I corridori in assemblea hanno soltanto sfiorato l'argomento del doping

I corridori in assemblea hanno soltanto sfiorato l'argomento del doping Nessuna decisione clamorosa I corridori in assemblea hanno soltanto sfiorato l'argomento del doping Magni eletto presidente dell'associazione - Anquetil vice-presidente - Chieste norme più precise sui controlli - Taccone ammette: «Ho preso due pastiglie proibite, e Tesarne non Io ha rivelato» (Dal nostro inviato speciale) Faenza, 30 agosto. Dai campionati del mondo su pista ai campionati del mondo su strada. Domani è in programma la corsa riservata alle donne, dopodomani scenderanno in campo gli stradisti professionisti e c'è qui, in Romagna, un entusiasmo schietto e genuino, si avverte la festosa animazione destinata a circondare i grandi avvenimenti. L'attenzione è tesa, i ciclisti, ovunque compaiono, vengono seguiti da un codazzo di folla, li accoglie qua e là lo scoppio improvviso di applausi generosi. I fuoriclasse, nella vampa del caldo, si allenano senza risparmio di energie. Tra poche ore si daranno aspra battaglia per la conquista della maglia iridata. Ma oggi, in un clima di assoluta identità di idee, si sono trovati tutti insieme a Faenza ed hanno creato l'Associazione Internazionale dei Corridori Professionisti. La proposta, com'è noto, era partita da Fiorenzo Magni e l'iniziativa per questa riunione, stabilita proprio a 48 ore dalla gara iridata, aveva destato qualche perplessità, nel timóre' che gU ' atleti si lasciassero. tentare da atteggiamenti « rivoluzionari ». Nei giorni scorsi avevano preso a circolare voci persino un po' allarmanti. Si parlava di un ordine del giorno secco e reciso con precise richieste, da parte degli atleti, di sospensione immediata del controllo anti-doping, e con richieste altrettanto recise di partecipazione agli utili dell'incasso dei « mondiali ». Voci, le solite voci. In realtà Fiorenzo Magni, uomo abile e accorto, ha fiutato il pericolo ed ha preferito la tattica della prudenza, cosicché la riunione di oggi, alla quale hanno presenziato anche i giornalisti, è filata liscia e tranquilla, all'insegna di un accordo addirittura stupefacente. Il ciclismo era, si può ben dire, al gran completo. Nella sala comunale di Faenza, si pigiavano organizzatori italiani e stranieri, direttori sportivi, titolari di squadre, campioni del presente e del passato. In prima fila campeggiavano tutti gli azzurri, con Motta, Gimoi-di ed Adorni, ed i francesi avevano inviato Anquetil, Poulidor, Aimar e Pingeon, mentre Merckx rappresentava con alcuni colleglli il Belgio e vi erano ciclisti svizzeri, spagnoli lussemburghesi. Una unità assoluta. Prima, sulla decisione di dar vita all'Associazione, riservata ai professionisti ed agli ex pròfessionisti, poi sull'approvazione degli articoli dello statuto, poi ancora sulla nomina delle varie cariche. Fiorenzo Magni è stalo eletto presidente e la vice presidenza è toccata ad Anquetil. Mombri del « direttivo »: Merckx per il Belgio, Mendiburu per la Spagna, Aimar per la Francia, Schutz per il Lussemburgo, Blanc per la Svizzera, Baldini per l'Italia. Cinque revisori dei conti, Cribiori, Vigna, Poulidor, Maurer e Vandenbossche. Via via, hanno parlato Motta, Baldini, Neri, Durante, Adorni, Taccone, Gimondi, chi con tono pacato, chi con tono più acceso. Intendiamoci bene, nessuna « rivoluzione » ad immediata scadenza, i « mondiali » di dopodomani, cioè, saranno regolarmente disputati con l'attuale legge antidoping e, per il futuro, bisognerà pur tenere conto che in due grandi nazioni, la Francia ed il Belgio, la legge contro l'uso di sostanze proibite è legge di Stato, alla quale è giocoforza attenersi, pena gravi sanzioni. Comunque oggi i corridori hanno sottolineato di non essere contrari in linea di massima al controllo. Ma hanno riconfermato, ricordando episodi di evidente squilibrio di Eiudizio, la loro richiesta di una garanzia assoluta in materia, con un regolamento che sia preciso per quanto riguarda la lista dei prodotti proibiti e che sia preciso in particolare per quanto concerne i sistemi di controllo. In un passato più o meno recente, si sono ripetute disparità notevoli, che due atleti che avevano ingerito la stessa quantità di uno stesso prodotto, uno è risultato «positivo » e l'altro è risultato « negativo ». I corridori, durante l'odierna riunione, si sono anche lamentati delle accoglienze che il pubblico talvolta loro riserva con accuse che gli atleti ritengono ingiuste (a proposito di Camaiore, Gimondi, per esempio, ha detto: « Possiamo ■ anche aver sbagliato, possiamo anche esserci comportati male. Ma è giusto infierire contro un ciclista che si ritira una volta sola, in tutte le gare cui partecipa in un anno?»). E qualcuno, come Taccone, ha so¬ stenuto che, in certe occasioni, un paio di pastiglie proprio non fanno male, non servono nemmeno a vincere, servono semplicemente ad acuire i riflessi in modo da evitare incidenti. Non sono mancate, naturalmente, frasi forti. Adorni ha dichiarato che « i ciclisti sono 'stufi di andare in giro trattati come contrabbandieri, sempre in cerca di sapere che cosa è proibito e che cosa è lecito ». E Taccone ha rivelato candidamente di avere ingerito, per consiglio medico, durante il Giro d'Italia due pastiglie « proibite » e di essere po' risultato « negativo ». Cose risapute. Che sottolineano, però, una volta ancora, l'importanza della que- stione del doping e la diffl-colta per avere un metodo veramente idoneo per esercitare un giusto controllo. L'Associazione sorta oggi deve avere in proposito idee chiare. Gigi Boccacini Motta, da sinistra, Merckx e Gimondi: tre protagonisti dei campionati mondiali