da altri esploratori — deve a Cook l'esatto disegno delle sue coste e la definizione di « terra felicissima per natura e clima » che avrebbe dato inizio alla sua pacifica e civile colonizzazione. Quell'esplorazione fu però di grande difficoltà per la nave a vela di Cook, dato che lungo tutte le rive di quel Continente corrono scogliere coralline delle quali, naturalmente, non esisteva a quel tempo alcuna mappa. Cook ne attraversò le insidie navigando a mezze vele; e scriveva in quei giorni nel suo diario: « Gli scogli e i bassifondi costituiscono sempre un pericolo per il navigante, ancora piti pericolosi nei mari inesplorati. In questa parte del mondo, essi sono più terribili che altrove poiché qui si trovano scogliere e rocce coralline che si ergono simili a una parete quasi perpendicolare, e ne ho disegnato una mappa, per una estensione di 22 gradi di latitudine, per più di 1300 miglia. E' in questa zona che ho imparato « conoscere la cattiva sorte >. Le illustrazioni e le parole del suo Diario,' sono la testimonianza diretta e drammatica di quelle giornate del giugno 1770: per giorni e giorni, marinai, ufficiali e comandante cercarono di trovare uri canale, nella Barriera Corallina australiana, che fosse una via di uscita dal mare aperto verso un approdo, prima, e poi dalla costa verso il mare aperto. Inutilmente: in certi momenti Cook dovette persino ordinare di mettere tutte le vele alla cappa, per far trainare a forza di remi la nave al largo lontana dalle scogliere; quando la situazione si aggravò ulteriormente, il comandante cercò di evitare .il pericolo di incagliarsi alleggerendo al massimo la nave. Ma ogni precauzione fu inutile: alle 3 del mattino del 28 giugno, VEndeavour con uno schianto secco finì sulla Barriera, Così scrive Cook: « Ci i trovavamo su la scogliera corallina. Essa è più fatale di ■qualsiasi altra, perché le sue punte sono talmente acuminate e ogni parte della sua superficie è talmente accidentata da sbriciolare qualsiasi cosa freghi contro di essa. « La situazione è veramente spaventosa, tanto che non iiensQ più al disincaglio della nave come ad una liberazione, ma come ad un evento che forse precipiterà la nostra fine. So bene che le scialuppe non sono sufficienti, perciò, quando giungerà il fatale istante, ci sarà probabilmente una lotta per avere la preferenza, che contribuirà ad aumentare gli orrori del nostro naufragio ». Ma fortunatamente Cook poteva contare su la sua grande esperienza e su un equipaggio straordinario; non appena venne l'alta marea (e il mare sollevò la sua nave dagli scogli per qualche minuto) egli diede ordine di passare una vela sotto la chiglia, ove s'era prodotta, la falla; poi legò la vela stessa ai due bordi della nave. Fu la pressione stessa dell'acqua a far penetrare la vela nella falla, e a tapparla. Era una riparazione provvisoria, ma impedì al bastimento inglese di colare a picco. Lentamente (la costa non era lontana), la nave fu tratta in secco e i carpentieri di bordo poterono ripararla perfettamente: inclinarono il battello con l'aiu' to di cime fissate a terra, e la falla fu solidamente chiusa usando legname tagliato sulla .costa. I lavori durarono più di un mese, e in quel periodo non solo i malati di bordo — portati a terra — guarirono dei loro malanni, ma Cook (dall'alto di una collina) osservando la Barriera con un lungo cannocchiale, trovò una via d'uscita verso l'Oceano aperto. Durante quel mese Cook e i suoi scienziati si mossero nell'interno australiano quel tanto da avere conferma — per la presenza di fiumi, foreste, e verdi praterie '— di quanto essi stessi avevano supposto nelle precedenti tappe lungo le coste; e cioè d'essere l'Australia una terra ideale da venir popolata, così come lo era stata l'America tre secoli prima. La spedizione riuscì a rien¬ trare a Londra 1*11 giugno 1771: aveva compiuto l'intero periplo terrestre, scoperto e studiato le isole polinesiane, ma il risultato massimo di quell'esplorazione risiede soprattutto nelle indicazioni che Cook seppe fornire sulla natura dell'Australia. Furono le sue parole, infatti, a determinare nel governo inglese del tempo una politica di colonizzazione di quella lontana terra, che oggi, a due secoli dalla sua scoperta, è una delle più promettenti « terre del futuro » del nostro pianeta. ' Così proprio come Cook aveva pronosticato. Folco Quilicì

Luoghi citati: America, Australia, Londra