Mao scende in platea e recita le "massime"

Mao scende in platea e recita le "massime" La prima europea di Albee a Spoleto Mao scende in platea e recita le "massime" DAL NOSTRO INVIATO Spoleto, lunedi mattina. Sul palcoscenico in penombra, ma non tanto che non si possa intravedere il ponte di un transatlantico con le scalette al lati e in mezzo due sedie a sdraio, non vi sono attori. L'unica presenza, enigmatica e abbastanza inquietante poiché contrasta con il naturalismo della scena, è un oggetto: una sottile armatura metallica, installata nel centro, delimita uno spazio scenico piuttosto ampio a forma di cubo. E' una specie di scatola, un contenitore senza pareti: « Box » in inglese, come appunto s'intitola il primo dei due atti unici di Edward Albee che il Festival di Spoleto ha presentati al Teatro Caio Melisso in prima europea. « Box » allora: e con questa parola, una voce registrata (appartiene all'attrice Ruth White) incomincia un soliloquio, ma il palcoscenico è ancora vuoto e lo rimarrà sino alla fine di questa singolare e beckettiana commedia di quindici minuti, durante i quali la voce, armoniosa e suadente, parla di diversi argomenti, in tono piuttosto vago ed astratto. Alcune frasi avranno poi un'eco o un rimbalzo (semplice coincidenza o, peggio, errata impressione?) in qualche battuta dell'altro atto unico che segue a « Box » senza interruzione, se non per un attimo di buio che consente agli attori di prendere posto sulla scena. Ed eccoci ora a « Quotations from chairman Mao TseTung » («Citazioni dal presidente Mao Tse-Tung»), E' l'attore Conrad Yama ad impersonare Mao, accentuando la sua somiglianza con il capo cinese sino ad aggiungersi un porro sul mento. Affabile e sorridente nel suo abito turchino e con la stella rossa sul berretto, va su e giù per il ponte, e talvolta scende anche in platea, ripetendo le più note delle massime contenute nel celebre libretto rosso. Gli fanno da contrappunto due voci e un silenzio: chi parla sono due donne, chi tace è un ministro evangelico. A Sudie Bond è affidato il personaggio di una bizzarra donnetta che, seduta su una valigia, interrompe di tanto in tanto la lettura di « Life » per qualche buffa o graziosa filastrocca in versi, mentre Nancy Kelly sostiene con grande bravura la parte di un'anziana signora che, adagiatasi sulla sdraio con le gambe avvolte in una coperta, parla più di tutti e di tutto: di quando cadde da un piroscafo, della sua vita, dei suoi problemi intimi, del marito, di sua figlia, del Messico... Sull'altra sdraio il pastore (Richard Barr) l'ascolta oppure no, le sorride, leggicchia un giornale, persino s'assopisce, si direbbe che sia sul punto di parlare, ma non apre bocca per tutta l'ora e un quarto che dura l'atto. , Ma non vi è, almeno apparentemente, nessun rapporto fra Mao e gli altri personaggi e nemmeno di questi fra loro. D'altronde il cicaleccio delle due donne è abbastanza privo di senso, anche quando s'intreccia con la voce di « Box » che ritorna sempre più frequentemente nella seconda parte di « Mao » e che alla fine, mentre le luci si abbassano e gli attori tacciono impassibili, ripete un lungo brano del suo monologo. Tutto qui: non vi sono musiche (ma c'erano, dice lo stesso Albee, nello spettacolo americano presentato sinora soltanto a Buffalo) e la ripetizione di « Box » semb/a idrpstcttg«Wnrmrvv«asgngvpBcspab1gIppsrNpztpq1èattnncdctpiupspntdcoincidere con le intenzioni dell'autore di usare il primo dei due atti unici per met- tere fra parentesi il secondo. | Non vi è dubbio che si ( tratti di teatro sperimentale ! con il dichiarato proposito ] dichiarato di studiare i rapporti tra la forma musicale e la struttura drammatica e di applicare l'una all'altra in un modo che, per quanto assai dissimile, ma ha ricordato un testo di avanguardia di Edoardo Sanguineti, Traumdeutung. Insomma, le quattro voci e il silenzio costituirebbero una specie di ! quintetto in cui i suoni avrebbero più importanza del significato se non ci fossero le massime di Mao ad esercitare un costante richiamo j ad una realtà concreta. Ma per ora è diffìcile, e i imprudente, arrischiarsi ol-1tte una sommaria descrizio- ;ne di un lavoro tecnicamen- te rtnr""»»" • recitato In | Il Presidente cinese impersonato dall'attore Conrad Yama che ha accentuato la sua somiglianza sino ad aggiungersi un porro sul mento • Due atti unici con voci e silenzi - L'autore, presente al Festival dei Due Mondi, applaude i valenti interpreti inglese, in cui l'azione è per di più meno fisica che interiore, e che sembra dirigersi più all'inconscio che alla vista e all'udito dello spettatore. L'edizione italiana, che certamente seguirà in breve tempo, potrà dissipare molte incertezze, ma è chiaro già adesso che l'autore di « Chi ha paura di Virginia Woolf? » ha risolutamente rinunciato a quel teatro naturalistico che gli ha dato fama mondiale, ma non è affatto ritornato a quel genere d'avanguardia che aveva coltivato, e con successo, con « Zoo Story » e « Un sogno americano » all'inizio della sua carriera. Lo spettacolo ha come regista Alain Schneider che non è l'ultimo arrivato (ha già messo in scena sette lavori di Albee, e suo ad esempio è il film di Becket con Buster Keaton presentato anche a Venezia). Ma conoscendo l'avversione di Albee per i registi, è probabile che alla regìa di Schneider abbia notevolmente contribuito 10 stesso autore, che ha seguito infatti tutte le prove. In ogni caso, ai calorosi applausi del pubblico (ma dopo « Box » si è udito qualche sibilo) hanno ripetutamente risposto soltanto gli attori. Neppure Albee è salito in palcoscenico: seduto in terza fila, ha continuato a battere le mani ai suoi interpreti, jome uno spettatore qualsiasi. Alberto Blandi

Luoghi citati: Messico, Spoleto, Sudie Bond, Venezia