L'illustre Renoir spiego ai ribelli perché non accetta la loro protesta

L'illustre Renoir spiego ai ribelli perché non accetta la loro protesta Il Festival continua, tra temporali e sommosse L'illustre Renoir spiego ai ribelli perché non accetta la loro protesta « lo contestavo 30 anni fa, quando faeevo parte del Fronte popolare» Fermato un <ranticontestatore.» che aveva in tasca una catena di ferro (Dal nostro inviato speciale) Venezia, 30 agosto. Fra temporali e sommosse il Festival continua. Il sole era tornato sul Lido da poche ore quando apparve, nel primo pomeriggio, Jean Renoir, uno degli illustrissimi della cinematografia degli Anni Trenta-Quaranta. Calvo, allegro, corpulento, con la camicia aperta sul petto, Jean Renoir ha toccato terra alle 14,45 al Lido, e subito lo investe una maliziosa domanda: « Maestro, scusi, lei contesta? ». « Giovanotto, io ho contestato trent'anni fa, quando facevo parte del Fronte popolare ». « E adesso? ». « Non conosco la situazione; son qui per la mia retrospettiva ». Renoir non contesta: oltre ad assistere ai suoi vecchi film, srotolati in omaggio reverenziale al maestro, Jean Renoir dovrebbe distribuire nella serata finale il Leon d'oro, le medaglie, le coppe, le oselle, i diplomi e ogni altra suppellettile onorifica a coloro che la giuria, presieduta da Guido Piovene, riterrà deg?ii di premio. Ma l'operazione del premiare, come quella d '"esser premiato, quest'an> incestita dai fulmini della contestazione. Il premio (e, al limite, anche il bel coto in pagella) costituisce uno del simboli del potere mercificante e corrompente della società: di qui, per coerenza contestativa, questo rigetto dì premi. Per rendere meno abominevole il Leon d'oro. Luigi Chiarini pensò di metterlo tra le mani di Jean Renoir, onde lo consegnasse lui, a nome della giuria, a chi toccherà. Andrà a segno questo proposito? Ieri, pareva che sicuramente nessuno avrebbe più insistito nell'osteggiare il Festival e le sue pompe. Ma oggi, nuove perturbazioni si sono abbattute sul Lido. Sono in corso, da tre giorni, assemblee congiunte di cineasti contestatori e di critici cinematografici, al fine di ristrutturare la Mostra. La Biennale, a suo tempo, assegnò dapprima la Sala Volpi, poi la Sala delle Feste del Casinò quali sedi del dibattito. Ma quest'oggi, andati i cineasti a prendere posto nella Sala delle Feste, ne furono dal custode respinti. Era giunto dal Municìpio l'ordine di chiudere le porte davanti agli apprendisti ristrutturatorì. Adirati, essi si attaccarono a più telefoni, appellandosi urgentemente a questo o a quel responsabile del Festival, della municipalità, della Biennale e di ogni altro potere costituito e da costituire. La risposta si fece attendere. Per non perdere tempo, i cineasti della contestazione si riunirono in «assemblea stradale » e decisero di affiggere un manifesto di violenta denuncia contro la Biennale per manco di promesse e oltraggio alle forze rìnnovatrici del cinema. Il manifesto era appena attaccato, quando un tipo, avvicinatosi in atteggiamento iracondo, senza profferire parola lo stracciò. Ne conseguì tumulto. Al grido di « provocazione, provocazione! », il tipo fu consegnato nelle mani di un commissario di p. s. che lo addusse prestamente in locale separato e procedette alla sua identificazione. Nel frattempo, richiamati dall'eccitazione di folla che nelle adiacenze del palazzo s'era creata, ricomparvero in assetto di repressione due reparti, l'uno di carabinieri, l'altro di agenti. La cosa si stava mettendo al peggio quando un violento temporale si scagliò con fulmini e rovesci d'acqua sul Lido, gettando scompiglio in ugual misura tra le forze della contestazione e quelle dell'anticontesta- zione. In un cielo sempre più fosco la bonaccia di ieri andava rompendo in tempeste, allorché d'improvviso comparve l'arcobaleno: da un lato, il tipo interrogato dal commissario risultò essere semplicemente un bigliettaio di vaporetto. Angelo Sandon, probabilmente animato da ispirazioni reazionarie, certamente ubriaco. Gli fu trovata in tasca una catena di ferro. Venne sui due piedi denunciato (a piede libero) a cagione dell'ubriachezza molesta e in luogo pubblico e non per lacerazione di manifesto, essendo il manifesto in questione illegalmente affisso. Arrivò anche dal Municipio l'ordine di concedere l'uso del teatro « La Perla » del Casinò per la opportuna continuazione dei dibattiti in corso intorno alla ristrutturazione della Mostra d'arte cine matografica e della cinemato grafia in generale.^ Per doma ni, è atteso anche un incontro delle rappresentanze della popolazione del Lido con le delegazioni dei cineasti prò testatari: insieme, lidensi e contestatori desiderano chia tire alcuni punti rimasti sin qui oscuri. g. gh,

Persone citate: Angelo Sandon, Calvo, Guido Piovene, Jean Renoir, Luigi Chiarini, Renoir

Luoghi citati: Venezia