Ha accoltellato sei persone tre sono morte all'ospedale

Ha accoltellato sei persone tre sono morte all'ospedale L'aggressione di via San, Agostino è diventata una strage Ha accoltellato sei persone tre sono morte all'ospedale Tragica catena di vittime del facchino che non trovava lavoro - Dopo la guardia notturna e l'impiegato è deceduto anche un altro dipendente della ditta di trasporti - L'arrestato piange: "Non volevo uccidere nessuno, lui meno di tutti" E' morto un altro del sei accoltellati dal facchino impazzito perché non trovava lavoro. E' il terzo: Giuseppe Colasverna, che avrebbe compiuto ieri 62 anni. A dieci giorni dalla tragica esplosione di furore, il bilancio Iniziale — sei feriti — è diventato di tre morti e tre feriti. L'assassino, Luigi Zingarelli di 23 anni, in carcere sembra rinsavito: piange, dice: « Non volevo ucciderli. Se sono morti, voglio morire anch'io ». Il 5 luglio era andato alla ditta « Carovana Celere » per chiedere un posto. Quando il titolare, Aroldo Trombone, gli ha detto che non poteva assumerlo, gli si è avventato addosso e lo ha accoltellato, poi, fuggendo, ha ferito due impiegati della ditta, Roberto Pagliara e Giuseppe Colasverna, il portinaio Pacifico Ruggero, la guardia notturna Domenico Turco e la moglie di questi, Maria. Due giorni dopo è morto Domenico Turco, di 57 anni, colpito al fegato e all'Intestino. Venerdì, l'impiegato Roberto Pagliara, di 49 anni: era stato sottoposto a un intervento chirurgico duralo due ore per suturare le numerose ferite, ma un collasso lo ha stroncato. Poche ore dopo, si è spento anche Giuseppe Colasverna: una coltellata gli aveva perforato il ventre, ma non pareva grave. Invece, è stato colpito da paralisi Intestinale, due operazioni non sono valse a salvarlo. Giuseppe Colasverna era impiegato da otto anni alla « Carovana Celere », abitava in via Belmonte 14 con la moglie Rosa. Foco lontano, in via della Fossata 25, abita un figliastro. Michele Cammarata; altri due figli sono rimasti nella città d'origine, Caltanisetta. « Abbiamo potuto vederlo ancora vivo — dicono — ci ha parlato, sembrava tranquillo. E' rimasto lucido e sereno fino all'ultimo, la fine è giunta improvvisa ». Giuseppe Colasverna conosceva bene il giovane cha lo ha ucciso: quando poteva, cerniva di fargli guadagnare qualche soldo. In qualche caso, gli aveva regalato delle piccole somme, perOié potesse comperarsi da mangiari». Lo Zingarelli — dicono gli amici comuni — sembrava riconoscente, gli manifestava simpatia e amicizia. Quando, in carcere, hanno detto al giovane che anche il Colasverna è morto, è scoppiato in un pianto dirotto: « Non capivo più nulla, non mi sono nemmeno accorto di averlo colpito. Non volevo uccidere nessuno, lui meno di tutti ». -t Luigi Zingarelli e la sua terza vittima, Giuseppe Colasverna