Praga e una città di fantasmi di Igor Man

Praga e una città di fantasmi Una capitale avvilita dall'occupazione Praga e una città di fantasmi Poca gente nelle strade, volti tirati, senso di prostrazione - I russi hanno fatto sapere che rimarranno finché non cesserà ogni forma di resistenza - Il Paese si sta piegando alla volontà degli invasori - Il governo (riunito in permanenza) decide di ripristinare la censura e di vietare le associazioni politiche (Dal nostro inviato speciale) Fraga, 30 agosto. Oggi Praga sembra una città di fantasmi. Dal cielo cade una pioggia fitta e vischiosa, la nebbia ha invaso le strade; i lumi dei negozi tremano come fuochi fatui, c'è poca gente in giro, agli angoli dei palazzi barocchi sostano pattuglie di imberbi soldati russi, le divise fradice, il viso affaticato. Anche i giovani che montano la guardia là dove caddero i loro compagni, hanno gli abiti intrisi di pioggia, i volti tirati. I fiori gialli, le bandiere sono le uniche macchie di colore nel grigio estenuante della « città d'oro ». I russi dicono che rimarranno a Praga finché non saranno scomparse le scritte antisovietiche e cesseranno gli atti di resistenza. Questo ukase dei comandanti militari ha l'aria di essere il primo d'uno serie e viene qui denunciato, ancorché non ufficialmente, come una violazione degli «accordi» di Mosca. Sembra, a sentire i cèchi, che nel documento sottoscritto dalle due delegazioni al termine della drammatica trattativa, non esista alcun accenno alle condizioni preliminari pel ritiro delle truppe. Le modalità del ritiro si sarebbero dovute discutere a livello di speciali commissioni, in « un prossimo futuro », fanno sapere t cecoslovacchi: ma che senso ha. vien fatto di domandarsi a questo punto, richiamarsi a degli accordt quando a Mosca Svoboda e Dubcek, in realtà, hanno sottoscritto un patto leonino? Sembra improbabile che i dirigenti cèchi possano illudersi di intavolare coi russi un dialogo da pari a pari; se protestano o dicono di farlo, è solo per calmare l'opinione pubblica, paventando scoppi di furor popolare. Qualsiasi atto di ribellione verrebbe subito stroncato dalle armi sovietiche e sarebbe la fine: per il paese, pei suoi dirigenti «vigilati speciali», costretti a vivere e cercar di governare sotto la minaccia dei carri armati. Il Consiglio dei ministri siede in permanenza. Si preparano le prime due leggi straordinarie: ripristino della censura; proibizione di formare nuovi raggruppamenti politici e scioglimento delle associazioni sorte dopo gennaio. A Cierna Dubcek riuscì a salvare la libertà di stampa e di associazione, ora il governo di Praga è costretto a varar decreti liberticidi. La Cecoslovacchia è entrata in un tunnel, né si sa quando e se potrà uscirne, la bella « primavera liberale» è morta. Sotto la pressione dell'opinione pubblica internazionale, della stragrande maggioranza dei.partiti comunisti e, soprattutto, di fronte alla solidarietà unanime del popolo cèco con i suoi dirigenti, il Politburo russo si è visto costretto a liberare Dubcek e i suol compagni, a farli tornare in patria ai propri posti di responsabilità. Sennonché la partita è tuWaltro che chiusa: ogni giorno che passa il disegno di Mosca si appalesa nella sua dura schematicità. Poiché la « normalizzazione » è la pregiudiziale dello sgombero delle truppe, e poiché i cèchi, passata l'ira e lo sgomento, mostrano di aver recuperato sangue freddo e disciplina, altro^non rimane da fare che cercare di provocarli. Né basterà, temiamo, che i cecoslovacchi non raccolgano alcuna provocazione; in questo caso li si accuserà sempre di nuove colpe, di atti controrivoluzionari. Le scritte antisovietiche sono quasi del tutto scomparse, i primi a cancellarle sono stati proprio gli operai della Ckd dove si tenne il 14' Congresso straordinario (clandestino) del partito, di nuove non ne compaiono più, sempre più rari sono i manifesti clandestini; ed ecco i sovietici riprendere gli attacchi contro i novatori. Da ieri, facendo eco alla stampa dei cinque paesi di Varsavia, le radio degli occupanti (sono tre e hanno annunciatori dall'inconfondibile pronuncia russa o tedesca) rovesciano accuse roventi sugli uomini del «nuovo corso», definendoli traditori, servi dell'imperialismoi agenti dello spionaggio americano. Al punto che l'economista Ota Sik. padre della riforma economica (tesa al ripristino della legge di mercato e alla competitività internazionale), il prof. Coldstucker, presidente dell'Associazione scrittori, e il ministro degli Esteri Hayek, tuttora all'estero, si dubita possano tornare in patria, fatti segno come sono ad attacchi di inaudita violenza. Goldstucker, vecchio militante comunista slovacco, israelita, è l'uomo che ha « riabilitato » l'ebreo Kafka: il che rappresenta agli occhi dei sovietici una grave colpa. Assistiamo infatti a un incredibile rigurgito d'an¬ tisemitismo: a Mosca, Kriegel, presidente del Fronte nazionale, è stato definito « esponente del sionismo internazionale »: i russi non volevano ammetterlo al tavolo delle trattative, si deve alla compattezza della delegazione cèca, principalmente a Svoboda, se potè partecipare alla « trattativa », soprattutto se è tornato a casa. Igor Man

Persone citate: Dubcek, Fraga, Hayek, Kafka, Kriegel, Ota Sik, Svoboda